Castità

“Mi hanno derisa perché parlavo di castità: come mai la purezza dà fastidio?”

coppia

La castità è una cosa solo per credenti? Se sono ateo non posso rispettare il mio corpo? Cosa significa essere puri? Perché quando parliamo di castità spesso veniamo derisi? Ecco alcune domande cui ho cercato di dare risposta durante una diretta dal titolo “Casti e felici” e che ora vorrei condividere con voi… 

Qualche giorno fa sono stata chiamata ad intervenire durante una diretta organizzata dall’Associazione Newman dal titolo “Casti e felici” durante il quale sono anche stata offesa (come vi dirò).

La castità è un tema a me molto caro eppure, me ne rendo conto, è un argomento che non si esaurisce mai: c’è sempre qualcosa da scoprire, da approfondire… obiezioni nuove a cui rispondere, alle quali magari non si era pensato.

Vorrei riportarvi alcuni spunti di riflessione, nati proprio grazie all’incontro di quella sera.

  1. La castità è solo per i credenti?

La donna che mi intervistava aveva a cuore che agli ascoltatori arrivasse questo: la purezza, l’esigenza di far maturare l’amore, la pazienza di scoprirsi piano piano non sono esigenze solo di una persona credente e di una coppia cristiana. 

In effetti, un corpo sessuato ce lo abbiamo tutti, così come tutti, nel profondo del cuore, abbiamo il desiderio di essere amati sul serio. 

Se è vero che “i puri di cuore vedono Dio” e che la grazia di Cristo è un aiuto non indifferente per preservare o recuperare la purezza (come testimonia Ania, fondatrice di Cuori Puri) è anche vero che, pur non essendo credenti, possiamo percepire la bellezza di custodire il nostro corpo e la gioia di fare un dono vero e autentico di noi stessi a qualcun altro.

  1. Come si fa a non idolatrare l’altro? Se sono ateo, sono condannato ad assolutizzare la persona che mi sta accanto?

Nel libro Genitori sta a noi. 10 passi per vivere meglio in famiglia (Mimep Docete, 2022) ho cercato di argomentare, commentando il primo comandamento dall’ottica di una madre, che spesso, quando non abbiamo un Dio da venerare e da amare, finiamo per idolatrare non solo le cose (case, auto, orologi, soldi), ma anche le persone. 

Una figlia, un figlio, un marito o una moglie possono diventare idoli. Non significa necessariamente che non vediamo i difetti o che siamo morbosi con loro: significa piuttosto che riponiamo in essi tutte le nostre attese di felicità. 

Leggi anche: Le 50 sfumature? Sì ma della castità… (puntofamiglia.net)

Mi sposo per essere felice. E allora, appena l’altro mi delude, ecco che non vedo più il senso del mio matrimonio. Ma se siamo credenti, dobbiamo riconoscere che la fonte primaria della felicità è Dio. È Dio il mio tutto, è Dio che mi spinge a donarmi al coniuge (prima ancora di aspettare che lui lo faccia con me), è Dio che mi permette di “sopportare” e perdonare quando l’altro non è proprio come vorrei… è Dio che mi mostra come si fa ad “amare per primi”.

E se sono ateo? Sono condannato a vivere nell’idolatria?

Ho un’amica che non è cristiana, viene da una famiglia di un’altra religione ma lei ora si dichiara atea (o meglio agnostica: “qualcosa potrebbe anche esserci”), ma è coerente – pur coi suoi limiti, come tutti – nella ricerca del bene e della verità. Il Bene, con la “B” maiuscola e la Verità, con la “V” maiuscola, sono il suo motore. L’amore è il suo dio: questo la porta ad avere equilibrio in famiglia. Non sapendolo, è più vicina a Dio quanto pensa, perché Dio è Amore.

  1.   Come rispondere a chi ci prende in giro?

Finita la diretta, la presentatrice mi ha mandato – un po’ sconcertata, un po’ divertita – lo screen con tutti i messaggi offensivi che ci erano stati rivolti. “Castità? Nel 2022 devo sentire ancora queste cafonate?”, uno dei commenti.

Non è la prima volta che vengo attaccata perché difendo la purezza. Sono stata più volte derisa, sbeffeggiata, anche sul personale. 

La persecuzione, seppur verbale e non quindi realmente pericolosa per la mia vita, è per me un segno: che al diavolo dà fastidio quando parliamo di queste cose. E la prova, se ce ne fosse stato bisogno, che dobbiamo insistere, continuare. Oggi l’annuncio del Vangelo passa necessariamente attraverso l’annuncio di una sessualità pulita.

E poi, da duemila anni a questa parte, non c’è libertà più grande di questa: essere “lieti” di ricevere insulti perché si sta facendo qualcosa di buono per Gesù.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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