STORIE DI SANTI

Due liceali ci parlano dei santi: oggi raccontano la storia di Armida Barelli

di Elisabetta Cafaro

Vogliamo parlare in classe nell’ora di Religione dei Santi e i Beati? Sì, proprio loro, quelli vissuti vicino a noi, quelli della cosiddetta “porta accanto”. Insieme a due miei allievi del secondo anno del liceo classico: Valerio ed Elena vi presento la figura di Armida Barelli, una donna che ha cambiato un’epoca e la storia dell’Azione Cattolica…

Armida, detta anche affettuosamente Ida, con la sua opera ha contribuito in maniera decisiva alla promozione delle giovani donne cristiane nella prima metà del Novecento. È stata una sognatrice che ha vissuto pienamente la propria vocazione sentendosi parte viva della Chiesa e annunciatrice del Vangelo. 

Ascolto, accoglienza del Vangelo in lei diventano in sintesi: Parola e vita che rendono la fede esperienza incarnata.

Ho sempre pensato che presentare ai giovani modelli di uomini e donne che hanno saputo testimoniare l’amore di Dio è un dovere perché i giovani cercano la verità, la solidarietà, la giustizia e sognano, vogliono contribuire alla costruzione di una società migliore dove trionfi l’amore proprio come afferma Armida: «Vivete nel mondo senza nulla concedere al mondo. Lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate». 

Valerio, 15 anni, traccia una breve ma efficace biografia e una sua personale riflessione sulla vita della Barelli e ci tiene a precisare che la sua riflessione è da un punto di vista maschile.

Leggiamo insieme cosa i ragazzi hanno scritto.

“Avete mai sentito parlare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore? Sia in caso di risposta affermativa che negativa, è bene che voi conosciate una grande figura femminile rivoluzionaria, che operò nella prima metà del Novecento: la donna di cui vi parliamo è Armida Barelli.

Biografia di Armida Barelli

La signora Barelli, sotto il nome di Ida, nasce da famiglia milanese benestante nel 1882, da una famiglia laica, e frequenta le Orsoline di Milano, per poi studiare all’Istituto delle suore francescane nel 1895; lì decide di diventare una suora missionaria assieme alle sue amiche, ma i genitori glielo impedirono. La vita nel lusso non la distacca dalla Chiesa, anzi ella dedica anima e corpo nella Fondazione, assieme al frate francescano Agostino Gemelli, della Gioventù Femminile, dopo aver appreso che le giovani milanesi erano incapaci di difendere i loro ideali; i risultati iniziano a mostrarsi già con le prime proteste da parte della GF, finalizzate all’emancipazione. Dopo questo successo, Ida lavora alla fondazione dell’Università Cattolica assieme a Padre Gemelli, accettando anche l’incarico, da parte di Papa Benedetto XV, di portare la GF in tutta Italia. Così facendo, Armida diventa una figura di riferimento per le ragazze e le donne di tutta Italia, guadagnandosi il titolo di “Sorella Maggiore”. Nel 1918 incontra Giuseppe Toniolo, il primo economista ad aver fatto includere nell’enciclica di Papa Leone XIII la posizione della Chiesa nella situazione sociale dell’epoca; uno dei suoi rimpianti, tuttavia, è stato il non essere riuscito a fondare un’Università Cattolica in Italia, perciò affida, poco prima di morire, il compito a Padre Gemelli e ad Armida di fondarla. Raccogliere i fondi non è un’impresa facile, dato che mancavano ancora un milione di lire, ma, per un miracolo del Signore, lo stesso conte Ernesto Lombardo, che voleva vedere il progetto fallire, dona il milione mancante, così da potersi levare dai piedi quelle persone così insistenti: il 7 dicembre 1921, avviene l’inaugurazione ufficiale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tuttavia, con l’avvento del fascismo e lo scioglimento di ogni organizzazione giovanile non dipendente direttamente dal Partito Nazionale Fascista e dall’Opera Nazionale Balilla, il cardinale di Milano Achille Ratti suggerisce ad Armida di fondare un’associazione degli “Amici” della Cattolica. Lei tenta ma ottiene solo 70 lire del milione richiesto per assicurarsi dei fondi continui. Allora il cardinale le propone di parlare con il Papa, per ottenere fondi da tutte le diocesi, ma questi rifiuta. Fatto ciò, il cardinale le ordina (dopo aver citato il verso del Vangelo: “Chiedete, bussate e ribussate se volete che vi si apra”) di fare al Papa questa richiesta ogni volta che lo visiti. Indipendentemente dal volere di Armida, il Papa precedente muore e sale come Papa lo stesso Ratti, sotto il nome di Pio XI, il quale, dopo un primo periodo di astensione dal concedere l’iniziativa, esaudisce la richiesta di Armida. In questi anni, la GF tocca la sua “età d’oro”, coinvolgendo ragazze di tutta Italia, che combattono contro il lusso, l’ostentazione e fondano il mensile “Squilli di resurrezione”. Con la fine della guerra, l’Italia ne esce in ginocchio, così come la Cattolica, che era stata anche bombardata e distrutta in un incendio causato dai libri tra il 15 e il 16 Agosto 1943. Con la ricostruzione dell’Italia e dell’Università, Armida si dimette come Presidente della GF, passando la carica alle successive presidentesse. Si ammala di sclerosi bulbare, con soli due anni di vita rimasi secondo i medici; in questi anni partecipa alla fondazione della Facoltà di Medicina e del Policlinico Gemelli, dichiarando apertamente di preferire la fondazione di questi edifici rispetto alla sua voce. Muore nella notte tra il 14 e il 15 Agosto 1952. Al giorno d’oggi riposa nella cripta dell’Università Cattolica, essendo diventata anche beata nel 2021, centenario della Cattolica.

Leggi anche: Armida Barelli, beata. Un esempio luminoso di santità femminile (puntofamiglia.net)

Cosa ci dice la sua storia?

Si intuisce che Armida fu una donna di profonda fede nel Signore, sapendo che i momenti belli e brutti che le capitavano era volere del Signore: e lei lo accettava senza esitazione, anche quando si ammalò gravemente sapeva che questo era il volere di Dio e che quest’ultimo avrebbe deciso la sua sorte, in realtà l’ha sempre fatto fin dalla nascita. Era ora di un cambiamento in una società centralizzata su noi uomini, dove un’ascesa sociale, politica o economica per le donne era impossibilitata, per non parlare dell’emancipazione. Il cambiamento ci è stato mandato sotto forma di Armida da parte del Signore stesso. Certamente non è stato un piccolo cambiamento: grazie a Ida e alla Gioventù Femminile, molte donne, bambine e ragazze hanno guadagnato la sicurezza e la capacità di parlare in pubblico, di difendersi in modo non violento. Certe persone definirebbero Ida come una prolunga della Chiesa, in posti, in contesti che la Chiesa non riusciva a raggiungere, riassunto nella frase di Benedetto XV: “Figliola, su chi deve contare la Chiesa, se non può contare sui suoi figli?” Un po’ come dire: “Su chi può contare un politico, se non può contare suoi elettori?” oppure “Su chi può contare un ragazzo se non può contare sui suoi genitori?” Significa che se la persona (o l’insieme di persone) alla quale teniamo di più non si fida di noi per primo, chi altro lo farà? Caratteristica che ha favorito la veloce emancipazione di Armida, caratteristica che ha poi ispirato le altre donne, è stata la sua tenacia: non dichiarava mai una sconfitta fino all’ultimo secondo, ne è un esempio l’incontro con Ernesto Lombardo, che si concluse con la donazione da parte di quest’ultimo del milione di lire necessario per fondare la Cattolica, nonostante il conte avesse ormai dichiarato apertamente che non c’era alcun modo per recuperare i soldi mancanti in meno di 24 ore. Nella vita è importante non scoraggiarsi, ma soprattutto non arrendersi facilmente: la persona invincibile è quella che quando cade si rialza sempre, non quella che non cade mai, infatti, sebbene la strada fosse piena di strade in salita, Ida si armava di confidenza nel Signore e di accettazione del suo destino, un po’ come il discorso sulla Divina Provvidenza di Manzoni, cioè che, nonostante il male regni sul bene all’inizio, verso la fine la Provvidenza aiuta sempre i giusti e i credenti.

Grazie ad Armida, abbiamo avuto la prova di una rivoluzione che persiste negli anni, che segnò un’importante svolta per l’emancipazione femminile, facendo la sua parte nella missione di porre le donne al pari degli uomini, come sancito nell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 “Parità di genere”, ma c’è da non scordarsi che, con la fondazione della prima Università Cattolica, la Barelli ha aiutato l’Italia nel porsi sullo stesso piano delle altre nazioni, che già ne possedevano una.

Ringraziamo tutti Armida Barelli, donna rivoluzionaria, grande attivista, profonda credente ed esempio per ogni persona: maschio o femmina che sia. (Rosato Gerardo Valerio II Ac)

Elena, 15 anni, liceo classico, scrive: 

“Sono rimasta affascinata dalla lettura del manoscritto a fumetti di Armida Barelli destinato ai ragazzi, dove è la stessa Barelli a parlare in prima persona, portando i giovani lettori a scoprire le appassionanti svolte della sua vita e le grandi opere di cui è stata protagonista, catturati nell’attenzione da una grafica vivace e da immagini di grande efficacia.

Il ritratto della giovane milanese che, prima scopre il culto del Sacro Cuore, pensando alla vita religiosa e alla missione.

Armida Barelli da Milano al mondo. Protagonista al femminile di una società in trasformazione. In un suggestivo “viaggio” tra i luoghi della città – ciascuno emblematico dei suoi molteplici impegni in ambito ecclesiale, culturale e civile – l’autore ricostruisce il senso di un’esistenza intensa e ricca di incontri e progetti, che non ha rinunciato a nessuna sfida pur di portare al centro della nuova società novecentesca il messaggio di un Vangelo capace di farsi storia. In questo senso, si evidenziano i tratti di una figura e di un pensiero di estrema attualità.

Tour “barelliano” per Milano

Alla scoperta della testimonianza di Armida Barelli nei luoghi più significativi della vita milanese della nuova beata. È possibile grazie al percorso interattivo messo a punto dell’Azione cattolica ambrosiana insieme a “In Dialogo – cultura e comunicazione” Le tappe sono la chiesa di San Carlo al Corso, dove la santa ricevette il battesimo, la parrocchia di San Gregorio Magno, a Porta Venezia il quartiere dove si trovava anche casa familiare, dove avvenne la fondazione del primo circolo milanese della Gioventù femminile, la Curia di piazza Fontana, dove il cardinale Andrea Ferrari invitò la giovane Barelli e promuovere l’associazione in tutta la diocesi, via Sant’Agnese, prima sede dell’Università Cattolica e l’attuale sede centrale di Largo Gemelli.

Armida Barelli verso gli altari: la sua beatificazione il 20 febbraio 2021

Papa Francesco ha autorizzato il decreto riguardante il miracolo.

Il miracolo attribuito all’intercessione di Armida Barelli è avvenuto a Prato. Il 5 maggio 1989, la signora Alice Maggini, di 65 anni, è stata investita da un camion mentre viaggiava in bicicletta riportando una forte commozione cerebrale. I medici avevano previsto gravi conseguenze di tipo neurologico.

È stato allora che la famiglia della signora ha invocato l’intercessione della Serva di Dio: in modo scientificamente inspiegabile, Alice Maggini si è ripresa completamente e, senza aver riportato conseguenze, ha continuato la sua vita in totale autonomia fino alla morte avvenuta nel 2012.

In una nota “il Comitato auspica che il cammino di santità vissuto e testimoniato da Armida Barelli, a partire da una incrollabile fede nel Sacro Cuore, possa essere di esempio e di incoraggiamento per tutti coloro che nella vita associativa, nell’impegno di consacrazione nel mondo e nell’attività culturale e accademica cercano ogni giorno di contribuire alla manifestazione del regno di Dio. Con la sua intensa vita spirituale e l’instancabile attività organizzativa ha precorso i tempi contribuendo ad aprire strade nuove per il ruolo della donna nella vita della Chiesa e della società. Docile all’azione dello Spirito Santo ha saputo affrontare con straordinario coraggio sfide nuove e sostenere opere profetiche che ancora oggi si rivelano ricche di frutti pastorali, sociali e culturali”.

Per concludere su una figura di grande spessore come quella di Armida Barelli, possiamo trovare semplici ed esaustive aggettivi: una donna con grande bellezza spirituale, dotata di una profonda fede cattolica, espressione di un’anima nobile e pura, ricca di luce interiore, carismatica e lungimirante nelle sue scelte di vita. Una donna d’altri tempi concreta nei principi e salda nei valori sacri dell’amore, della carità e della fede in Cristo Gesù, Nostro Signore.” (Elena Scarpato II AC)




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