Chiesa e sessualità: si vuole escludere qualcuno dalla felicità?

coppia

Quando la Chiesa parla di castità vuole escludere le persone dalla felicità? Vuole impedire alle persone di amarsi, o le invita a purificare quell’amore? Di seguito, alcuni spunti di riflessione sulla visione della Chiesa rispetto al matrimonio, al fidanzamento, alla famiglia naturale. 

Se c’è una cosa che mi rattrista quando si parla di omosessualità, di unioni tra persone dello stesso sesso, di adozioni gay è vedere una certa polarizzazione nel modo di parlarne: da un lato c’è chi insulta, con commenti oggettivamente omofobi (“Fate vomitare”, “vergognatevi”, “fate schifo”), dall’altro c’è chi non tollera – pena il linciaggio mediatico, la censura, in alcuni casi una denuncia – che si possa parlare di “famiglia naturale” o di “castità”.

Lo stesso discorso si potrebbe fare su altri temi, come la contraccezione: o sei a favore di tutto senza “se” e senza “ma” (e allora ti allinei con il mainstream), oppure sei un medievale. Non è concepibile che tu abbia una posizione diversa da quella della massa senza per questo essere un retrogrado. 

In questo clima, dove il dialogo su tanti temi sembra impossibile, bisogna tuttavia che i cristiani si mantengano miti, sull’esempio di Gesù, che provino a motivare le loro posizioni senza cadere nell’ottusità dell’insulto facile e sterile, né cedano ai compromessi col mondo.

Come parlare di sessualità e matrimonio secondo una visione cristiana?

Innanzitutto, evitiamo di attaccare l’interlocutore. Non servono le crociate. Siamo poco credibili se parliamo di amore con la spada in mano.

Invece di puntare dita contro gli altri, ricordiamo che noi per primi siamo peccatori e in cammino… Non mettiamoci al di sopra. Dobbiamo diventare testimoni della salvezza ricevuta, non della nostra superiorità.

Molto utile per farsi ascoltare è non partire dai “no”, ma dai “sì”. Diciamo “no” alla mentalità contraccettiva? È perché diciamo “sì” ad una relazione libera, totale, feconda. Una volta mostrata la bellezza dei “sì” (e la praticabilità di questi “sì”), allora si potranno spiegare anche i motivi dei “no”.

Impariamo a uscire dalla logica del noi-contro-voi. La Chiesa è per tutti e non è contro nessuno. Non è vero, ad esempio, che “ce l’ha con gli omosessuali” o che li vuole escludere dalla felicità. La Chiesa ha un messaggio sulla sessualità, e se lo propone è perché crede che sia per tutti gli uomini e per tutte le donne – in qualunque stato di vita si trovino. Crede che tutti, ciascuno nella propria condizione, possano trarne beneficio.

Leggi anche: “Mi hanno detto: tu sei gay e sembrava che non potesse essere diversamente” (puntofamiglia.net)

Bisogna spiegare che la visione della Chiesa sulla sessualità poggia sul concetto di “castità”, ma va chiarito che non significa “mera astinenza dal sesso”, bensì, anzitutto, avere “uno sguardo purificato dall’egoismo” sulla persona umana, su sé stessi in primis e sull’altro. Ci sono due modi di vedere la sessualità: nella logica della soddisfazione personale e del possesso, oppure nella logica della comunione e del dono. 

Va spiegato anche che la Chiesa non identifica nessuno con i suoi impulsi: tutti siamo uguali e abbiamo pari dignità.

Certamente ci sono tante visioni possibili della sessualità: la Chiesa, guardando al Vangelo, propone la visione di una sessualità che si realizza pienamente nell’Una caro. La sessualità umana, per la Chiesa, seguendo il comandamento di Gesù, trova la sua piena realizzazione quando si può diventare in anima e corpo “una carne sola”. Ciò che esula da questo, ad esempio “unirsi a tanti” (ovvero essere promiscui o adulteri), oppure compiere gesti sessuali che non realizzano di fatto l’unione in una sola carne (masturbazione, sesso orale, anale), per la Chiesa non rappresenta il vero bene per la persona. Questo punto del messaggio evangelico vale per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale: la Chiesa non fa distinzioni tra persone con orientamento eterosessuale o omosessuale, quando annuncia il suo insegnamento sulla sessualità umana.

Tutto questo potrebbe non risuonare nel cuore di chi ci ascolta (il mondo ha un messaggio completamente diverso da proporre), per questo è bene mostrare racconti e testimonianze di persone con tendenza omosessuale che hanno abbracciato la visione della Chiesa sulla sessualità, sulla famiglia, sul matrimonio; proprio a riprova del fatto che il messaggio della Chiesa è per tutti e che tanti, conoscendolo, scelgono di seguirlo anche se significa andare controcorrente e rinunciare a delle vie più istintive ed immediate. Queste persone non si sentono escluse dalla felicità, anzi, una costante nei loro racconti è che dicono di trovare “pace” quando scelgono di fidarsi della Chiesa. Alcuni esempi in questa pagina: Risorse – Courage International, Inc. (couragerc.org).




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.


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