Fidanzamento

Perché vi sposate?

Rosario e Sara

di Lucia Odierna

Per quale ragione ci si sposa? La risposta più gettonata? “Stiamo bene insieme”. Ma questa affermazione nasconde un pericoloso sentimentalismo dell’io.

“Perché vi sposate?”.  Domanda banale, per molte coppie è scontato rispondere! Eppure quando agli incontri di preparazione al matrimonio trovi due tizi come me e mio marito pronti a sparare la più retorica tra le domande da rivolgere ai fidanzati, sei costretto a fare i conti con un’evidenza: non esiste domanda più imbarazzante di questa.

Come per magia ti trovi di fronte volti imbarazzati, occhi smarriti qualcuno che fa spallucce come a dirti, “dai è scontato! Perché ci amiamo!”. La risposta più gettonata? “Perché stiamo bene insieme”. È una delle affermazioni che mi crea più disagio. So bene che una risposta del genere non è espressione di un amore ordinato, che renderà piena la vita, ma anzi è una relazione che corre il rischio di restare imbrigliato nel sentimentalismo dell’io. Mi verrebbe spontaneo chiedere: “Cosa accadrà quando non starai più bene?”. Eppure devo riconoscere, che è anche il riflesso di tutte le buone intenzioni che albergano nel cuore dei fidanzati prossimi al matrimonio. Si arriva al giorno delle nozze animati dalle migliori intenzioni, eppure non basta. Se veramente lo “stare bene insieme” potesse essere il fondamento di un matrimonio felice non esisterebbero più divorzi. 

In casi come questo lascio sempre questa provocazione: “Pensi di poter stare bene tutti i giorni della tua vita?”. L’amore quando non contempla il dono di sé, si riduce ad un compromesso, invece dovrebbe essere un’avventura in cui i protagonisti desiderano ardentemente rendere felice l’altro ogni giorno della propria vita. Qual è la risposta matura? L’ho trovata in questa lettera che mi hanno scritto due giovani prossimi sposi, Sara e Rosario: “Si diventa santi se si accoglie e si riconosce la chiamata di Dio. Ci si sposa per diventarne servi”.

Leggi anche:  “L’amore non è condividere ciò che si ha, ma ciò che si è”

Lo scorso 16 marzo, Sara e Rosario hanno deciso di sposarsi. La proposta è giunta durante un ritiro in preparazione alla Pasqua a Montoro in provincia di Avellino. Si erano conosciuti circa dieci anni prima in quello stesso luogo ed in quello stesso contesto di preghiera. Da allora nessuna occasione aveva permesso loro di approfondire quell’incontro. Le strade erano rimaste divise per molti anni, fin quando una sera di febbraio di due anni fa, dopo un messaggio scherzoso scambiato attraverso i social, si sono ritrovati al “caffè della maturità”. Mi piace chiamarlo così. Quei due adolescenti erano diventati un uomo e una donna con il loro vissuto ed un grande bagaglio di esperienza. Entrambi avevano alle spalle un lungo fidanzamento che aveva dato loro le coordinate della consapevolezza in amore. Cari lettori, cari giovani, l’amore non arriva un bel giorno per caso. L’amore è un dono chiesto, desiderato, inaspettato, ma non inatteso. L’amore che racconta l’eternità è una scelta consapevole. “Ci siamo innamorati perché abbiamo percepito che qualcosa ci legava, che l’uno rispecchiava esattamente ciò che l’altro da tempo desiderava. Abbiamo chiesto a Dio se ci avesse pensati insieme, l’uno per l’altro”. E la loro lettera si conclude: “Siamo fidanzati da soli due anni, ma sentiamo che il Signore ci attende alle nozze. Desideriamo affidare alla Mamma celeste il nostro amore e sotto la sua protezione celebreremo il matrimonio il 7 ottobre dell’anno prossimo con il solo desiderio di voler costruire una solida casa fondata sulla roccia di Dio”.

Il Signore custodisca questo amore nato tra le rose di Maria e vi conduca lungo il sentiero della gioia piena che si esprime principalmente nel dono di sé per la felicità dell’altro.




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