Amoris laetitia

Non si corre da soli, la Lettera dei Vescovi campani sull’Amoris laetitia

Mons_Pascarella

di don Silvio Longobardi

I Vescovi campani con una Lettera indirizzata a tutti i sacerdoti della Regione invitano ad una seria riflessione all’indomani della pubblicazione di Amoris laetitia e chiedono di attuare “la fatica del discernimento”.

La Lettera dei Vescovi della Regione Campania era più che necessaria, un segno di quella paternità che accompagna con amore il cammino del popolo di Dio. L’esortazione Amoris laetitia di Papa Francesco è uno di quei documenti che non passano inosservati perché tocca questioni molto rilevanti per la vita delle persone, riguarda la famiglia che, nonostante tutto, resta l’ambiente sociale più importante. In assoluto. L’Esortazione offre suggerimenti e indicazioni senza tuttavia dare norme precise, anzi il Papa chiede espressamente alle Chiese locali di iniziare un percorso di discernimento che tocca tutti i membri del popolo di Dio. I vescovi della Campania hanno accolto l’invito ed hanno dato una prima risposta che, in piena sintonia con la sensibilità del Santo Padre, si presenta come un invito alla comune riflessione.

Bene hanno fatto i Vescovi a scrivere una Lettera comune. Un segno di comunione di cui abbiamo particolare bisogno in un tempo in cui troppi vogliono correre da soli. Bene hanno fatto a parlare per porre un freno agli incursori di professione, a quelli che sono sempre pronti a correre avanti, spinti da quello che Papa Francesco chiama “un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione” (Al 2).

La Lettera non dà indicazioni di merito ma chiede di aprire un cantiere di lavoro, una comune riflessione, un discernimento che mette in gioco tutta la comunità dei battezzati. Una scelta dettata da saggezza e prudenza. Nell’attesa di fare questo cammino, attraverso forme che devono ancora essere precisate, i vescovi chiedono espressamente di non “mettere in atto pratiche difformi” che finiscono con il creare “disorientamento tra i fedeli”. L’Esortazione pontificia non autorizza il “fai da te”. Il discernimento è altra cosa e non può che essere vissuto nella cornice ecclesiale della comunione. La preoccupazione dei vescovi è più che condivisibile.

La prospettiva di fondo della pur breve Lettera della Conferenza episcopale regionale pone al centro la famiglia. La famiglia in quanto tale, la famiglia con tutte le sue problematiche. E non solo la questione dei divorziati risposati. La scelta dei vescovi mi sembra in perfetta sintonia con le preoccupazioni del Santo Padre e interpreta correttamente un documento che affronta la problematica familiare nella forma più completa possibile, passando in rassegna tutti i diversi capitoli che fanno bella e fragile la comunità domestica.

A proposito delle famiglie ferite i Vescovi, senza accennare alla questione della comunione sacramentale, s’interrogano sulla possibilità di eliminare alcuni divieti che attualmente sono previsti a norma del diritto canonico. Ovviamente il documento non entra nei dettagli ma apre uno spazio di riflessione e di cambiamento. E traccia anche una linea. La Lettera non poteva e non doveva affrontare l’ampia problematica della famiglia ma poteva e doveva suggerire un chiaro orientamento pastorale. Ed è un pregio di questi tempi in cui la confusione sembra far da padrona. Attendiamo con fiducia i prossimi passi. Da fare insieme.

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