UDIENZA DEL PAPA

Papa Francesco, nel Mercoledì delle Ceneri: “La chiesa non è un parlamento”

Papa Francesco

(Foto: neneo / Shutterstock, Inc.)

Durante l’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri, il papa ha proseguito la sua catechesi sul tema “La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente”, concentrandosi, stavolta, sul ruolo dello lo Spirito Santo. “La Chiesa non è un parlamento”, ha detto. Poi ha invitato a invocare di più lo Spirito Santo.

Per iniziare la sua catechesi, nella mattina di mercoledì 22 febbraio, papa Francesco ha ripreso le parole di Gesù: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19), sottolineando che questo comando invita “non a indottrinare, non a fare proseliti, no, ma a fare discepoli, cioè a dare ad ognuno la possibilità di entrare in contatto con Gesù, di conoscerlo e amarlo liberamente”. 

Si tratta di un compito grande che, però, gli apostoli non possono svolgere da soli. Essi, infatti, “restano chiusi nel Cenacolo per timore, finché giunge il giorno di Pentecoste e scende su di loro lo Spirito Santo (cfr At 2,1-13). E in quel momento se ne va il timore e con la sua forza quei pescatori, per lo più illetterati, cambieranno il mondo”. 

Gli apostoli non erano abili nel parlare, ma “è parola dello Spirito, la forza dello Spirito che li porta avanti per cambiare il mondo. L’annuncio del Vangelo, dunque, si realizza solo nella forza dello Spirito, che precede i missionari e prepara i cuori: è Lui il motore dell’evangelizzazione”.

A questo punto il papa ci richiama agli Atti degli Apostoli, dove “ad ogni pagina si vede che il protagonista dell’annuncio non è Pietro, Paolo, Stefano o Filippo, ma è lo Spirito Santo. Sempre negli Atti si racconta un momento nevralgico degli inizi della Chiesa, che può dire molto anche a noi”.

Certamente i primi apostoli hanno trovato delle difficoltà, hanno dovuto anche affrontare delle prove: “Allora, come oggi, insieme a consolazioni non mancavano tribolazioni – momenti belli e momenti non tanto belli -, le gioie si accompagnavano alle preoccupazioni, ambedue le cose”. 

Il papa racconta di alcune problematiche trovate dagli apostoli nei primi tempi della missione: come comportarsi con i pagani che venivano alla fede, con quanti non appartenevano al popolo ebraico, per esempio. Erano tenuti o no a osservare le prescrizioni della Legge mosaica? 

“Non era una questione da poco per quella gente. – sottolinea Francesco – Si formano così due gruppi, tra chi riteneva l’osservanza della Legge irrinunciabile e chi no. Per discernere, gli Apostoli si riuniscono, in quello che viene chiamato il concilio di Gerusalemme, il primo della storia”. 

Leggi anche: Quando manca la gioia, il Vangelo “non passa”: parola di papa Francesco (puntofamiglia.net)

Come sciogliere il dilemma? “Si sarebbe potuto cercare un buon compromesso tra tradizione e innovazione: – spiega il papa – alcune norme si osservano, e altre si tralasciano. Eppure, gli Apostoli non seguono questa sapienza umana per cercare un equilibrio diplomatico fra una e l’altra, non seguono questo, ma si adeguano all’opera dello Spirito, che li aveva anticipati, discendendo sui pagani come su di loro. E dunque, togliendo quasi ogni obbligo legato alla Legge, comunicano le decisioni finali, prese e scrivono così: ‘dallo Spirito Santo e da noi’ (cfr At 15,28)”.

“Così agiscono sempre gli Apostoli. Insieme, senza dividersi, nonostante avessero sensibilità e pareri diversi, si pongono in ascolto dello Spirito. Ed Egli insegna una cosa, valida anche oggi: ogni tradizione religiosa è utile se agevola l’incontro con Gesù”. 

A questo punto il papa offre una riflessione valida anche nei nostri tempi: “Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, ogni uso, ogni struttura, ogni tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo”. 

Anche nella Chiesa di oggi, infatti, per il papa si trovano divisioni ideologiche: “Io sono conservatore perché… io sono progressista perché…”. Ma se parliamo così, dov’è il posto per lo Spirito Santo? 

“State attenti che il Vangelo non è un’idea, il Vangelo non è una ideologia: il Vangelo è un annuncio che tocca il cuore e ti fa cambiare il cuore, ma se tu ti rifugi in un’idea, in un’ideologia sia di destra sia di sinistra sia di centro, tu stai facendo del Vangelo un partito politico, una ideologia, un club di gente”. 

Ne è convinto il Santo Padre: “Lo Spirito fa luce sul cammino della Chiesa, sempre. Egli non è infatti solo la luce dei cuori, è la luce che orienta la Chiesa: fa chiarezza, aiuta a distinguere, aiuta a discernere. Per questo occorre invocarlo spesso; facciamolo anche oggi, all’inizio della Quaresima”.

“La Chiesa, se non lo prega e non lo invoca, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne. È molto triste vedere la Chiesa come se fosse un parlamento; no, la Chiesa è un’altra cosa. La Chiesa è la comunità di uomini e donne che credono e annunciano Gesù Cristo ma mossi dallo Spirito Santo, non dalle proprie ragioni”. 




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