GUERRA IN MEDIO-ORIENTE

Dalla parte dei più deboli, dalla parte dei bambini

La conta dei morti dell’attacco dell’esercito d’Israele sul campo di sfollati Tal as-Sultan, a nord-ovest di Rafah, è arrivata a 45 persone uccise oltre ai 200 e più feriti. “Delle scuse di Netanyahu, delle indagini degli Stati Uniti, delle condanne dell’Europa ce ne facciamo ben poco. Forse non siamo considerati esseri umani. Per stanare due miliziani hanno ucciso decine di civili”, spiega Moeen, nato e cresciuto a Gaza.

Quali bambini ama di più Gesù: i miei, che stanno dormendo al caldo nel loro letto, in questo momento, dopo aver ascoltato la favola della buonanotte, o tutti, quindi anche quelli che saltano in aria a causa delle bombe a Gaza?

Quali bambini ama di più Dio?

Ho i brividi se mi pongo seriamente questa domanda. Perché io vivo le mie giornate serenamente, guardando i miei figli giocare al parco, mentre da un’altra parte del mondo i figli di un’altra donna sono uccisi sotto ai suoi occhi dalle bombe. 

Dio li ama tutti i bambini. Dio ama quelle mamme distrutte. Dio ci ama tutti. Quanti altri millenni ci metteremo a capirlo?

Dio si identifica in ognuno di quei piccoli dimenticati dai grandi della terra, che osservano e non intervengono. 

Stiamo uccidendo di nuovo Gesù, nella loro carne. Dio soffre vedendo ogni piccolo calpestato, ucciso. Una speranza ci accompagna: quegli ultimi saranno i primi. Quegli ultimi giudicheranno noi, “i ricchi” che non hanno fermato l’orrore. Eppure, non basta. Non basta sapere che Dio farà giustizia all’oppresso e asciugherà ogni lacrima, a suo tempo. Siamo chiamati ad agire noi ora, per cambiare la storia.

È grande la rabbia degli abitanti del campo profughi colpito dal raid israeliano il 27 maggio: “Chi non ferma queste atrocità è complice di chi le compie” scrive Reham Moeen. 

La conta dei morti dell’attacco dell’esercito d’Israele sul campo di sfollati Tal as-Sultan, a nord-ovest di Rafah, è arrivata a 45 persone uccise oltre ai 200 e più feriti. «Delle scuse di Netanyahu, delle indagini degli Stati Uniti, delle condanne dell’Europa ce ne facciamo ben poco. Forse non siamo considerati esseri umani. Per stanare due miliziani hanno ucciso decine di civili», continua Moeen.

Leggi anche: Perché mi faccio i fatti altrui… (puntofamiglia.net)

Mohammed Rajab, nato e cresciuto a Gaza, padre di quattro figli, ci tiene a spiegare come il nylon incandescente delle tende bombardate si è fuso sul corpo di chi pensava che quei teli di plastica fossero l’ultimo riparo. “La pelle inizia a bruciare e se non si muore, le ustioni sono così gravi da rendere invalidi”. Non è un film dell’orrore, è la vita vera. Gesù sta morendo sotto quei tendoni. Aveva fame, sete, era nudo e non solo non è stato nutrito e dissetato, è stato fatto saltare in aria. Queste atrocità devono farci gridare a Dio che interrompa l’azione del demonio (è lui che vuole questo degrado! È lui il signore di ogni guerra!), che ci salvi da noi stessi, da ciò di cui diventiamo capaci con la nostra intelligenza, se è malata e assatanata. 

“Gli oltre duecento feriti dell’attacco di ieri (27 maggio ndr) sono arrivati al Trauma center di Rafah dove lavoriamo con lo staff del posto. La struttura dista poco più di un chilometro dalla zona bombardata. Molti degli ustionati hanno bisogno di cure avanzate, difficili da trovare qui”, spiega Martina Marchiò coordinatrice di Medici Senza Frontiere. “Non sappiamo più cosa dire. È stato un attacco aggressivo in un’area che sarebbe dovuta essere sicura”, continua.

Rajab domanda se riusciamo a immedesimarci con le loro vite. Chiede se riusciamo a immaginare l’odore acre dei campi profughi senza servizi igienici. Il caldo intollerabile che diventa mortale nell’abitacolo della tenda. Le zanzare. Il pianto dei bambini che hanno fame, sete e paura. Il rumore continuo dei droni israeliani che volano sopra le teste. “Tutto questo per 24 ore moltiplicato per otto mesi di guerra. La gente sta impazzendo, la tensione è altissima. Si litiga per ogni cosa, anche per una cipolla. Siamo depressi, arrabbiati, senza speranza. (…) Forse siamo invisibili”.Noi di Punto Famiglia, che da sempre ci schieriamo dalla parte dei più deboli, vogliamo far sapere che per noi non siete invisibili: siete martiri della crudeltà umana, state vivendo oggi la Passione di Cristo sulla vostra carne. Leggere le notizie di ciò che state vivendo ci toglie il sonno. E preghiamo per voi. Perchè i potenti aprano la mente, perché chi può davvero intervenire ponga fine alla carneficina, perché giunga a Dio il vostro grido e dopo l’oscurità arrivi presto il tempo della Risurrezione.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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