Cinema ed educazione

“Occhio al film”: perché si può educare o diseducare con il cinema e le serie tv

Abbiamo intervistato Franco Olearo e Cecilia Galatolo, autori del libro “Occhio al film. Cinema e serie TV per educare”. Un saggio che si distingue dalla classica collezione di recensioni… Per loro il cinema è un potente strumento educativo. Vediamo cosa hanno da dirci.

Autore: Punto Famiglia

Il sottotitolo del vostro libro recita: “Cinema e serie TV per educare”. In che modo quindi si distingue il vostro saggio dalla classica collezione di recensioni dei film dell’ultimo o degli ultimi anni? 

Certamente si va al cinema o si guarda un film o un serial TV perché siamo attirati da quell’oretta di intrattenimento che quell’opera mediale ci può offrire, secondo i nostri gusti (può trattarsi di un giallo, di una storia romantica o di fantascienza). In questa prospettiva sono tanti gli strumenti a disposizione (via carta stampata, via Internet) per capire se quel certo lavoro è realizzato bene, se ci può interessare oppure no.

Noi ci siamo mossi secondo una prospettiva radicalmente diversa. Ci siamo posti la domanda se queste opere che ci vengono al giorno d’oggi offerte in abbondanza attraverso i più svariati canali di comunicazione, possano risultare utili per una delle più nobili attività dell’uomo: quella educativa. La nostra risposta a questa domanda è stata positiva.

Educare un giovane vuol dire prepararlo a sviluppare la sua personalità in modo libero e responsabile. Un impegno che comporta poca teoria ma molta prassi, quindi occorrono soprattutto dei buoni esempi che possono venire da genitori, educatori, sacerdoti, catechisti. Ma anche il racconto non è altro che la risoluzione di un problema etico, di un dubbio morale che il protagonista deve affrontare e nel quale il giovane spettatore si può rispecchiare. Se è vero che ognuno di noi ha una propria filosofia di vita, un atteggiamento verso sé stesso, verso gli altri e il mondo, anche le opere mediali trasmettono un loro messaggio che rivela una determinata filosofia di vita che l’autore ha voluto imprimere nell’opera e che si concretizza nel modo in cui il protagonista, reagisce a ciò che gli sta accadendo.

Qual è il film ideale? Non possiamo non far riferimento a Pio XII quando dichiarava nel 1955: “chiameremo ideale solamente quel film, che non soltanto non offende quanto abbiamo testé descritto, …ma che rafforza ed eleva l’uomo nella coscienza della sua dignità; che gli fa maggiormente conoscere ed amare l’alto grado in cui nella sua natura fu posto dal Creatore”

Anche Papa Francesco, in Amoris Laetitia (n. 260) ha ribadito l’importanza dei media ai fini educativi ma anche della necessità di un certo controllo.

La seconda parte del libro è di fatto una lista di film o serial TV che abbiamo considerato particolarmente validi per affrontare con atteggiamento costruttivo, tematiche molto attuali come l’amore, la famiglia, l’adolescenza, l’inizio e il fine vita e tante altre.

Il titolo del libro è Occhio al film: cosa vuol dire? “Occhio a” sottintende prudenza, attenzione.  Bisogna quindi stare attenti perché qualche film o serial televisivo potrebbe nascondere qualche pericolo?

Sappiamo bene che oggi l’offerta di opere mediali è sovrabbondate e facilmente raggiungibile; c’è stata l’esplosione delle piattaforme in streaming e oggi la fruizione può essere fatta tranquillamente anche dal proprio cellulare. Queste opere coinvolgono, trasmettono emozioni e nel caso di serial televisivi, si finisce per seguire i comportamenti del protagonista anche per molti anni, diventando di fatto un riferimento sicuramente virtuale ma sempre significativo, nei confronti del ragazzo o della ragazza che lo sta guardando. Il già citato Pio XII nel suo famoso intervento del 1955 ai rappresentanti dell’industria cinematografica italiana definiva il film come “un veicolo così lesto ad arrecare il bene, ma anche a diffondere il male”.

Questo potere di influenzare le nostre coscienze attraverso i media, nel bene come nel male, non è certo sfuggito ai grandi produttori e distributori mediali… Sanno bene che se riescono a trasmettere, in modo progressivo, opera dopo opera, le idee in cui credono, saranno in grado alla fine di modificare il buon senso comune. Noi abbiamo speso molte pagine su questo argomento. 

Come mai questo saggio porta una doppia firma?

Giudicare film o serial Tv nella prospettiva del loro valore educativo, costituisce una responsabilità elevata. Non si tratta di giudicare un’opera per sé stessi, secondo la propria coscienza ma sforzarsi di comprendere cosa è meglio a beneficio di altri. Per questo motivo ci siamo coalizzati; un nonno e una madre, una donna giovane e un uomo meno giovane, accomunati dalla passione per l’educazione dei suoi nipoti il primo dei suoi figli la seconda. 

Dove ritenete, a vostro giudizio, che il vostro saggio possa venir impiegato nel modo migliore?

Ovviamente chiunque sia interessato ai film e ai serial TV potrà, speriamo, leggere con profitto il nostro saggio ma volendo essere più specifici, possiamo immaginarci una parrocchia, un centro culturale, un incontro fra ragazzi o fra genitori dove venga posto all’attenzione dei partecipanti un tema specifico che può loro interessare (sulla famiglia, sulla scuola, sull’adolescenza,..). In queste situazioni speriamo che il nostro saggio possa esser utile proprio per scegliere quei film che risultino pertinenti per quel tema scelto.

Dare un giudizio globale sul valore educativo di un’opera è obiettivamente complesso: non correte il rischio di esser stati a volte troppo severi e di aver buttato il bambino assieme all’acqua sporca?

Sicuramente ci sono delle opere che presentano dei chiaroscuri: per questo abbiamo sempre cercato di scrivere commenti completi e articolati, per cercare di mettere in evidenza le diverse impostazioni presenti nell’opera. Però bisogna sottolineare una cosa: un’opera è qualcosa di compiuto, di definitivo, non è una persona. Sappiamo che se una persona ha sbagliato, ha compiuto un’azione scorretta, può sempre correggersi. Non così per un’opera mediale. Un film, un serial Tv è chiuso in sé stesso, non si evolve e va giudicato serenamente per quel che si vede e quel che si sente. Pertanto, si può dare un giudizio sereno e obiettivo sull’opera, senza che questo comporti in alcun modo esprimere un giudizio sull’autore.

In riferimento ai ragazzi esiste già un giudizio della Commissione di Revisione Cinematografica che filtra i film che vengono considerati non idonei ai minori. Messi quindi al sicuro i ragazzi, che bisogno c’è di esprimere altri giudizi etici?

La risposta è: solo parzialmente. Un film viene vietato ai minori di 10-14 anni (in funzione delle leggi dei vari Paesi) non perché necessariamente sia moralmente negativo, ma perché ci sono immagini troppo spaventose o troppo cruente è non perché necessariamente sia moralmente negativo.

Bisogna anche non considerare l’importanza di una educazione permanente: proprio chi è maggiorenne, si trova a sostenere dilemmi etici particolarmente divisivi (aborto? Eutanasia?) ed è quindi bene proporre opere che affrontino queste tematiche alla luce della legge naturale e con una sensibilità cristiana.

Molti ritengono che i film abbiano il compito di stimolare, mettere in evidenza problematiche attuali ma non di proporre soluzioni. L’opera mediale è in qualche modo “neutra” e ciò che ha valore è la conclusione etica a cui perviene lo spettatore…

Ciò è sicuramente vero ed è bene che ci vengano presentate opere che ci stimolano a riflettere: molti film hanno un obiettivo di denuncia, di messa in luce su tristi avvenimenti realmente accaduti per non farcelo dimenticare o che potrebbero accadere se continuassimo a comportarci in questo modo. Sono lavori che noi abbiamo qualificato come interessanti perché denunciano una situazione senza necessariamente proporre una soluzione. Occorre però, in questi casi, applicare un buon discernimento. Consideriamo ad esempio il caso del film La scuola cattolica (2021) che ha riportato sugli schermi il dramma del delitto al Circeo. Il film è carico di visioni prolungate e insistite di queste ragazze sottoposte a ogni forma di sevizie. C’è il sospetto di un compiacimento nei confronti di immagini violente e il film manca di creare quel distacco dagli avvenimenti che consenta allo spettatore di riflettere con serenità su cosa è successo e su come contribuire affinché non accadano più fatti simili.

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