Carlo Acutis, nuovo testimone della fede popolare

Carlo Acutis

Foto: http://www.carloacutis.com/

Cos’è che caratterizza la devozione popolare verso Carlo Acutus, questo ragazzo, morto a soli 15 ma in grado di raccogliere attorno alla sua testimonianza un’attenzione su scala mondiale? Tanti giovani e non solo hanno imparato a vedere in lui un testimonial della fede. Papa Francesco nella Christus vivit lo ha posto come modello per i giovani soprattutto per vivere bene le nuove sfide del mondo digitale.

Tanto in parrocchia quanto nelle facoltà teologiche si ragiona sempre più spesso di devozione popolare, se la stessa sia una forma da “purificare” dai troppi eccessi o se invece possa essere considerata una espressione spontanea della vicinanza che la gente semplice vive con la fede e con Dio. Di certo nel corso della storia e ancora oggi le distorsioni sono tante, eppure come ci insegna il Concilio Vaticano II la religiosità popolare è parte essenziale della fede della Chiesa che vive e cammina nei cuori e sulle gambe del Popolo di Dio. Ne ha parlato Paolo VI nella Evangelii nuntiandi, Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Vicesimus quintus annus, e da ultimo Papa Francesco nella Evangelii gaudium. Ecco che allora possiamo comprendere che il concetto stesso di devozione, pietà, religiosità popolare si va sempre più aprendo a una visione legata alla dimensione più ampia di “fede” popolare. Un dinamismo da saper riconoscere come azione stessa dello Spirito Santo.

Ci aiuta a leggere questa apertura un importante allargamento di prospettiva: la fede popolare non è soltanto la lettura dei fenomeni della tradizione che si legano ai diversi contesti locali: le devozioni mariane, ai santi patroni, ai riti della settimana santa ecc. ma anche il sorgere, direttamente in epoca moderna, di devozioni popolari. Si pensa certamente a San Pio da Pietrelcina, alle devozioni mariane a Lourdes, Fatima e più di recente a Medjugorje, alla devozione moderna alla Divina Misericordia, ma è interessante riflettere su una devozione dalle dinamiche totalmente nuove, quella al giovane beato Carlo Acutis del quale proprio in questi giorni si ricorda il compleanno (Carlo nasce a Londra il 3 maggio 1991 e muore a Monza il 12 ottobre 2006, NdA). 

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Cos’è che caratterizza la devozione popolare verso questo ragazzo, morto a soli 15 anni ma in grado di raccogliere attorno alla sua testimonianza un’attenzione su scala mondiale? Tanti giovani e non solo hanno imparato a vedere in lui un testimonial della fede, un influencer di Dio come lo ha definito la mamma Antonia, un apostolo dei millennials, come ho provato a raccontarlo anche io nella sua biografia spirituale. Papa Francesco nella Christus vivit lo ha posto come modello per i giovani soprattutto per vivere bene le nuove sfide del mondo digitale: «Egli sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza» (CV 105).

Ma qual è la forza di Carlo Acutis? Per usare le parole di Enzo Bianchi va compreso che «i santi sono gli amici invisibili, riferimenti esemplari e intercessori in una comunione che spezza ogni solitudine e fa “vivere insieme” quelli che sono già morti e quelli ancora sulla terra. Ma la “testimonianza” offerta da questi discepoli di Cristo di ogni epoca e latitudine non è quella auto-celebrazione pubblica che oggi è così di moda richiedere a personaggi di chiesa e a leader spirituali affinché raccontino la loro “esperienza” generatrice di audience. È invece il segno concreto che sono esistite ed esistono persone che mostrano di avere qualcosa di così grande per cui vale la pena di vivere e persino di morire».

Le chiavi di questa relazione con Dio che Carlo testimoniava già in vita, e continua con la sua testimonianza che si è ravvivata con la sua nascita al Cielo, sono la centralità di Gesù e di Maria, di Maria che accompagna a Gesù. Le massime espressioni della sua spiritualità sono infatti l’Eucaristia e la devozione mariana che si ravviva e si rinnova nella pratica del pio esercizio del Rosario. Quanto di più lontano dalla frenesia dei tempi moderni, eppure entrambe queste dimensioni sono il cuore della devozione che – anche attraverso i social – trova sempre nuove forme di espressione. 

La Mostra virtuale sui Miracoli eucaristici che Carlo da ragazzino volle mettere in piedi e che ha toccato negli anni tutti i cinque continenti è una genuina espressione di quella sovrabbondante grazia, troppo spesso incompresa, che vive nel Corpo eucaristico. Le continue sollecitazioni dei gruppi di preghiera on line, le novene di intercessione rivolte a Carlo ogni 3-11 del mese sono un canale di grazia che educa anche i giovani e, a volte, anche i più lontani a meditare con Maria sui misteri di Gesù. Forme antiche della pietà popolare che si ravvivano e si rinnovano grazie all’esempio e alla testimonianza di un giovane che fa fare esperienza di Dio, che indica una strada che porta a Cristo e solo a Lui, che illumina il cammino dei devoti con la luce, l’unica vera, che viene da Gesù, l’unica via verità e vita che conduce al Padre. È questo quello a cui accompagna la genuina espressione della fede popolare, è questo a cui figure come Carlo e la devozione che sono in grado di suscitare nei cuori possono insegnare ancora oggi a una società che sembra sempre più distratta e che fa fatica a comprendere la bellezza di una vita nuova che solo in Dio trova la sua pienezza. 
Ecco dunque un nuovo modo di leggere le forme di pietà popolare, non solo un retaggio del passato ma l’espressione sempre viva e sempre nuova che, attraverso la grazia dello Spirito, vive nel popolo e che fa del popolo un “luogo teologico” in cui attraverso anche nuovi testimoni si rafforza e si ravviva l’unica autentica fede, quella in Gesù Cristo. Concludiamo dunque con le parole che Papa Francesco affida a noi tutti attraverso il n.126 dell’Evangelii gaudium: «Nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione». Senza chiusure e senza pregiudizi, anche grazie a Carlo, possiamo proprio ripartire da qui.




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Vito Rizzo

Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”.

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