Il più povero tra i poveri, Papa Francesco e le parole sulla vita nascente

Papa Francesco

(Foto Papa Francesco: © giulio napolitano - Shutterstock.com)

di Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita

Il magistero di Francesco è attraversato costantemente dal fil rouge della difesa della vita umana e dal suo indistruttibile valore sin dal momento del concepimento accostato quasi sempre ad altre problematiche moderne, come ad esempio la questione ecologica, l’economia, la politica. In questo modo egli sottolinea che l’accoglienza dei bambini non nati rientra nell’ambito delle questioni che riguardano la giustizia sociale, l’uguaglianza, la solidarietà, la povertà, la pace, a fratellanza e dice a tutti che lo sguardo sulla vita umana che inizia fa vedere meglio tutto l’orizzonte della vita.

Il 13 marzo 2023 segna il decimo anniversario del pontificato di papa Francesco. Un tempo di tanti cambiamenti e tanti i temi affrontati dal Papa: dalla povertà agli anziani, dalle diseguaglianze all’immigrazione, dalla ecologia alla guerra. Il Pontificato di Francesco è caratterizzato dall’attenzione alle “periferie” dove si trovano i poveri ed i lontani («Siate pastori con l’odore delle pecore»); dal timbro della misericordia (Giubileo straordinario della misericordia e lettera apostolica “Misercordia et misera”), dall’accento sulla fratellanza universale (Lettera enciclica “Fratelli tutti”), dall’attenzione alla custodia del creato. Chiesa dei poveri, Chiesa “in uscita”, Chiesa “ospedale da campo”. 

In questi contesti e anche in altri, Papa Francesco con il suo linguaggio schietto, chiaro, diretto, inequivocabile, efficace, immerso nella forza della verità senza sconti, ma anche intriso di misericordia, ha aperto l’orizzonte dello sguardo sul più povero tra i poveri, il nostro fratello più piccolo: il bambino non nato. Non deve perciò sfuggire che il vasto magistero di Francesco è attraversato costantemente dal fil rouge della difesa della vita umana e dal suo indistruttibile valore sin dal momento del concepimento. Papa Francesco accosta quasi sempre il tema della vita nascente ad altre problematiche moderne, come ad esempio la questione ecologica, l’economia, la politica e parla del bambino non nato insieme ai rifugiati, alle vittime della guerra, dello sfruttamento e della miseria, ai malati, indicando la loro discriminazione come effetto della cultura “dello scarto”. In questo modo egli sottolinea che l’accoglienza dei bambini non nati rientra nell’ambito delle questioni che riguardano la giustizia sociale, l’uguaglianza, la solidarietà, la povertà, la pace, a fratellanza e dice a tutti che lo sguardo sulla vita umana che inizia fa vedere meglio tutto l’orizzonte della vita.

Sono tanti i testi – discorsi, Angelus, messaggi, omelie, conferenze stampa, udienze, meditazioni, interviste in aereo, ma anche encicliche ed esortazioni apostoliche  ̶  in cui papa Francesco ha posto il suo sguardo sui bambini non nati: denunciando la gravità dell’aborto, difendendo e sostenendo gli obiettori di coscienza, esprimendo stupore per la bellezza della vita appena sbocciata, indicando la meraviglia del legame tra madre e figlio durante la gravidanza, invocando misericordia per le donne che hanno abortito, sottolineando che in gioco vi sono il principio di uguaglianza e il fondamento dei diritti dell’uomo, valorizzando al massimo la risorsa della ragione senza sottovalutare quella della fede. 

Ha parlato dell’aborto come un crimine paragonabile ad un delitto di mafia (17 febbraio 2016), ha detto che l’aborto è un omicidio, che chi fa un aborto uccide e si è domandato se è giusto affittare un sicario per risolvere un problema (15 settembre 2021); tra gli interventi del 2021, quelli sul volo di ritorno dalla Slovacchia, alla Pontificia Accademia per la Vita, ai farmacisti sono stati intensi e netti: tra le «vittime della cultura dello scarto» «c’è lo scarto dei bambini che non vogliamo ricevere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio»; «l’aborto è un omicidio con un sicario. La vita va rispettata»; «non è lecito diventarne complici», «il nostro dovere è la vicinanza: stare vicino alle situazioni, specialmente alle donne, perché non si arrivi a pensare alla soluzione abortiva, perché in realtà non è la soluzione», «mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente».

Insieme al patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha chiesto a tutti di «rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio» (12 febbraio 2016). 

E ancora, in altre occasioni ha detto: «Non esiste una vita umana più sacra di un’altra», «È un discorso di ragione, un discorso di scienza», «l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa», «La cultura dello scarto oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente più deboli. La nostra risposta è un deciso sì alla vita senza tentennamenti. Il primo diritto di una persona umana è la sua vita. Essa è il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri». «Fin dal primo istante del concepimento»; tra i bambini «uccisi e massacrati» anche «quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita»; «Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode». Ha sostato in preghiera nel “Giardino degli angeli” dove sono sepolti i bambini non nati nel cimitero Laurentino.

Il suo è stato uno sguardo amorevole: «nessun essere umano può essere mai incompatibile con la vita, né per la sua età, né per le sue condizioni di salute, né per la qualità della sua esistenza. Ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia: di un padre e di una madre, dei nonni e dei fratellini. E questo bimbo ha bisogno di essere accolto, amato e curato. Sempre!» (25 maggio 2019). Ha posto la ragione a fondamento del rispetto dovuto ai nascituri, ma ha coinvolto la fede fino alla sua più grande profondità quando ha detto che il concepito minacciato di aborto ha il volto di Gesù Cristo (20 settembre 2013). Egli ha anche confermato che il diritto alla vita fin dal concepimento riguarda la società degli uomini perché è il presupposto di tutti i diritti umani. «Quanti sono concepiti sono figli di tutta la società, e la loro uccisione in numero enorme, con l’avallo degli Stati, costituisce un grave problema che mina alle basi la costruzione della giustizia, compromettendo la corretta soluzione di ogni altra questione umana e sociale», disse il 2 febbraio 2019.

Ha saputo dimostrare comprensione, tenerezza e volontà di conciliazione verso le donne che hanno fatto ricorso all’aborto (Lettera del Santo Padre con la quale si concede l’indulgenza in occasione del Giubileo straordinario della misericordia, 1 settembre 2015); «il nostro dovere è la vicinanza, il dovere positivo nostro: stare vicino alle situazioni, specialmente alle donne, perché non si arrivi a pensare alla soluzione abortiva, perché in realtà non è la soluzione. Poi la vita dopo dieci, venti, trent’anni ti passa il conto. E bisogna stare in un confessionale per capire il prezzo, tanto duro, di questo».

Le parole di papa Francesco uniscono la franchezza alla misericordia. Ha saputo unire il tema della pace e quello della vita, contestando il presunto “diritto di aborto” e abbracciando ad un tempo tutta la vita: «La pace esige anzitutto che si difenda la vita, un bene che oggi è messo a repentaglio non solo da conflitti, fame e malattie, ma fin troppo spesso addirittura dal grembo materno, affermando un presunto “diritto all’aborto”. Nessuno può vantare però diritti sulla vita di un altro essere umano, specialmente se è inerme e dunque privo di ogni possibilità di difesa. Faccio, dunque, appello alle coscienze degli uomini e delle donne di buona volontà, particolarmente di quanti hanno responsabilità politiche, affinché si adoperino per tutelare i diritti dei più deboli e venga debellata la cultura dello scarto, che interessa purtroppo anche i malati, i disabili e gli anziani» (9 gennaio 2023). 

Questi alcuni dei molti passaggi che si traggono dagli interventi di questo decennio di pontificato. Andrebbero letti e meditati tutti. Le parole di papa Francesco, autorevoli e ascoltate da tanti, esprimono con completezza le motivazioni dell’impegno per la vita e perciò danno forza e solidità alla convinzione della particolare vocazione a servire i “più poveri tra i poveri”, come Madre Teresa chiamava i bambini non nati, coloro che sono a rischio di essere “fatti fuori” – secondo un’espressione proprio di papa Francesco  ̶   dallo Stato con le sue strutture e con la sua organizzazione. 

In sintesi, nelle parole sulla vita di papa Francesco vi è la continua ricerca di uno stile e di un linguaggio che esprimono amore alla vita e ricerca di dialogo, visione positiva, appello alla ragione prima che alla fede, solidarietà concreta verso le madri in difficoltà, ricerca di dialogo, fiducia nella presenza del valore della vita nel cuore di tutti, rifiuto di giudizio sulle persone mentre si mette in campo con ogni energia per rimuovere la cultura dello scarto a favore della civiltà della verità e dell’amore, attenzione all’universo femminile in prima linea nella accoglienza della vita. 

Il popolo della vita vuole fargli gli auguri rendergli omaggio, esprimere gratitudine per l’incoraggiamento e il conforto di quanti nel loro servizio alla vita nascente devono affrontare non poche difficoltà e attraversare talvolta situazioni di solitudine.  

E «se l’incoraggiamento riguarda le persone più vicine al Santo Padre  ̶  ha scritto Carlo Casini  ̶  vi è anche una speranza di conversione di coloro che sono lontani. È chiarissimo che, come fece Gesù, papa Francesco desidera incontrare i poveri e le persone lontane dalla fede. Egli è uomo di dialogo. La Chiesa che egli desidera dovrebbe essere simile alla prima Chiesa, povera essa stessa. Per questo Egli è molto amato, è ammirato anche da persone che non hanno la fede e che comunque non frequentano la Chiesa. Per quanto riguarda l’accoglienza della vita nascente in tutto il mondo è contraddittorio che le masse affascinate dal tema della solidarietà, della giustizia sociale, dell’uguaglianza e del progresso, abbiano poi prestato il consenso ad idee, programmi e leggi che determinano nel massimo grado la discriminazione, l’oppressione, il rifiuto della solidarietà verso i più deboli, innocenti e poveri. È auspicabile una apertura di riflessione su questa contraddizione. Il giorno in cui una conversione di popolo avvenisse nel senso di riconoscere anche nel concepito uno di noi, la promozione della vita raggiungerebbe la vittoria. Per questo l’ammirazione e l’affetto da cui è circondato papa Francesco anche da parte delle persone “lontane” consente di sperare»

Se rimane un po’ di amarezza per l’incomprensione da parte della grande stampa “laica” che ignora le parole di Francesco sulla vita e travisa la misericordia, interpretandola come rinuncia alla fermezza nella denuncia del male, più grande è la ricchezza di un pontificato decennale che contribuirà a consolidare nella coscienza collettiva il riconoscimento del diritto a nascere a nobilitare la professione medico-sanitaria, a suscitare il coraggio femminile dell’accoglienza, a irrobustire il servizio alla vita di tutti.

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