LIBRI SULLA FAMIGLIA

“Doc a chi?”: libro scritto con tre dita, mentre allattavo il secondo bimbo

Da un po’ di tempo trovate tra le firme di Punto Famiglia Lisa Zuccarini. Era aspirante medico, quando ha scelto di essere “solo” una mamma e una moglie. È autrice di un libro: “Doc a Chi? Cronache e disastri di una mamma col camice appeso al chiodo” (Berica Editrice) ed è molto attiva sui social. Tra le sue amicizie può contare anche su quella con Costanza Miriano. Andiamo a conoscerla.

Cara Lisa, vuoi presentarti?
Cara Cecilia, intanto lasciami dire che sono molto grata a te e a chi mi ha voluta con voi. Scrivere per la rivista Punto Famiglia concede la bellezza di parlare di temi che mi stanno a cuore: la famiglia, i ruoli genitoriali, e come sopravvivere ai tempi moderni senza ricorrere alle armi illegali ma solo a quelle spirituali. Per il resto hai già detto tutto, aggiungo solo che vado per i quaranta, il che vuol dire che non dovrò più coprire i brufoli ma solo le rughe e alla fine non è poi questa gran tragedia, e che potete togliermi tutto ma non Dio. Gli sono parecchio affezionata e lo metto in mezzo ovunque come il prezzemolo, ad un certo punto chi mi conosce se ne fa una ragione. E passa oltre, oppure no.

Si nota che hai la passione per la scrittura: come nasce, come la coltivi?
Diciamo che più che una scrittrice, come hai avuto la gentilezza di descrivermi, sono una persona che ha scritto un libro pour parler, letteralmente. Un po’ per caso, un po’ per scherzo (lo Spiritoso Santo, come lo chiamo, ama farmi questi colpi a effetto) ho trovato qualcuno disposto a pubblicare qualcosa di mio, e ne è uscito un libro scritto nei tempi e nei modi più inadatti (due anni fa all’epoca della stesura allattavo il secondo figlio di un anno e tenevo buono il primo di tre, e intanto scrivevo dove capitava nel momento in cui avevo tre dita libere). Oggi mi dedico a comporre un post al giorno per i social, mentre prendo il caffè la mattina. Il resto della scrittura impegnata trova spazio la notte, appena casa dorme, ma collasso per il sonno arretrato abbastanza rapidamente, motivo per cui attendo con ansia che i bimbi smettano di essere cagionevoli a oltranza e vadano a scuola, così da poter completare il secondo libro che vorrei portare alle stampe, se Dio vuole e se qualcuno lo vorrà leggere.

Di cosa parla il tuo libro “Doc a chi?”

Il primo libro parla di come mi sia saltato in mente di mollare gli studi di medicina quasi conclusi per darmi l’opportunità di fare solo la moglie e la madre. Parla di altre donne, amiche, madri lavoratrici, e di come ci ritroviamo bene o male tutte nei medesimi smottamenti esistenziali. Col tacco che si rompe al matrimonio di tuo cugino mentre rincorri il figlio piccolo che si catapulta sul tavolo degli sposi e cose simili. Ah, parlo anche di Dio, inspiegabilmente e parecchio.


Sappiamo che usi molto bene i social: quali contenuti prediligi? Cosa trova chi ti segue?

I social li uso per leggere le notizie, i pensieri sul Vangelo del giorno, le vite dei Santi. Sono una boomer prototipo pensionata. In realtà non ho tempo per guardare la TV a meno che non trasmettano i Barbapapà, quindi mi documento così su ciò che accade e cosa fluisce nel pensiero collettivo. Poi so che una parte di realtà, quella che non fa scandali né notizia, non passa per i social manco per sbaglio, così come molte mie amiche stupende che non hanno nemmeno il profilo su Facebook. Ogni giorno di solito riesco a commentare con un post o captation o come si dice (sono una boomer sul serio, ci ho messo un anno a capire instagram) il fatto di cronaca che più mi colpisce, oppure racconto a modo mio il Santo o il Vangelo del giorno, spiego molto terra terra ciò che vogliono trasmettere la bellezza di aderire alla storia di Cristo e della Chiesa. Almeno spero, finora comunque non m’hanno scomunicata.

Leggi anche: “Amatevi finché morte non vi separi”: un libro sul matrimonio profondo e divertente (puntofamiglia.net)

In cosa consiste la pienezza della vita?
Svegliarsi la mattina e nonostante la bava di tuo figlio appiccicata sul braccio e un dolore cervicale pazzesco pensare che dopotutto stai bene in ciò che sei. Quando siamo al posto giusto e al momento giusto, e sentiamo che i nostri passi ricevono una conferma e una benedizione dall’alto, non c’è cosa che nella vita non sia piena. Nonostante le difficoltà, tutto trova un senso e un modo, quasi tutto perlomeno. Sulle domande esistenziali enormi tipo cosa ho fatto per ricevere tanta grazia rispetto al poveretto che vive per strada ed è impazzito di dolore per le sue mille disgrazie, rimbalzo la domanda a Dio. Temo, però, di dovergli restituire parecchi talenti alla fine dei giochi, perché ho ricevuto molto e mi chiederà di sicuro parecchio (ecco perché cerco di fargli buon servizio …gratis).

Che diresti a chi ha paura delle rinunce legate alla maternità?
Che ha ragione. La maternità è un lasciar entrare un corpo nel proprio. A vita, metaforicamente e non. La carne di una madre non si divide da quella di un figlio, così la testa e il cuore. È un abisso di novità imponderabili, un abisso di amore che ti nasce dentro, è uno stravolgimento esistenziale pazzesco. Irragionevole accettarlo a cuor leggero. Ma è qualcosa per cui vale la pena vivere. E per le madri che non possono generare nella carne vale lo stesso: sentiranno gli stessi dolori e le stesse gioie, non si scappa, quando ti mettono in braccio un bambino dicendoti che è tuo figlio, qualcosa in te arretra per sempre per fare spazio. Il cuore trema, e non smetterà più. Sì che c’è da aver paura, ma l’amore fa sempre quest’effetto!

Un’ultima domanda: da tempo sei legata da una bella amicizia alla scrittrice Costanza Miriano… come e quando l’hai conosciuta? Cosa ti colpisce di lei?

Costanza ha otto o nove miliardi di amici sparsi per il globo, sono solo una delle tantissime anime che hanno avuto la possibilità di intercettarla per volersi bene. La nostra all’inizio era una conoscenza epistolare, tramite mail, per via di Chiara Corbella, che senza nemmeno rendersi conto ha creato il primo contatto tra noi. Poi Costanza mi seguiva sui social, leggeva quello che scrivevo, un giorno ha buttato lì un “devi scrivere un libro!”. L’ho fatto davvero, ma con la promessa che avrebbe scritto lei la prefazione. E da allora le Dio-incidenze tra noi sono diventate parecchie.

Alla fine va così: chi condivide un amore spudorato per lo stesso Dio fatto uomo si ama a sua volta. A me questa pare una cosa bellissima.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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