Un selfie con Huggy Wuggy? Meglio di no

Un bambino posta la foto di un suo selfie con Huggy Wuggy. Ma chi è questo personaggio? Un peluche horror con denti aguzzi e grosse braccia. Siamo sicuri, cari genitori, che assecondare le mode del momento sia sempre un bene per i nostri figli?

Vedere un bambino con un peluche colorato che lo abbraccia sorridente dovrebbe destare null’altro che gioia e simpatia. I genitori al suo fianco entusiasti e contenti per aver trovato sulla bancarella l’eroe dei video game che tanto piace al proprio figliolo. Purtroppo la realtà oggigiorno non è così facile, così scontata. A farlo notare con un preoccupato post su Facebook, ora oscurato perché segnalato come “notizia falsa sul Covid (sic!)” è stato don Pino Sette, il parroco delle Parrocchie di Gromola e Ponte Barizzo a Capaccio-Paestum: “Ieri sera mi è capitato di vedere un bambino che aveva in mano un peluche, apparentemente normale. Se non per dei denti che in genere è strano vedere in pupazzetti per bambini. Scherzando un po’ col bambino in questione mi ha detto come si chiama il pupazzo: Huggy Wuggy!”.

Ma chi è questo Huggy Wuggy? È una sorta di grosso peluche blu dotato di denti aguzzi e braccia lunghe. I suoi fans non mancano di ammettere che il suo look “di certo lo rende piuttosto spaventoso, soprattutto a un’utenza molto giovane”. Il personaggio è il “cattivo” di Poppy Playtime, un videogioco horror lanciato nell’ottobre 2021 nel quale i giocatori sono impegnati nel risolvere enigmi ed esplorare spazi all’interno di un luogo abbandonato dove, però, si aggira questo strano personaggio, Huggy Wuggy, che inaspettatamente può apparire davanti al giocatore, terrorizzarlo e provocare il game over. 

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Ciascuno di noi è cresciuto certo con la preoccupazione del lupo, della strega o dell’uomo nero, ma di certo non ce lo portavamo in giro sulle T-Shirt o attaccato al collo. Proprio quest’ultimo particolare è quello che rasenta maggiormente il macabro del peluche in questione. Come opportunamente segnalato da don Pino la canzoncina che accompagna il personaggio è quanto mai eloquente:

Mi chiamo Huggy Wuggy (My name’s Huggy Wuggy) 
Corpo sfocato e coccoloso (Body fuzzy and cuddly) 
Non vuoi venire ad abbracciarmi? (Don’t you wanna come and hug me?)
Abbracciami giorno e notte (Hug me day and night)
Mi chiamo Huggy Wuggy (My name’s Huggy Wuggy) 
I denti aguzzi ti lasciano sanguinante (Sharp teeth leave you bloody) 
Non chiamarmi mai brutto (Don’t you ever call me ugly) 
Abbracciami finché non muori (Hug me ’til you die)
So dove ti stai nascondendo (I know where you’re hiding) 
Giù per le prese d’aria stai scivolando (Down the vents you’re sliding) 
Non sai che ti troverò? (Don’t you know that I will find you?)
Ovunque tu vada (Anywhere you go)
Nel buio sto aspettando (In the dark I’m waiting) 
Non c’è via di fuga (There is no escaping) 
Non sai che sono proprio dietro di te? (Don’t you know I’m right behind you?) 
Più vicino di quanto pensi (Closer than you know)
Questa è la mia fabbrica (This is my factory) 
Questa è casa mia (This is my home) 
Dieci lunghi anni ho camminato per questi corridoi (Ten long years I’ve walked these halls) 
Aspettando tutto solo (Waiting all alone) 
Allora non verrai a giocare con me? (So won’t you come and play with me?)
Rimani un po’ (Stay a little while) 
Prometto che non morderò così forte (Promise I won’t bite that hard)
Credi solo al mio sorriso (Just believe my smile)
Mi chiamo Huggy Wuggy (My name’s Huggy Wuggy)
Felice che tu sia venuto a Playtime (Happy you came to Playtime) 
Rimani finché la notte non diventa giorno (Stay until the night turns daytime)
Gioca tutta la notte (Play all through the night)
Mi chiamo Huggy Wuggy (My Name’s Huggy Wuggy)
Anche se non ho fame (Though I don’t get hungry) 
Voglio ancora assaporarti (I still want to taste you) 
Solo un piccolo morso (Just a tiny bite)
Questa è la mia fabbrica (This is my factory) 
Questa è la mia casa (This my home) 
Per dieci lunghi anni ho camminato per questi corridoi (Ten long year’s I’ve walked these halls) 
Aspettando tutto solo (Waiting all alone) 
Allora non verrai a giocare con me? (So won’t you come and play with me?)
Rimani un po’ (Stay a little while) 
Prometto che non morderò così forte (Promise I won’t bite that hard) 
Credi solo al mio sorriso (Just believe my smile)
Mi chiamo Huggy Wuggy (My name’s Huggy Wuggy)
Corpo sfocato e coccoloso (Body fuzzy and cuddly) 
Non vuoi venire ad abbracciarmi? (Don’t you wanna come and hug me?) 
Abbracciami finché non muori (Hug me ’til you died)

Siamo sicuri, cari genitori, che assecondare le mode del momento sia sempre un bene per i nostri figli? È questo il modo corretto di addomesticare la paura, di coscientizzare sul senso del bene e del male, sul senso del pericolo? Il confine sottile tra il lupo delle fiabe e gli Huggy Wuggy di turno è proprio qui: la mitizzazione del male, la relativizzazione dei ruoli. Basti pensare alla saga di Maleficent o Once Upon a Time, film e serie che riscrivono i termini delle fiabe più note. È solo “creatività artistica” o i pericoli di questo approccio possono essere forieri di una fluidità che è diventata il mantra dei nostri tempi? Basti pensare che Huggy Wuggy è diventato protagonista anche delle storie di Sofì e Luì, i protagonisti del fenomeno adolescenziale “Me contro Te”… A ben guardare la situazione è molto più complessa di quello che si vuol credere, di certo un selfie con Huggy Wuggy sconsiglierei dal farlo ma la normalizzazione del male è un fenomeno ancor più grave alla quale ci stiamo sempre più assuefacendo. 
Lanciare l’allarme non è mai sbagliato, grazie don Pino per averlo fatto. A noi tutti il compito di osservare, denunciare e accompagnare per fornire chiavi di lettura alternative a quelle imposte dal mainstream.




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Vito Rizzo

Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”.


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