UDIENZA DEL PAPA

Quando manca la gioia, il Vangelo “non passa”: parola di papa Francesco

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

Papa Francesco all’Udienza: “Un cristiano triste può parlare di cose bellissime ma è tutto vano se l’annuncio che trasmette non è lieto”. E poi spiega: “Chi annuncia Dio non può fare proselitismo, non può far pressione sugli altri, ma alleggerirli: non imporre pesi, ma sollevare da essi; portare pace, non sensi di colpa”.

“Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere”: queste le parole con cui oggi, 25 gennaio, papa Francesco ha iniziato la sua abituale catechesi del mercoledì mattina, durante l’udienza generale. 

Il santo padre ha proseguito il suo discorso sullo zelo apostolico e ha indicato Gesù quale maestro nell’annuncio. Cosa vuol dire dare testimonianza? Francesco offre questo spunto: “Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo”.

Al contrario, ne è convinto il papa: “quando manca la gioia, il Vangelo non passa, perché esso – lo dice la parola stessa – è buon annuncio, annuncio di gioia”. 

“Un cristiano triste – afferma poi – può parlare di cose bellissime ma è tutto vano se l’annuncio che trasmette non è lieto. Diceva un pensatore: un cristiano triste è un triste cristiano”.

Ancora una volta il santo Padre insiste sulla differenza tra apostolato autentico e proselitismo. “Chi annuncia Dio non può fare proselitismo, – scandisce Francesco – non può far pressione sugli altri, ma alleggerirli: non imporre pesi, ma sollevare da essi; portare pace, non sensi di colpa”.

Poi continua: “Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, comporta dei sacrifici: d’altronde, se ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino”. 

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Poi offre un esempio, per far comprendere meglio il concetto che gli sta a cuore: “Ci sarà capitato di raccontare a qualcuno un bel viaggio che abbiamo fatto: avremo parlato della bellezza dei luoghi, di quanto visto e vissuto, non del tempo per arrivarci e delle code in aeroporto! Così ogni annuncio degno del Redentore deve comunicare liberazione. Quella di Gesù”.

Sono temi cruciali, questi, per il pontefice, che afferma: “La vita dipende dall’amore, dall’amore del Padre, che si prende cura di noi, suoi figli amati. Che bello condividere con gli altri questa luce!”

Poi domanda ai presenti e, di rimando, a ognuno di noi: “Avete pensato voi che la vita di ognuno di noi, la tua vita, la nostra vita, è un gesto di amore, è un invito all’amore? Questo è meraviglioso. Tante volte dimentichiamo questo davanti alle difficoltà, alle brutte notizie, anche davanti alla mondanità, al modo di vivere mondano”. 

Poi afferma: “Gesù dice di essere venuto a portare ai ciechi la vista”. E, anche in questo appuntamento, non poteva mancare un riferimento chiaro alla Parola di Dio: “Colpisce che in tutta la Bibbia, prima di Cristo, non compaia mai la guarigione di un cieco. Era infatti un segno promesso che sarebbe giunto con il Messia. Ma qui non si tratta solo della vista fisica, bensì di una luce che fa vedere la vita in modo nuovo”. “C’è un venire alla luce, una rinascita che avviene solo con Gesù”, 

A questo punto Francesco spiega: “Se ci pensiamo, così è iniziata per noi la vita cristiana: con il battesimo, che anticamente era chiamato proprio illuminazione. E quale luce ci dona Gesù? Ci porta la luce della figliolanza: lui è il Figlio amato del Padre, vivente per sempre; con lui anche noi siamo figli di Dio amati per sempre, nonostante i nostri sbagli e difetti”. 




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