8 Maggio 2024

Generare è sempre un po’ morire

Quando è nato nostro figlio, mio marito ha esclamato vedendolo: “Ora posso morire!”. Ho più volte ripensato alle sue parole. Possono sembrare un controsenso. Quando un figlio nasce è proprio quello il momento in cui ha più bisogno di un genitore; eppure credo che questa espressione abbia un significato molto più profondo. Non è da derubricare velocemente con la “continuità della specie” né a un mero pensiero di continuare ad esistere nel tempo attraverso il figlio. Ho ricercato e interrogato la Scrittura e ho trovato una bella risposta in Genesi nell’esperienza di Rachele, la moglie amatissima di Giacobbe, che era sterile.

«Dammi dei figli se no ne muoio» (Gen 30,1) grida disperata a Giacobbe che dal canto suo è già padre di Ruben, Simeone, Levi e Giuda, avuti da Lia. Questa supplica accorata arriva a Dio che guarda alla desolazione di questa donna, Rachele partorisce un figlio che chiama Giuseppe. Poi Rachele concepisce di nuovo ma muore poco dopo aver partorito. Rachele chiama questo figlio: «figlio della mia morte». Affermando che la sua morte diventa anche la sua ricchezza, perché, se lei muore il figlio vive. Questa madre, che aveva gridato che senza figli sarebbe morta, assume liberamente la propria morte perché questo figlio possa veramente vivere. È una morte senza rivendicazioni e senza risentimento. Rachele accetta liberamente non di morire, ma di dare la vita per il figlio, che può riceverla in piena libertà, sapendo di essere il frutto di un amore gratuito e totale.

Rachele e Giacobbe sono l’immagine di una storia che si ripete in tante famiglie, che rimangono orfane della presenza di una sposa e di una madre ma sono anche il segno della fede e della speranza. Giacobbe trasformò per amore di Rachele quell’evento tragico in un segno di vita cambiando il nome assegnato dalla madre al figlio. Da “figlio della morte” a Beniamino cioè “fortunato”.

Generare è morire, cioè, accettare di dare la vita, di consegnare la vita ad un altro. È questo che fanno i genitori ogni giorno. Muoiono per dare la vita. Non per consegnare beni materiali, attestati, conti in banca ma una ragione perché anch’essi imparino a dare la vita.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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