Papa parla ai giornalisti dopo visita in Mongolia: “Prossimo viaggio? Forse lo farà Giovanni XXIV”

Screenshot del video https://www.youtube.com/watch?v=NmINS8eYHF4&t=282s - Vatican News

Come di consueto, durante il volo di ritorno dopo la visita apostolica in Mongolia, Papa Francesco si è concesso per le domande dei giornalisti. Il Santo Padre, rientrato lunedì 4 settembre, è apparso molto affaticato, appoggiato al bastone che lo aiutava a camminare. Per questo, ha scherzato sul prossimo viaggio previsto: “In Vietnam, se non andrò io, andrà Giovanni XXIV”…

Uno dei primi argomenti di attualità toccati dal pontefice durante il volo di ritorno per Roma dalla Mongolia, riguarda la Russia. 

Il papa ha chiarito cosa intendeva quando si è riferito alla nazione chiamandola «Grande Russia», e irritando così gli ucraini: non era sua intenzione appoggiare una visione imperialista, ma sottolineare che la ricchezza culturale di un paese non può essere cancellata “per problemi politici”. “Era un dialogo con i giovani russi. – ha specificato – E alla fine io ho dato loro un messaggio che ripeto sempre: di farsi carico della loro eredità”.

Il papa ha poi parlato delle violenze e del degrado delle periferie, soffermandosi sui fatti di Palermo e Caivano, ma ampliando il discorso a tutte le periferie fisiche ed esistenziali: “Si deve andare avanti andare lì e lavorare lì, come si faceva a Buenos Aires con i sacerdoti che lavoravano da queste parti: un’equipe di sacerdoti con un vescovo ausiliare alla testa e si lavora lì. Dobbiamo essere aperti a questo, i governi devono essere aperti, tutti i governi del mondo, ci sono delle periferie che sono tragiche”.

“La realtà si capisce meglio dalle periferie – ha aggiunto – Dobbiamo interloquire con le periferie e i governi devono fare la giustizia sociale vera”.

Successivamente, l’attenzione del papa è stata portata sulla Cina. Un giornalista ha premesso: “Domenica ha inviato un messaggio al popolo cinese e ha chiesto ai cattolici di essere buoni cittadini, dopo che le autorità di Pechino non avevano permesso a vescovi e fedeli di venire in Mongolia. Come sono i rapporti con la Cina, in questo momento?” 

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Per il Santo Padre i rapporti con la Cina sono “molto rispettosi”. “Personalmente – ha affermato – ho una grande ammirazione per il popolo cinese, i canali sono molto aperti per la nomina dei vescovi e c’è una commissione che da tempo lavora con il governo cinese e con il Vaticano. Poi ci sono alcuni preti o intellettuali cattolici che sono invitati spesso nelle università cinesi a tenere corsi. Credo che dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso, per capirci di più e perché i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetti la loro cultura e i loro valori e dipenda da un’altra potenza straniera”. 

La riflessione si poi spostata sui problemi climatici. Il papa ha affermato di non ritenersi un “ambientalista estremista” ma ha spiegato che i giovani sono preoccupati: “Pensano al futuro e in questo senso mi piace che lottino bene. Ma quando c’entra l‘ideologia o c’entra una pressione politica o si usa per questo, non va”. Ha dunque annunciato l’uscita di una Esortazione apostolica, prevista per il 4 ottobre, giorno di San Francesco. Il testo si pone in continuità con “Laudato si’”.
Molti altri temi sono poi stati vagliati dai giornalisti e, di conseguenza, dal pontefice che ha risposto puntualmente: dal sinodo (parlando del quale il papa ha ribadito che “il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo”), al viaggio in Vietnam (dove non è sicuro di riuscire ad andare, ma “un papa andrà sicuramente, se non sarò io ci andrà Giovanni XXIV).

Infine, il pontefice ha spiegato che l’idea di visitare la Mongolia gli è venuta pensando alla piccola comunità cattolica: “Faccio questi viaggi anche per visitare le comunità cattoliche ed entrare in dialogo con la storia e la cultura dei popoli, la mistica propria di un popolo”. 

Per Francesco, come spesso ribadisce, “è importante che l’evangelizzazione non vada concepita come proselitismo”. “L’annuncio evangelico entra in dialogo con la cultura, c’è una evangelizzazione della cultura e anche una inculturazione del Vangelo, perché i cristiani esprimono i loro valori cristiani anche con la cultura del proprio popolo”.




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