23 novembre 2017

23 Novembre 2017

Se rifiutiamo Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,41-44)
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Il commento

Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa” (19,41). La scena che oggi meditiamo è il sigillo di quel dettagliato racconto che descrive l’ingresso in Gerusalemme (19, 29-40). Gesù scende da Betania a Gerusalemme cavalcando un asinello. Non veste i panni del condottiero ma quello del re messianico. Il corteo scende lentamente da Betania, Gesù in testa, seduto su un asino. Attorno e dietro di lui i discepoli. La piccola folla si va ingrossando, forse si aggiungono anche i curiosi. Il clima è quello della festa, la Pasqua è vicina. La folla lo acclama come colui che “viene nel nome del Signore” (19,38). L’ultimo tratto del lungo cammino che lo ha condotto nella Città Santa è avvolto dalla gioia entusiastica e un po’ ingenua dei discepoli. Gesù lascia fare, non vuole smorzare la letizia ma non si lascia ingannare dalle apparenze. Egli sa bene che a Gerusalemme non riceverà gli onori dovuti all’Inviato di Dio ma incontrerà la più dura opposizione. Per questo, distaccandosi dagli osanna, quando giunge nei pressi della Città non può evitare di versare lacrime di dolore pensando alle conseguenze che gli abitanti di Gerusalemme dovranno subire proprio a causa di quel rifiuto: “distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (19,44). Non dobbiamo minimizzare il valore e la portata di queste parole. Quando l’umanità non riconosce e non accoglie Dio diventa più fragile dinanzi al male. Il Concilio Vaticano II avverte: “La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce” (Gaudium et spes, 36). La futura distruzione di Gerusalemme non è un castigo del Cielo ma è la conseguenza storica di quel radicalismo religioso che avrà la pretesa di sfidare il potere romano ma finisce per suscitare una reazione militare durissima. Gesù ha il dovere di dirlo. Vale anche per noi: ogni volta che non accogliamo la Parola di Dio, ci priviamo della luce e perdiamo la capacità di compiere quelle scelte che rendono più bella la vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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