“Primum non nocere”: dov’è finito il caposaldo dell’etica medica di fronte all’aborto?

ecografia

di Filomena Civale, medico

A noi medici bastano solo cinque minuti per ascoltare il battito del cuore di un embrione attraverso l’ecografia. È per questo che gli obiettori di coscienza aumentano: perché noi conosciamo la verità. Dovremmo fondare una rete con lo scopo di informare anche le mamme sulla verità circa l'aborto?

In questi giorni mi sono imbattuta in un video realizzato dall’Associazione IppocrateOrg: un’associazione di medici e operatori sanitari nata in questo tempo di pandemia con lo scopo di rivendicare la neutralità della pratica medica da progetti di salute manipolatori e conflitti d’interesse.

Tra le iniziative, la diffusione di questo video che ha lo scopo di difendere i bambini dalle sperimentazioni riguardanti la vaccinazione anti-Covid19. Ho visto la passione negli occhi dei medici, dei pediatri, che vogliono difendere i più piccoli da quella che può essere una minaccia per la loro vita. Mi sono commossa. Poi mi sono chiesta: “Se davvero a noi medici interessa la vita dei più piccoli, perché non impegnarci allo stesso modo per difendere i piccoli minacciati nel grembo materno?”.

Secondo gli ultimi dati raccolti dal Ministero della Salute, relativi al 2017, il numero dei ginecologi obiettori di coscienza risulta pari al 68,4%. Non posso fare altro che pensare che questo numero sia strettamente correlato alle conoscenze che sempre più vanno approfondendosi in ambito medico. Le tecniche di diagnostica, in modo particolare l’ecografia, ci permettono di vedere con i nostri occhi quel piccolo che si muove e saltella nel grembo della madre già al terzo mese di gravidanza e di ascoltare il suo cuore che batte come un tamburo già all’ottava settimana di gravidanza, grazie all’utilizzo dell’ecocolordoppler. Allora perché questi piccoli non ci interessano? Perché non riusciamo a fondare con lo stesso impegno e la stessa passione una rete che ha lo scopo di informare le mamme sulla verità dell’aborto?

Leggi anche: Rapporto Matić, cos’è e perché dobbiamo temerlo…

Il video inizia così: “Cara mamma, caro papà, se presterai cinque minuti a questo video potrai salvare la vita di tuo figlio, potrai salvarlo dalle terapie sperimentali”. Perché invece questi cinque minuti non vengono dati ad una mamma che ha difficoltà ad accogliere una gravidanza?

Perché non le viene detto da un medico che il figlio che porta in grembo è un individuo unico e irripetibile, con un patrimonio genetico specifico? Perché nessuno le parla dello sviluppo di questo figlio che dopo 21 giorni ha già un cuore pulsante? Quale associazione medica parla loro della sua autonomia biologica e dello sviluppo degli apparati e sistemi che è più precoce di quanto si possa immaginare?

C’è poi un altro aspetto da considerare. Sia l’aborto chirurgico che quello farmacologico comportano dei rischi per la salute delle donne con complicanze mediche organiche ma anche psichiatriche con importanti tassi di incidenza. Al momento del consenso, le donne sono davvero informate dei gravi rischi per la salute fisica e psichica ai quali vanno incontro ricorrendo all’aborto? Purtroppo bisogna riscontrare che spesso questo lavoro non viene fatto.

Insieme agli amici di IppocrateOrg potrei anche io chiamare in causa progetti manipolatori e conflitti d’interesse che hanno portato a sotterrare le coscienze degli operatori sanitari. Il medico da “colui che si prende cura” è diventato schiavo di un sistema che fa del buonismo la scusa per rinnegare verità scientifiche ormai sempre più chiare.

“Primum non nocere”: dov’è finito il caposaldo dell’etica medica? Come mai un medico, ormai da anni, espone ai rischi derivanti da una procedura chirurgica o farmacologica in assenza di una patologia? Basta una legge ad eliminare le conoscenze scientifiche ed il principio di diagnosi e terapia?

Negli ultimi anni l’OMS ha piuttosto introdotto il concetto di Salute Sessuale e Riproduttiva che si esprime quando i cosiddetti “Diritti Sessuali e Riproduttivi” vengono rispettati. Tra tali diritti, come sottolineato nel Rapporto Matić votato dal Parlamento Europeo lo scorso 23 giugno, rientra quello all'”aborto”. Ma, in quanto medico, mi chiedo come può l’aborto rientrare tra i diritti sessuali e riproduttivi della donna? È chiaro che li lede ma soprattutto lede il Diritto alla Vita di ogni individuo (ONU – Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo). Ma forse questa è una battaglia che scomoda troppi interessi e che costa troppo a chi la combatte, e non tutti sono disposti al sacrificio.

Scriveva San Giuseppe Moscati il 17 ottobre 1922, quasi un secolo fa: «Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio». Ci affidiamo alla sua intercessione chiedendo di risvegliare le coscienze di tanti medici, ma in modo particolare di quelli che lavorano nel cuore della sua amata Napoli.




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2 risposte su ““Primum non nocere”: dov’è finito il caposaldo dell’etica medica di fronte all’aborto?”

Grazie per questo articolo. E’ proprio così. La parte politica che si batte senza tregua per l’aborto non conosce la realtà e si avvolge su se stessa. Ora si batte per l’eutanasia legale. Una disperazione che arriva sempre alla morte.

Quanto ci vuole per decidersi a difendere la vita
embrionale? NON doveva neanche entrare in vigore
questa legge assassina!! BASTA con l’omicidio!

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