In Israele via libera alla maternità surrogata

gravidanza

Tutti hanno il diritto di essere genitori, secondo il ministro della salute israeliano, Horowitz. Si riferisce ovviamente anche alle persone transgender e alle coppie omosessuali, e così saluta positivamente la nuova apertura del paese alla maternità surrogata. Ma in questa guerra dei diritti chi pensa a quelli dei bambini?

Non sono particolarmente incoraggianti le notizie che arrivano da Israele. Pare infatti che nel Paese si registri una storica apertura alle adozioni per coppie LGBTI per i single e anche alla maternità surrogata. 

A inizio dicembre era stata approvata la bozza di un disegno di legge per permettere l’adozione non solo alle coppie eterosessuali ma anche alle coppie dello stesso sesso. La bozza era stata approvata dal ministro della Giustizia Avi Nissenkorn e dal ministro del Welfare Itzik Shmuli.

Dal testo sembra essere stata sottratta la dicitura “un uomo e una donna insieme” vincolati dal matrimonio e così, per quanto riguarda le adozioni, c’è stata un’apertura alle coppie gay e ai genitori single, ai quali sarà permesso di adottare.

Ma non è tutto. Nei giorni scorsi è stato compiuto un ennesimo passo verso la maternità surrogata. Le coppie omosessuali israeliane, gli uomini israeliani single e gli individui transgender saranno infatti autorizzati a programmare gravidanze surrogate, come ha annunciato il ministro della salute Nitzan Horowitz.

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Fino ad ora, le gravidanze surrogate erano disponibili in Israele solo alle coppie composte da un uomo e una donna. Entrambi residenti in Israele o a singole donne residenti nel Paese, nei casi in cui la futura madre avesse problemi medici che le impedivano di rimanere incinta o di mantenere una gravidanza.

“Oggi mettiamo fine ad anni di ingiustizia e discriminazione”, ha dichiarato il ministro della salute Horowitz in una conferenza stampa, “daremo anche la parità di accesso alla maternità surrogata in Israele agli uomini single, ai futuri padri, così come alle coppie omosessuali”. Ovviamente quando si parla di mettere fine alle discriminazioni nessuno pensa a quanto sia discriminato un bambino, costretto a nascere e a crescere volontariamente orfano di madre o di padre, costretto a separarsi dalla mamma fin dal momento della nascita. Una cosa abominevole sia che avvenga ad opera di coppie eterosessuali sia che avvenga ad opera di omosessuali. 

“Tutti hanno il diritto di essere genitori. Anche le persone transgender potranno ottenere la maternità surrogata in Israele” continua il ministro. Ma chi pensa al diritto del bambino di avere una mamma e un papà? Chi pensa al diritto di un piccolo essere umano di non essere considerato come una merce di scambio?




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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