La reciprocità nell’amore di coppia: perché non cedere allo spirito da crocerossina?

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Foto: Antonio Guillem / Shutterstock.com

Il Natale ci fa riflettere sulla dimensione del dono. Ma nel matrimonio come si realizza? Ci si dona all’altro in modo gratuito, però una relazione funziona solo se entrambi lo fanno. Se una persona si spende al cento per cento, mentre l’altra si fa solo servire come un re, questo non è amore sponsale…

Il Natale ci fa riflettere sulla dimensione del dono. Pensiamo a Gesù che nasce senza pretendere nulla, proprio come dono d’amore del Padre. Riscopriamo i valori della solidarietà e della gratuità. Ci scambiamo doni tra di noi, il che dovrebbe essere segno di amore e di stima.

Chiaramente le pubblicità ci marciano, il mercato non ha un reale interesse che ci dimostriamo amore. Eppure, al di là degli interessi economici delle aziende, possiamo essere in grado di farci dei regali col cuore.

I doni più graditi, se ci pensiamo bene, non sono quelli più costosi, ma quelli in cui capiamo che l’altro ci conosce davvero e ha pensato proprio a noi. Come quando ricevi quel libro che aspettavi da tempo, o quel fiore che “solo lui sa che è il mio preferito”. 

I regali più belli, poi, sono quelli disinteressati, senza secondi fini.

Un’amica ha scritto su un gruppo WhatsApp di cui faccio parte che aveva un dono per ciascuno di noi e voleva incontrarci per darcelo. Un’altra ragazza le ha detto: “Io purtroppo sono al verde, quest’anno non sono riuscita a fare il regalo agli amici. Il mio ultimo stipendio è finito dritto nelle tasse universitarie”.

Le ha risposto: “Non ho fatto un regalo per riceverne un altro in cambio: ci tengo a dartelo ugualmente!”

Questo è un vero regalo: si pensa all’altro e non si pretende nulla.

Tante volte abbiamo parlato della castità come di quella virtù che permette di vivere la relazione con gli altri nella dimensione del dono, che si stia soli o in coppia. 

Nel fidanzamento, la castità ci permette di vedere l’altro nella sua interezza, per quello che è, non per quello che ci dà. Ci permette di conoscerlo senza essere offuscati dalla gratificazione del piacere sessuale. E, se il rapporto è maturo, nel matrimonio arriviamo a unirci con l’altro perché ne scorgiamo una bellezza unica in tutto il creato, da custodire e valorizzare. Se siamo cristiani, col matrimonio scegliamo addirittura di diventare la manifestazione tangibile dell’amore che Dio nutre per l’altro.

Ovviamente, però, in una relazione a due tutto deve essere reciproco. Ovvero, si dona all’altro in modo gratuito – l’amore è sempre gratuito! – ma un matrimonio funziona solo se entrambi lo fanno. 

Se una persona si spende al cento per cento, mentre l’altra si fa solo servire come un re… questo non è amore sponsale.

Leggi anche: “La strada per il Paradiso ha il nome di tua moglie o tuo marito” 

Non è possibile dare all’altro a senso unico: sarebbe volontariato, opera di carità. È una forma di amore, quando lo si fa in un centro di aiuto per i bisognosi, ma non è amore sponsale. 

L’amore sponsale è comunione. E la comunione si genera quando l’amore circola. Se ristagna o è a senso unico, il matrimonio crolla. 

Lo scopo del matrimonio non è solo dare, ma diventare sempre più “uno”, pur restando due identità ben distinte. L’amore tra i coniugi illumina un aspetto dell’amore divino che è quello dell’alleanza, della fedeltà, dell’impegno per una missione condivisa. Nel matrimonio io mi dono, ma l’altro mi accoglie e si dona a sua volta. Altrimenti non c’è matrimonio.

Pensiamo alla storia della salvezza. San Paolo paragona l’amore tra Cristo e la Chiesa proprio all’amore tra un marito e una moglie. 

Gesù fa la sua parte, si dona all’umanità nel suo corpo e nel suo sangue; l’uomo fa la sua parte, accogliendo questo dono e portando l’amore e il messaggio di Cristo nel mondo.

In un certo senso, pur nella nostra povertà e nella scarsa capacità di ricambiare, l’amore tra l’uomo e Dio diventa reciproco, diventa alleanza, come in un matrimonio. 

Se questo è il matrimonio, non possiamo sposare un uomo o una donna che non vogliono la fedeltà, che non hanno intenzione di formare un’alleanza, che rifuggono la reciprocità.

Il dono più alto e più grande che possiamo fare è quello di tutti noi stessi, della nostra vita! E nel matrimonio non è egoismo aspettarsi di essere accolti come dei regali unici e irripetibili, come qualcuno con cui fare cose grandi, non con cui sopravvivere alla noia

Certo, a volte la miccia si spegne. A volte si fatica a donare sé stessi. Si può essere in un periodo difficile. E allora può succedere che uno dei due sia chiamato, per un certo periodo, a portare avanti da solo (o meglio, con Gesù) la relazione. Ma la meta è sempre ritrovare la comunione.Il mio augurio, in queste feste, è che possiate stare davvero in un rapporto alla pari!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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