Vita

Dopo l’addio ricevo l’ultima mail e d’improvviso comprendo che non è la fine ma solo l’inizio…

di Paola Bonzi

Quella tra il CAV della Mangiagalli e Punto Famiglia è molto più che un’amicizia. È un’alleanza. Il futuro ci vede ancora impegnati, insieme, per vincere la battaglia della vita con le armi dell’amore e della speranza. Chi lo dice? Paola Bonzi nella sua ultima mail.

Nota della redazione

Quando ricevi una brutta notizia hai bisogno di tempo per rimettere in ordine le idee. Il pensiero si blocca insieme al respiro che sembra esplodere nello stomaco. È stato così per me il giorno in cui ho saputo della nascita al cielo della mia amica Paola Bonzi. Ero in vacanza e per un attimo si è spento tutto, il canto dei grilli, l’eco dei balli di gruppo in lontananza, la luce soffusa della luna d’estate. Ho dovuto prendere tempo per incassare il colpo, mi sono seduta e ho fatto fatica anche a piangere l’amarezza di un momento così triste. Un profondo senso di solitudine mi ha invasa. Mi sono chiesta come avremmo fatto senza di lei? Che cosa ne sarebbe stato del CAV, della nostra amicizia, della comune battaglia a servizio dei bambini non ancora nati? Tornata a casa ho riacceso il pc e ho trovato la mail di Paola datata 31 luglio 2019. L’ultima che mi avrebbe inviato. “Cara Ida – mi scrive – spero che anche questo mio stralcio di CAV ti piaccia. A proposito, ti risulta che questi piccoli articoli siano seguiti e apprezzati? Sarei contenta di averne un riscontro, se possibile. Ti auguro una serena estate con un grande abbraccio. Paola”. È stato per me come rivivere il dolore del momento in cui ho appreso che non c’era più. Ho avuto, per un attimo, l’illusione che fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto. Ho sperato di poter comporre il suo numero di telefono per sentire di nuovo quella voce calda e accogliente che ha incoraggiato tante mamme a non abortire e restituito il senso della vita a quanti l’avevano smarrito. Solo dopo si è aperto uno spiraglio e ho capito che quella mail era la risposta alle mie domande. Quella tra il CAV della Mangiagalli e Punto Famiglia è molto più che un’amicizia. È un’alleanza, come quella di due eserciti schierati sullo stesso fronte. Grazie a questa mail ho capito che il futuro ci vede ancora impegnati, insieme, per vincere la battaglia della vita con le armi dell’amore e della speranza. Ognuno ai propri posti ma uniti in una rete di solidarietà e sostegno reciproco nella consapevolezza che dalla sua dimora eterna, la nostra cara Paola continuerà a pregare per noi. Ecco l’ultimo articolo che Paola Marozzi Bonzi ha inviato alla redazione di Punto Famiglia, dieci giorni prima di cominciare la sua vita nell’eternità. E la risposta alla sua domanda se gli articoli piacciono, è sì Paola. Le tue storie appassionate e sincere, l’amore che in ogni colloquio ti ha fatto accogliere le donne e i loro bambini ci ha lasciato senza parole. Sappiamo che dal cielo continuerai la tua missione. E noi con te. 

Ida Giangrande

 

Giornata particolare oggi al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli! Quasi contemporaneamente, infatti, abbiamo dovuto affrontare storie da brividi. Irma è arrivata con una richiesta impensabile: “Aspetto due gemelli, ma ne voglio solo uno. Vivo una situazione estremamente difficile. Ho trentaquattro anni, l’età giusta per avere un figlio. Uno sì, ma due… non posso, non posso”. Sgomento e sconcerto si intrecciano in un mix esplosivo. Poi, con poca voce e tanta paura, le dico: “Se è per un problema di spazio, come mi ha raccontato, un aiuto economico per trovare una stanza invece che il posto-letto, glielo regaleremo noi. La vita dell’uno è uguale alla vita dell’altro”. Mi guarda: “È vero! Sono entrambi figli”. Ed ecco che la Vita si è trovata spazio ancora una volta!

Subito dopo arriva Rossella: “Sono giunta fino alla soglia della sala operatoria. Vede, ho ancora il foglio per l’IVG in mano. Ero come inchiodata su quell’ingresso. Non ce l’ho fatta a entrare. Questa notte, come tante altre in questi giorni, ho fatto sogni bruttissimi. Eravamo in tante ad aspettare il proprio turno. Quando toccava a me, mi sono voltata lasciandomi alle spalle anche ciò che avevo deciso di fare. Così mi hanno detto di voi. Eccomi qui”. Fa fatica Rossella a parlare è ancora impaurita. “Posso offrirle un caffè e un biscotto?”. Eccola un po’ rianimata; prende colore in viso e vuole raccontare: “Vivo con il mio compagno da dieci anni e abbiamo una bimba di quattro. Aldo ha un contratto a chiamata e penso che lei sappia come vanno queste cose: l’incertezza la fa da padrona. Io ho un piccolo impiego di dodici ore settimanali e non posso rinunciare per nessun motivo a questa entrata. L’altra volta, per la gravidanza della mia bambina, ho continuato a portare delle belle casacche abbondanti sui jeans perché non si accorgessero della mia pancia che cresceva. È un lavoro ‘in nero’ e farebbero presto a lasciarmi a casa”. Si guarda intorno: “Che bello qui! Anche solo l’ambiente è rasserenante! Viene voglia di fermarsi e concedersi una pausa dai problemi”. Immediatamente si fa triste: “Questa parola mi ha fatto tornare alla mente la mia brutta condizione. Come farò?”.

La guardo intensamente e vorrei che il mio sguardo diventasse carezza. “Rossella, lei ha appena detto che da noi ci si sente bene, vero? Forse questo succede perché vogliamo bene alle donne e ai bambini che portano in grembo. Volere bene vuol dire anche fare le cose buone perché si possa affrontare la vita con un po’ di serenità e di speranza. Ci permetterà, allora, di offrirle un modesto aiuto di 200 euro mensili fino al primo compleanno del suo bambino. Ci incontreremo ogni mese e la nostra ginecologa seguirà da vicino la sua gravidanza. Prepareremo per lei le casacche larghe, il corredino e i pannolini per il suo bimbo. E, se le farà piacere, ci sarà una borsa della spesa con alimenti di prima necessità, ad aspettarla ogni settimana”. Ecco un bel pianto liberatorio. Tra le lacrime che hanno il profumo della gratitudine, riesce a dire: “Perché le altre dieci donne che stavano aspettando con me non sono salite? Mi dispiace tanto per loro. Avrebbero trovato il coraggio per andare avanti”.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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