Eutanasia

“Qualcuno può sentirmi? Io non voglio morire!”

di don Gianluca Coppola

L’eutanasia diventa sempre più una realtà di fatto nel nostro Paese, la legge si impone ma intanto io sento di appellarmi al tuo giovane cuore per chiederti di alzare la testa e la voce. Un giorno nostro Padre ci chiederà: “Dov'è tuo fratello?”. Cosa risponderemo

Che gioia aver ricevuto la macchina in regalo per i miei 18 anni. Credo che me ne uscirò con Daniele e Riccardo, va provata a tutti i costi! Un sabato sera da leoni, uno dei nostri. Sì, sì, sempre nei limiti consentiti, siamo ragazzi con la testa sulle spalle. Se poteste sentire come romba il motore. “Ricca’ e come corre. Senti?!”. Le ultime parole che sono riuscito a pronunciare. Che pena! Poi il rumore assordante e il silenzio che prende a pugni i miei pensieri, tutte le parole che vorrei e i ragionamenti che si rincorrono come scintille in un falò. C’è gente che urla, qualcuno piange, i medici si agitano. Sdraiato su questo letto, immobile, Dio solo sa da quante settimane, non vedo niente, ma sento tutto. Persino il mio respiro così lento. Un’innocente corsa e un insano guidatore ubriaco mi hanno compromesso per sempre la vita. Daniele e Riccardo sono morti sul colpo. Io sono qui, non so fino a quando, ma ci sono. La sento questo vita, perché, checché ne dicano, non mi ha lasciato. Anche se dipendo da qualcuno in tutto e non riesco ad alzare un dito, né a guardare negli occhi nessuno. 

Proprio poco fa sentivo tutta la disperazione dei miei genitori. Il dolore, lo sgomento, la rabbia, le lacrime. Tutto costretto a scontrarsi con il primario che ripete da giorni la possibilità di una soluzione definitiva. Fine vita, suicidio assistito,eutanasia, sono le parole che sento rimbombare con più frequenza contro le pareti di questa stanza. Qualcuno parla di dignità. Forse un medico. “C’è la possibilità di ridargli dignità”. Staccarmi la spina, togliermi l’alimentazione e farmi morire di stenti.  Qualcuno può sentirmi? Io non voglio morire!

Cosa posso fare? Non mi resta che pregare il buon Dio. Colpevole di respirare ancora, un peso per qualcuno, condannato a morte senza aver commesso reato, costretto ad aspettare il mio boia perché qualcuno è convinto di stare facendo il mio bene. Perché qualcuno è convinto di poter disporre a proprio piacimento della mia vita o della propria. Quanti ce ne saranno come me, quanti già costretti ad una fine infame?Sento mio padre, legge il giornale e parla con mia mamma. “Il 24 settembre la Corte costituzionale ha sancito che l’aiuto al suicidio, contemplato dall’art. 580 del Codice penale che prevede pene tra i 5 e i 12 anni di carcere, può non essere punibile a «determinate condizioni», nel caso di un «paziente affetto da una patologia irreversibile che gli causa sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale ma in grado di prendere decisioni consapevoli»”.

“Se all’estero l’eutanasia, con norme accessorie varie, è stata resa possibile anche per chi non è in grado di comunicare decisioni, in Italia le stiamo sperimentando un po’ tutte. Da noi si procede a tappe per introdurre il diritto a morire, attraverso norme giuridiche che vogliono presentarsi come umane, giuste, buone, solidali e realmente vicine alle persone che soffrono. La Consulta ha, di fatto, aperto la questione della legalizzazione dell’eutanasia!”, dice mia madre. Adesso la questione la riguarda più che mai da vicino, è informata. Quanto siamo distratti noi cattolici rispetto ad argomenti come questi!”.“La Consulta ha utilizzato i termini sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili come motivazione per poter ricorrere al suicidio. Ormai è tutto incentrato sull’autodeterminazione del paziente. Oggi si potrà così decidere di farla finita anche per una malattia psichica, per uno stato d’animo un po’ preoccupante o per poche motivazioni (credibili) per vivere”, ribatte papà che è fuori di sé.

“Sì. Ti ricordi che leggemmo insieme di quella Noa Pothoven morta il 2 giugno in Olanda per grave depressione e di quel canadese, Alan Nichols morto per lo stesso motivo con il suicidio assistito”.“Però, vedi. Sono stati liberi di scegliere. Non ci ha dato il libero arbitrio Dio?!”. “Ma cosa dici? Mica di questa vita possiamo farne quello che vogliamo? E qualora abusassimo della libertà non sarebbe senza conseguenze”. “Forse hai ragione. Del resto tutte queste storie sulla libertà sono ridicole. Ma come fa ad esserci vera libertà di scelta in un mondo che con insistenza fa percepire la sofferenza, la malattia e la morte come il male assoluto, qualcosa di negativo. Un mondo dove la vita ha dignità solo se rispetta i criteri dell’io sto bene, funziono bene, guadagno bene, mi relaziono bene. Mentre tutto il resto è il peggiore scarto. Oggi persino un disoccupato è considerato qualcuno senza dignità. Ma chi è che stabilisce la scala della dignità? Con questi criteri sono davvero pochi quelli che meritano di vivere, quelli che sono degni”. 

“Hai ragione! E non mi voglio neanche concentrare sul vero concetto di dignità. Ma analizzare solo la mentalità perversa che sta regolando il mondo in cui dobbiamo vivere. Parlano tanto di consapevolezza e che il malato sia consenziente, eppure davvero non si contano i casi di fraintendimenti e di mancato consenso. Siamo finiti in un sistema che non vuole essere messo in discussione”. “La medicina non era nata per curare? Non ci sarà più l’ostinata ricerca della cura? Il malato sarà solo un peso, un difetto da eliminare in un mondo perfetto e abitato solo da perfetti?”. “Non è quello che ci ha promesso né chiesto Gesù!”.“Capirai! A chi interessa di Gesù ormai!”.“È vero. Ma sono discorsi secondo ragione i nostri, non semplicemente in nome della fede”. 

Li sento parlare e non posso che piangere. Non solo per il loro dolore, ma per il fatto che questo mondo senza Dio li sta costringendo a discorsi simili. Siamo arrivati a discutere se è giusto uccidere qualcuno. Eccoci nella società che eliminando Cristo, ha eliminato la Speranza. La società dove tutto è relativo e il bene è contraffatto. La società dove c’è solo l’individuo con la sua solitudine. I malati sono esseri inutili, senza scopo. Perché hai senso solo se funzioni a dovere. Tutti a caccia di autodeterminazione che porta l’uomo a sentirsi sempre più solo, privato della potenza delle relazioni umane con cui condividere realmente malattia e morte. Niente più Carità, Fortezza, Prudenza. Solo un immenso “io” a cui badare chiuso in una stanza senza finestre, senza prospettive, senza Grazia. Senza coraggio. Neanche quello di affrontare i giorni.Solo il cattolicesimo ha dato senso e risposta a tutte le domande. Persino al “perché soffro?” e“perché muoio?”. Ma l’abbiamo cestinato e siamo caduti tutti nel tranello delle emozioni a buon mercato che si fanno giudici dei principi, quelli di sempre e per sempre. Gesù lo aveva detto: “I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce”(Lc16,1-8). E così mentre noi siamo affranti per il destino degli alberi e del tricheco polinesiano il “principe di questo mondo” agisce indisturbato per la distruzione dell’uomo. È davvero incredibile come tutto, persino l’omicidio, oggi sia in nome dei buoni sentimenti. È Cristo che glorifica e sconfigge la morte, non l’uccisione di Stato! Il sangue innocente grida al cospetto di Dio, l’unico vero padrone delle nostre vite.Che cosa sarà di me?Dannazione che incubo! Ho sognato che la mia vita potrebbe essere in balia delle reazioni di pancia di qualcun altro!

Leggi anche: Eutanasia: qual è la posizione della Chiesa in vista del 24 settembre?

Non ho diciotto anni, non so chi siano Riccardo e Daniele, ma so che era un incubo solo a metà. Perché chiunque potrebbe essere il protagonista di questa storia, perché la legge si sta imponendo per davvero. Sul comodino ho un testo di San Giovanni Paolo II che nel 1979 diceva: “[…] Non esito a proclamare dinanzi a voi e dinanzi a tutto il mondo che ogni vita umana – dal momento del suo concepimento e durante tutte le fasi seguenti – è sacra, perché la vita umana è creata ad immagine e somiglianza di Dio. Niente supera la grandezza o la dignità della persona umana. La vita umana non è soltanto un’idea o un’astrazione; la vita umana è la realtà concreta di un essere che è capace di amore e di servizio all’ umanità. Permettetemi di ripetere ciò che dissi nel corso del pellegrinaggio alla mia terra: «Se il diritto alla vita di una persona viene violato […], un colpo indiretto viene inflitto a tutto l’ordine morale, che ha per scopo i beni inviolabili dell’uomo. La Chiesa difende il diritto alla vita, non solo per rispetto alla maestà di Dio, primo Datore di questa vita, ma anche per rispetto al bene essenziale della persona umana»”.

Cosa direbbe oggi il Papa Santo?Non lo so, ma io sento di appellarmi al tuo giovane cuore per chiederti, alza la testa e la voce perché un giorno nostro Padre chiederà anche a me e a te: “Dov’è tuo fratello?”. Come risponderemo? Come Caino?!

 




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