LA GUERRA E GLI INNOCENTI

A Gaza, in Ucraina, in tutte le guerre: non dimentichiamo il dolore dei bambini!

Medico a Gaza spiega che la struttura ospedaliera è letteralmente invasa di feriti, dai familiari che attendono di sapere e anche di persone rimaste senza una casa, che non sanno dove andare. “Stimiamo ci siano 15.000 persone che vivono nel giardino, nell’edificio principale e fuori, anche sul tetto. Le famiglie dei pazienti dormono tra i letti dei ricoverati”. Lo strazio più grande? Soccorrere i bambini…

“Non potete immaginare quanto sia difficile comunicare a un paziente che riprende conoscenza la notizia che i suoi familiari non ci sono più, che li ha perduti tutti. C’è chi pensa di essere l’unico ferito e invece è il solo sopravvissuto”. 

È solo uno dei tanti, dolorosissimi, racconti che giungono da una delle terre più devastate in questo momento. A raccogliere la testimonianza è il quotidiano Avvenire e a parlare è il dottor Mohamed Abu Shawish, psicologo clinico all’Al Aqsa Martyrs Hospital di Deir Al Balah, una località vicina a Gaza City. Se normalmente si occupa di salute mentale, nell’ultimo mese si è messo anche a disposizione del pronto soccorso per aiutare in qualunque modo possibile i tanti feriti di guerra.

La struttura ospedaliera è letteralmente invasa di feriti, dai familiari che attendono di sapere e anche di persone rimaste senza una casa, che non sanno dove andare. “Stimiamo ci siano 15.000 persone che vivono nel giardino, nell’edificio principale e fuori, anche sul tetto. Le famiglie dei pazienti dormono tra i letti dei ricoverati. – spiega, straziato, questo medico – Abbiamo feriti sistemati sul pavimento, sulle scale. Le sale operatorie non bastano, si aspetta il proprio turno. Molti necessitano di chirurgia urgente, perciò nel triage è data priorità a chi ha più possibilità di sopravvivere. In attesa, c’è chi muore prima che tocchi a lui”.

Impossibile non piangere, vedendo le atrocità che l’uomo è capace di provocare ad un altro uomo, ad un suo simile. 

Morti e feriti “non smettono di arrivare. – racconta – I bombardamenti non sono regolari, riceviamo ondate imprevedibili di pazienti, da posti diversi, contemporaneamente”. 

Leggi anche: I cristiani a Gaza: “Offriamo le nostre sofferenze per la fine della guerra, per la pace, per la Chiesa e anche per il Sinodo” (puntofamiglia.net)

Infine, il dramma dei bambini che restano da soli. “Ne vediamo tanti con sintomi severi, tremori, mutismo isterico, febbre per il trauma di essere rimasti sotto le macerie di palazzi abbattuti. Cerchiamo di stare con loro, di comunicare un senso di protezione”. Si dovrebbe lavorare sullo “stress post-traumatico”, ma, aggiunge “qui non è applicabile perché siamo ancora sotto attacco. Lo stato di trauma prosegue, non possiamo intervenire come studiato nella teoria. Dobbiamo essere creativi e concentrati anche dal punto di vista spirituale”.

Lui dice di essere “esausto”, con “il cuore rotto”. E teme anche per la sua famiglia. “Al pronto soccorso lavoriamo tutti con il terrore di vedere arrivare i nostri parenti tra i feriti”. 

Sembra di parlare al vento, mentre ribadiamo che la guerra è un’inutile strage, eppure non possiamo lasciare che il male ci renda assuefatti, che ci scoraggi al punto di dire che niente cambierà. 

Dobbiamo continuare a dire, a gridare, come fa continuamente Papa Francesco, che “la guerra è sempre una sconfitta dell’umanità” e che nessuna di esse “vale le lacrime di una madre che ha visto il proprio figlio mutilato o ucciso”, o “la perdita della vita di un solo essere umano, un essere sacro creato a immagine e somiglianza del Creatore”, o “l’avvelenamento della nostra casa comune”, o “la disperazione di chi è costretto a lasciare la propria patria”.

E non stanchiamoci di pregare per la pace. Dio ci ascolta. 

Le guerre continuano, è vero, perché non tutti gli uomini hanno il coraggio di chiedere questo miracolo, che è, necessariamente, dono dall’alto. Quando ci arrenderemo al fatto che non siamo capaci di costruirla da soli, la pace, e che la guerra non può esserne mai la via? 

“Bussate e vi sarà aperto”, dice il Signore.

Preghiamo che sempre più uomini rinuncino all’orgoglio, rinneghino sé stessi e inizino a chiedere la pace a Dio, con insistenza, prima di tutto nei loro cuori.




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