SETTIMANA DEL DIRITTO ALLA FAMIGLIA

Premio alla Fondazione Jérôme Lejeune, il medico che perse il Nobel perché contrario all’aborto

A conclusione della XIV Settimana del diritto alla Famiglia, domenica 26 maggio, è previsto un Convegno sulla figura del Prof. Jérôme Lejeune, nel 30° anniversario del suo dies natalis, alle ore 16,00, presso la Sala Illiano della Cittadella della Carità (Angri, Sa). Interverranno: Aude Dugast, postulatrice della causa di beatificazione del prof. Lejeune; Jean-Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Jérôme Lejeune, a cui sarà conferito nel corso della serata il Premio Ambasciatore della Famiglia 2024.

Il dott. Jérôme Lejeune (Montrouge, 13 giugno 1926 – Parigi, 3 aprile 1994) è stato un genetista, pediatra e attivista francese; scoprì con Gautier e Turpin l’anomalia cromosomica causa della sindrome di Down. È stato docente di genetica fondamentale all’Università di Parigi. Membro della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1974, ricoprì il ruolo di primo presidente della Pontificia Accademia della Vita. Nel 2021 è stato proclamato Venerabile dalla Chiesa Cattolica.

Lejeune era un grande scienziato, padre della genetica moderna, specialista delle radiazioni atomiche, esperto presso l’ONU. Vinse molti premi, come il Premio Kennedy o il William Allen Memorial, il più famoso Premio internazionale per un genetista, ed era stato nominato membro di molte accademie nel mondo, come la prestigiosa Accademia dei Lincei e la Pontificia Accademia delle Scienze. “La grandezza del Prof. Lejeune consiste nel fatto che egli non vedeva nessuna contraddizione fra fede e scienza” ha detto Giovanna Abbagnara, presidente di Progetto Famiglia. “Al contrario armonicamente unite, sono una strada feconda per costruire il bene dell’uomo”.

Aveva preso sul serio il giuramento di Ippocrate ed era fermamente contrario all’aborto, nonché ad ogni sperimentazione sull’embrione umano. Per lui, la vita umana doveva essere difesa e amata sempre e ovunque, tantopiù da un medico. Non si batteva, tuttavia, con proclami urlati e fideistici, ma con argomentazioni pacate e inattaccabili.

Aude Dugast, postulatrice della causa di beatificazione del Prof. Lejeune, in un’intervista rilasciata al magazine Punto Famiglia, aveva raccontato: “Indovinando un nuovo massacro degli innocenti, combatté allora fino all’eroismo. Anche se conosceva molto bene i rischi per lui… Una tappa decisiva fu nel 1969, quando Lejeune ricevette il prestigioso Premio William Allan a San Francisco. Il suo discorso davanti ai più famosi genetisti del mondo fu un terremoto… Venne ostracizzato e perse il premio Nobel, perché contrario all’aborto … Ma a lui non importava”.

Leggi anche: Jérôme Lejeune, lo scienziato che perse il Nobel perché amava i bambini con la sindrome di Down (puntofamiglia.net)

Jérôme era sposato con Birthe. Erano molto diversi: Birthe era danese, luterana, Jérôme di una famiglia cattolica francese molto colta. Birthe si è convertita al cattolicesimo durante il loro fidanzamento. “Loro due formavano una coppia esemplare. – aveva spiegato Dugast – Birthe è stata la donna forte del Vangelo, sempre accanto a suo marito, che aiutava in tutto, e lui era molto attento e delicato. Discutevano di tutto insieme, prendevano tutte le decisioni insieme”.

Il convegno vuol mettere in luce questa meravigliosa testimonianza di fede unita all’amore per la scienza perché Jérôme Lejeune ha fatto la storia difendendo i senza voce. Oggi, in un momento in cui gli attacchi alla vita umana si moltiplicano, l’esempio di questo grande scienziato, che ha messo umilmente la sua immensa intelligenza al servizio di Dio e dunque dei fratelli più fragili, può essere per tutti noi esempio luminoso e segno di speranza. 

Il Premio Ambasciatore della Famiglia verrà conferito al magistrato Jean-Marie Le Méné. Nel 1983 sposò Karin Lejeune, figlia del professore Jérôme Lejeune. Da questa unione sono nati nove figli. Jean-Marie Le Méné è presidente fondatore della Fondazione Jérôme-Lejeune, che ha fondato nel 1996 per continuare l’opera del suocero deceduto nel 1994. “Diamo una risposta sul piano medico, scientifico ed etico perché riteniamo che i più deboli debbano essere tutelati” ha detto Le Méné che porta avanti quest’opera con grande impegno e non senza difficoltà e ostacoli. 




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