La sacralità del matrimonio

Cinque giorni di matrimonio: il prezzo della felicità

Foto: https://www.facebook.com/ASSTGrandeOspedaleMetropolitanoNiguarda/

Spesso si pensa al matrimonio come ad un semplice “pezzo di carta”. Eppure, c’è chi, proprio nei momenti più difficili, vede quel “sì” come un passo fondamentale, non procrastinabile. Irrinunciabile. Come se di colpo una promessa d’amore che profuma d’eterno potesse sconfiggere il buio e l’insensatezza della morte. La vita – minacciata, dalla malattia, dalla guerra – che si impone sul male. Così è stato anche per i due sposi di cui voglio raccontarvi oggi…

A volte le immagini arrivano al cuore prima delle parole e ci comunicano molto di più di qualsiasi discorso. Qualche giorno fa, per caso, mi è capitata sotto agli occhi la foto di una donna vestita di bianco, distesa su un letto, posto in un giardino. Accanto a lei c’era un uomo in abiti eleganti e altre persone vestite bene. Catturata e incuriosita dall’immagine ho poi letto il titolo dell’articolo pubblicato online su La Stampa. Recitava così: “Laura sposa il suo Andrea cinque giorni prima di morire”. Cliccando sul link ho quindi scoperto che quel giardino era il cortile dell’Ospedale Niguarda di Milano, dove Laura, trentasei anni, affetta da un brutto male, era ricoverata da settimane. La storia è quella di un uomo e una donna che hanno deciso di sposarsi, benché – o meglio, a maggior ragione perché – lei fosse malata e non avesse più neppure le forze per stare in piedi.

Un matrimonio in un ospedale

Lo staff dell’ospedale ha dedicato alla vicenda questo pensiero: “Ancora una volta la cura prestata alle persone – pazienti e familiari – affidate al nostro Hospice “Il Tulipano”, ci ha portato a celebrare l’amore, in questo caso quello tra Laura ed Andrea che hanno scelto di unirsi in matrimonio”.

A raccontare in modo dettagliato gli attimi della cerimonia, avvenuta il 13 aprile, è stato però poi proprio il marito della donna, Andrea, trentaseienne romano e giornalista professionista: “Abbiamo portato il letto fuori dalla sua stanza e ad accompagnarla c’era suo padre Mario. Laura aveva una corona di fiori tra i capelli, il regalo di un’amica che le ha fatto da testimone insieme alla sorella. Ma soprattutto sotto al vestito chiaro aveva le sue sneaker da matrimonio. Scarpe sportive, coloratissime. Ecco, quella era lei: esuberante, fantasiosa, piena di vita”. “La mia vita è sempre stata un’altalena. – ha detto Laura quel giorno – Con te, Andrea, ho scoperto il senso di appartenenza e non ho mai desiderato altro”.

“La vita che si capisce solo a due passi dalla morte”

Cinque giorni dopo le nozze, la donna è venuta a mancare, ma ha lasciato il suo Andrea con una fede al dito, simbolo di quell’appartenenza sentita e vissuta. Andrea ha salutato la sua Laura dicendole: “Te ne sei andata nei minuti di recupero di Napoli-Roma, il giorno in cui Mourinho ha reso omaggio a Maradona. Siamo sempre stati dei tipi da derby del sole, peccato che avevamo gli occhi troppo belli, eravamo indietro ma forse anche avanti anni luce per le rispettive tifoserie”. Poi, ricordando il giorno delle nozze, ha scritto: “Al matrimonio tu eri raggiante e piena di vita (…) Il matrimonio era come lo sognavo io, avrei solo invitato un migliaio di persone in più, piazzato un barbecue nel giardino e una spillatrice per la birra. È stata la nostra festa in quel gazebo, la festa della vita che si capisce solo a due passi dalla morte. Io ho letto un discorso pieno di parole come questa cosa che sto scrivendo. Tu ne hai scritte poche, ma tutte essenziali. Hai sempre saputo cosa volevi dire prima di scriverlo, il mio problema è che lo capisco dopo, ci arrivo sempre eh, ma sono un passo indietro. Qualcuno dice che la sofferenza santifica, a te invece ha dato un super potere: la sensibilità. La capacità di capire le cose, le persone, di coglierle nella loro semplicità e verità. Ci siamo arrivati per vie traverse, ma alla fine abbiamo detto la stessa cosa: ci apparteniamo da sempre e ci apparterremo per sempre. Neanche la morte ci potrà togliere questo. Alla fine, sei riuscita a farmi scrivere su Facebook. Resterà una felice eccezione. Non smetterò mai di cercarti, ovunque tu sia”.

L’amore ha diritto alla sua sacralità

Guardando la foto di Laura, distesa sul letto, accanto al suo Andrea che le tiene la mano, e leggendo le loro dichiarazioni, ho pensato che tutti vorremmo essere amati così. Nella nostra fragilità. Fino alla fine. Tutti desideriamo qualcuno che ci stia accanto senza “se”, senza “ma”, senza “forse”. E il matrimonio è questo. Ma perché dirselo? Perché scambiarsi quelle promesse, se tanto “lo sappiamo che ci vogliamo bene”? La fatica di spostare quel letto nel giardino di un ospedale ci suggerisce che l’amore sponsale ha diritto alla sua sacralità, alla sua celebrazione e che quel sì vale davvero la pena dirselo, forte e chiaro, condividendo un impegno grande come il mondo con le persone che ci vogliono bene. Andrea e Laura avevano messo in conto di sposarsi, “ma è una di quelle cose che rimandi pensando di avere tutto il tempo”. Poi, Laura si è ammalata. E Andrea racconta: “Quando i medici ci hanno detto che c’era questa possibilità, ho avuto un unico dubbio, che Laura non riuscisse a sostenere le emozioni. Ma alla fine era felicissima”. È la gioia che viene dal sapere che qualcuno ci sceglie per la vita, che sia per cinquant’anni o per cinque giorni.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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