Castità

Una suora interrompe un bacio lesbo… dobbiamo riflettere su qualcosa?

Una suora osa dividere due donne mentre si baciano. Le immagini virali fanno il giro del mondo tra chi ride e chi invece inorridisce. Premesso che forse il metodo della suorina non è stato dei più carini, dobbiamo interrogarci su qualcosa?

Non deve sorprendere che (seppur con una crisi di governo in atto, la guerra in Ucraina che miete vittime innocenti ogni giorno e impoverisce molte tasche, il covid che non si arresta e la siccità che mette in ginocchio buona parte del nostro Paese) in cima alle notizie di questi giorni ci sia anche l’anziana suora di Napoli che, con una schiettezza simile a quella di una bambina, ha interrotto il bacio lesbo tra due modelle.

Non deve sorprendere per vari motivi. Il primo è che il sesso e l’affettività ci interessano. Sono temi che ci riguardano tutti: abbiamo tutti un corpo, delle pulsioni, dei desideri. 

Il secondo è che assistiamo ad una profonda trasformazione sociale (di cui forse la suora non è perfettamente a conoscenza) per cui non esiste più “giusto” e “sbagliato”. Non c’è un modo sano e un modo insano di vivere il sesso, non c’è un modo “bello” e un modo “brutto” di entrare in intimità. Non esiste alcuna distinzione tra verità e menzogna sul modo di approcciarsi al corpo. Tutto va bene, basta che “te lo senti”, basta che “lo vuoi davvero”. E l’atteggiamento di chi mostra fastidio per le effusioni tra persone dello stesso sesso oggi ha un nome che pesa, che marchia colui o colei che se ne macchia: si chiama omofobia.

Eppure, c’è un’altra definizione, forse più latente e meno esplicita, che potremmo dare di chiunque esprima un’opinione su come si debba o non si debba vivere il sesso: ovvero, sesso-fobico. Nell’era del sentimento sovrano e della soggettività regina, figuriamoci se – al di là dell’orientamento sessuale – qualcuno può permettersi di dire a un altro: “Secondo me stai sbagliando: sei fatto per un’altra luce, sei fatto per rivestirti di Dio, sei tempio dello Spirito Santo. Attento a come usi la tua libertà, attento a quali pulsioni assecondi, perché alcune ti donano pace, altre ti rendono schiavo, alcune ti avvicinano a Dio, altre no”. 

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Figuriamoci se può farlo la Chiesa (che ha fermato il progresso del Ddl Zan). Figuriamoci se può farlo una suora. Anziana, per di più. Usando la forza, poi! (Di fatto ha diviso fisicamente le due ragazze).  È così paradossale che in un attimo la parodia è servita. Ed ecco che la suorina – ignara, probabilmente, di aver sfidato ogni politicamente corretto possibile – sta facendo il giro dei social. Come se non bastasse, poi, ha tirato in ballo “il diavolo”, rievocando in un attimo l’epoca dell’inquisizione e la caccia alle streghe.

Premesso che i suoi metodi da signorina Rottermaier sono discutibili e non portano frutto, premesso che le persone si accolgono e non si trattano come fossero scarti di umanità, premesso che dovremmo sempre fare della sana autocritica come Chiesa sulla necessità di cambiare modo di porci, mi chiedo non possiamo anche riflettere un po’ proprio a partire da questo “sketch” che sembra studiato a tavolino (ammetto che ho persino dubitato dell’autenticità del video).

Al di là dei modi burberi, al di là dell’invadenza, al di là della scarsa capacità di attrarre al bene e di comunicare della suora e della sua chiusura, esistono delle relazioni in cui, come la suora ipotizza, “regna il diavolo” ovvero il distruttore, il divisore, colui che gode della nostra inquietudine e della nostra infelicità?

Parlo in generale, adesso, senza focalizzarmi sulla delicatissima questione dell’omosessualità: ci sono rapporti e incontri sessuali che portano “morte”, “divisione”, che ci allontanano da noi stessi e dall’altro, invece di unirci e favorire la comunione? 

Ci sono rapporti intimi che ci fanno perdere la gioia dell’anima? Io credo di sì. E credo che a volte, col silenzio ipocrita del politicamente corretto, si perde l’occasione di aiutare qualcuno a trovare sé stesso. Così, ad esempio, è stato per Peter che racconta:

La TV è diventata un sostituto di mio padre. Anche uno buono: non mi ha mai urlato contro, non mi ha mai messo giù la cornetta del telefono e mi presentava adulti più gentili con cui passare del tempo nella mia immaginazione. La mia crescente abitudine di navigare nei canali divenne una sorta di ricerca quotidiana del buon papà e persino dell’esperienza degli amici. (…) 

Avvicinandomi alle medie, quando è arrivata la pubertà, la ricerca ha assunto un nuovo carattere. Gli impulsi sessuali mi inondarono e iniziarono ad attaccarsi alle immagini su cui mi stavo concentrando. Non sapevo cosa stesse succedendo ed ero spaventato ma anche stupito. Ho iniziato a masturbarmi. 

Parlavo molto con le ragazze a scuola e nel vicinato. Era una specie di discorso frenetico che le teneva vicine nella conversazione ma anche a distanza. Ora so che anche il mio straparlare era una forma di autodifesa.

Poi al liceo, ho iniziato a parlare con i consulenti. Ero triste e mi sentivo confuso. Temevo di non poter fare amicizia. Loro mi hanno aiutato a esprimere i miei sentimenti. 

È stato bello farlo in presenza di un adulto e non essere criticato. Eppure, non siamo mai arrivati al nocciolo della questione. Non mi è mai sembrato di ricevere una guida che mi guidasse alla verità. 

Sembrava tutto semplicemente una lunga chiacchierata senza giungere ad alcuna conclusione. Al college ho parlato a un consulente della mia masturbazione e dell’attrazione per gli uomini. Quel consulente ha dato una definizione alla mia esperienza. Disse: “Peter, hai considerato che potresti essere gay?”.

Poi, nelle sedute successive, mi ha indicato in modi sottili che avrei potuto trovare maggiore soddisfazione nel fare sesso con uomini. Ora credo che avesse buone intenzioni, ma in realtà mi stava offrendo una forma di compassione fuorviante per aiutarmi nel mio dolore. (…) Presto ho incontrato una persona con la quale ho avuto il mio primo incontro sessuale. In poco tempo ho iniziato a fare sesso con altri ragazzi. Prima uno poi l’altro. 

In mezzo a tutta questa eccitazione sessuale, avevo ancora un dolore dentro. Ma mi sono quasi sentito obbligato a continuare con il sesso gay perché mi aiutava a dimenticare il dolore. (…) Poi c’è stato un incontro che mi ha messo in discussione, costringendomi a riconsiderare quello che stavo facendo… Una volta ho invitato uno sconosciuto a venire nel mio appartamento dopo aver ricevuto da lui i segnali che voleva fare sesso. Mentre stavamo facendo sesso, gli ho chiesto come si chiamava. Ha risposto: “Nessun nome. Solo sesso. Ora vai avanti”. A quel punto ho capito che qualcosa non andava. Non potevo continuare a dire che quello era uno stile di vita appagante. Ho iniziato a rivolgermi alla mia fede in Dio per ottenere risposte.

Ebbene, a Peter Dio ha risposto (qui potete leggere la sua testimonianza integralmente: Testimonianza-Peter.pdf). Mimì, la persona che lo ha aiutato a trovare le risposte che cercava, ha avuto il coraggio di offrire un’alternativa al politicamente corretto. Ha avuto il coraggio di proporre un’altra strada, quella della purezza, e oggi Peter ha negli occhi una luce nuova. Non cita mai il diavolo, nella sua testimonianza, ma ha conosciuto la morte del cuore. E l’ha trovata vivendo il sesso come sfogo, piuttosto che nella dimensione del dono. Mentre ora, grazie alla “sfacciataggine” di una amica (che pure, bisogna dirlo, non ha usato il metodo Rottermaier ma si è fatta prossima), ha di nuovo in sé la vita.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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1 risposta su “Una suora interrompe un bacio lesbo… dobbiamo riflettere su qualcosa?”

La buona suora di Napoli, da brava nonna più che da mamma, ha fatto bene. In pratica ha saltato tutti i passaggi del dialogo ed è arrivata alla conclusione. Cioè state sbagliando care ragazze. Non è vero che i giovani non capiscono quello che stanno facendo. Lo sanno benissimo e la brava suora ha confermato quello che loro sanno, perchè lo sanno che stanno esagerando. Lo sanno che la trasgressione o la voglia di fare quello che mi pare e piace non va bene ed è contraria al loro bene vero. Ed infatti le ragazze in questione, pur essendo solo una finzione, si sono come risvegliate. Le nonne che amano le nipoti dicono quello che non va bene e agiscono. Le nipoti ringrazieranno.

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