Calciatore nato senza una gamba si racconta. La madre rifiutò l’aborto: “Correrà a modo suo”

È il 1993, mamma Gianna e papà Stefano scoprono di aspettare il terzo figlio. La gioia è grande, ma, durante un’ecografia, la dottoressa nota che Arturo è privo di una gamba. I medici spiegano che si può “interrompere la gravidanza”, ma la mamma non li lascia nemmeno finire la frase. “Correrà a modo suo”, la risposta della donna. Oggi Arturo è un calciatore e un testimonial nelle scuole del valore della vita, anche se apparentemente imperfetta.

Arturo è un ragazzo brillante ed intelligente. Ama lo sport, da sempre è tifoso della Roma, ha molti amici, si interessa di politica ed è legatissimo alla sua famiglia. 

Da piccolo era un giocherellone e non amava molto stare chino sulla scrivania per studiare, tanta era la sua vivacità. Terzo di tre figli, faceva impazzire i fratelli più grandi con i suoi dispetti. Al tempo stesso li ammirava e li cercava, come si cercano delle guide sicure.

Arturo, curioso e intraprendente, ha sempre amato trascorrere del tempo in compagnia e nutre un profondo rispetto per i suoi genitori. Ah, un piccolo particolare: è nato senza una gamba.

Arturo Mariani, nell’autobiografia che ha scritto lui stesso, Nato così. Diario di un giovane calciatore senza una gamba (Edizioni Croce, 2015, 109 pagine), racconta la propria storia, dalla scoperta della malformazione nel grembo materno, fino al debutto nella Nazionale Italiana di Calcio Amputati.

I suoi genitori – scrive – si sono ritrovati, prima della sua nascita, a dire un forte e convinto “sì” a quella vita apparentemente imperfetta, quando i medici consigliavano “l’aborto terapeutico”. 

Arturo dimostrerà – semplicemente essendo sé stesso – che il limite può diventare forza, ricchezza. 

È il 1993: mamma Gianna e papà Stefano, già genitori di due bambini, scoprono di aspettare un altro figlio. La gioia è grande, ma, durante un’ecografia, la dottoressa nota qualcosa di strano: Arturo sembra non avere un arto inferiore. Ripetono l’esame, nella speranza che fosse solo la posizione assunta dal bambino a dare quell’effetto. E invece no: Arturo è davvero privo di una gamba.

Seguono momenti di sconcerto, i medici provano a spiegare che in una simile situazione si è “tutelati dalla legge 194” e si può “interrompere la gravidanza”, ma la mamma non li lascia nemmeno concludere la frase. Il pensiero di abortire non sfiora neanche un secondo i coniugi Mariani: perché Arturo non meriterebbe di vivere, per il solo fatto di non avere una gamba?
Sanno che non esiste alternativa al loro sì e che quella decisione trova conferma nella fede in Cristo, che sin dall’inizio ha guidato la loro famiglia.

Incredibile ma vero, questa grande generosità dei Mariani non è ben vista da tutti: anzi, intorno a questa famiglia sorgono sin da subito voci e maldicenze. Anche tra le persone più vicine, ecco nascere i soliti interrogativi di circostanza: “Ma sarà giusto quello che fanno?”, “Non sarà solo una vita di sofferenze?”, “Chissà quante ne dovrà passare…”.

Molti, velatamente e non, consigliano ai coniugi di ripensarci.

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Sarà Arturo stesso a smontare i dubbi di tutti. Lo farà con il suo infaticabile buonumore, la sua perseveranza nel superare i limiti fisici, la sua voglia di crescere, di giocare, di scherzare, imparando persino a fare dell’ironia su quella gamba che, “senza nemmeno esserci”, riusciva a creare tanti problemi.

“Quindi non potrà mai camminare? Non potrà correre?”, avevano chiesto i fratelli, un po’ titubanti, dopo aver saputo che il bambino in arrivo sarebbe nato senza una gamba.

Correrà a modo suo”, era stata la risposta dei genitori.

E Arturo ha corso davvero a modo suo, così tanto che con una protesi è riuscito a entrare in una squadra di calcio. Per la gioia di mamma e papà, ha passato ore e ore in terrazzo a
palleggiare, rompendo anche qualche vetro, fino a giocare nella Nazionale Italiana Amputati,
partecipando persino ai Mondiali in Messico nel 2014.

Arturo, oggi, viene chiamato come testimonial nelle scuole e a parlare in vari
convegni sull’importanza dell’integrazione: la sua vita è una luce per tanti ragazzi.

Arturo si sente privilegiato, perché i suoi genitori non hanno voluto “cambiare figlio” – vedendo che non corrispondeva al loro “ideale di normalità” – bensì hanno rinunciato alla loro
idea di normalità, per adattarsi alle esigenze del bimbo “speciale” in arrivo. 

“La cameretta degli ospiti era diventata la nostra officina. – racconta – Mia madre passava giornate a cercare di sistemare prima un punto poi un altro, poi un altro ancora.  Metteva mani su tutto, a volte i tecnici stessi si stupivano del lavoro che faceva, che superava in qualità persino il loro”, ricorda.

Le ore trascorse nel traffico per fare le visite erano diventate momenti preziosi di dialogo con la mamma.

Il giovane ricorda con dolcezza anche la nonna Nella (a cui è stato dedicato un romanzo: “Cara Nella, i tuoi figli sono dodici”), che fino all’ultimo giorno della sua vita, gli ha fatto percepire di essere un vero e proprio dono. Diceva sempre: “Arturino farà grandi cose”.

“L’amore che mi ha trasmesso – scrive – è qualcosa che ancor oggi sento
forte e continua a farmi sentire ‘speciale’ come lei mi vedeva”.

Chissà se chi immaginava la sua vita solo un ricettacolo di inutili sofferenze ha saputo delle partite in Nazionale di Arturo, del suo impegno in Parrocchia o nella Caritas, dei suoi viaggi vissuti con entusiasmo; delle puntate registrate nella radio cattolica fondata dalla sua
famiglia (RGA), dell’allegria che sperimenta con gli amici, degli episodi simpatici che ha condiviso con compagni e professori a scuola, degli amici che gli vogliono bene.

Chissà se hanno saputo che Arturo è felice.

È vero che la condizione di questo ragazzo è “particolare”, diversa, complicata… eppure se leggete la sua storia sicuramente sarete voi a rivedere la vostra concezione di “qualità della vita”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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