“Una parte di noi è già in Cielo”: racconto di una mamma che vive da risorta (parte 2)

preghiera

Ecco la seconda parte del racconto iniziato mercoledì scorso: “Quando il nostro primo figlio aveva otto mesi, scoprimmo di essere nuovamente in attesa. C’era un po’ di paura, ma avremmo scoperto che nostra figlia veniva a consolare la famiglia in un momento difficile…”. 

Diventare genitori è stata un’esperienza unica, che ci ha cambiato la vita e ci ha trasformati come coppia. Ci ha portato a rivedere ogni cosa, a riformulare le nostre priorità. È stato bello ed esaltante, ma anche faticoso.

Ammetto che avevamo un po’ di paura ad accogliere un secondo figlio: ci sentivamo tanto indaffarati con uno, figuriamoci con due.

Le nostre famiglie, comunque, erano molto presenti e, nonostante le insicurezze che a volte ci assalivano, eravamo grati a Dio per il dono di quel figlio. Sapevamo che ce l’avremmo potuta fare anche con due e perciò restavamo aperti alla vita. Pensavamo, però, che un secondo figlio non sarebbe arrivato subito…

Proprio in quel periodo, invece, abbiamo scoperto che il Signore crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi.

“Ci impegniamo ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarci”. Lo avevamo promesso. E Lui ci aveva presi in parola.

Quando il nostro primo figlio aveva otto mesi, ho scoperto di essere nuovamente in attesa. 

Mentirei se vi dicessi che abbiamo accolto subito con gioia quello sconvolgimento nella nostra vita. 

Un bambino è sempre una benedizione, lo sapevamo, ma eravamo stanchi e non ci aspettavamo di diventare di nuovo genitori così presto.

Ricordo che quando mi sfioravo la pancia sentivo già di essere la mamma di quell’esserino: avrei dato la vita per difenderlo, ma ci ho messo un po’ di tempo a diventare serena rispetto al fatto di ricominciare tutto daccapo.

Avevamo un bimbo molto vivace, in costante movimento. Iniziava a gattonare proprio in quel periodo. E richiedeva continue attenzioni. 

Temevo di non riuscire a gestire tutto: c’era lui ancora da svezzare del tutto, presto avrebbe mosso i suoi primi passi e io avrei dovuto corrergli dietro, con il pancione.

Avrei avuto nausee, visite mediche da sostenere, un sonno perenne, mentre il mio primo bimbo ancora si svegliava la notte. 

Inoltre, mio marito, a volte, era fuori per lavoro.

Ero terrorizzata di fronte alla mole di lavoro che mi attendeva, tantopiù perché la prima gravidanza mi aveva affaticato tanto. 

A tratti mi chiedevo se non fossimo stati troppo incoscienti. 

Leggi anche: “Una parte di noi è già in Cielo”: racconto di una mamma che vive da risorta (parte 1) (puntofamiglia.net) 

Subito dopo aver scoperto di essere incinta, a messa, al momento di ricevere l’Eucaristia, ho pregato in questo modo: “Gesù, io mi sono fidata di te. Ho lasciato la vita nelle tue mani. Sono terrorizzata, ma mi fido. Dammi solo quello che mi serve per farcela… Pensaci tu!”

Sarei disonesta se vi dicessi che Dio non ha esaudito le mie preghiere.

Di fatto, quella gravidanza è stata molto più semplice della prima: non mi sentivo affatto la stessa donna che era stata incinta la prima volta e aveva vissuto 9 mesi come un bradipo. 

La Provvidenza mi ha assistita veramente, passo dopo passo. Il Signore è molto generoso con chi si fida di Lui. Non ho preso molto peso, la pancia era meno pesante, le nausee non ci sono state, ero molto meno stanca della prima volta. Potevo gestire il mio primo bambino senza sentirmi a terra per la gravidanza che avanzava.

Iniziavo ad avere più paura per “il dopo”: paura di ritrovarmi con due figli così piccoli, di non avere abbastanza energie, di stressarmi troppo.

Faticavo (e fatico ancora) a fare mie le parole di Gesù: “Non preoccupatevi per il domani, a ogni giorno basta il suo affanno”.

Tuttavia, poco prima di partorire, mi è arrivata la conferma che Dio aveva fatto bene ogni cosa: perché mia figlia sarebbe stata una luce, nel buio di una situazione molto dolorosa…

Ero ormai nel terzo trimestre della gravidanza, quando scoprimmo che mia madre aveva un male incurabile. È morta pochissimo tempo dopo. Io ero al nono mese, quando Dio ha chiamato l’ha chiamata in Cielo, all’età di 51 anni. 

La morte di mamma è stata una prova grande e inaspettata… Gli ultimi giorni sono stati strazianti. Vederla soffrire è stata una delle cose più difficili che ho dovuto affrontare nella vita. Ed è stato duro veder piangere mio padre, che avevo sempre visto come una roccia.

Il 24 luglio 2018 ho scritto una lettera a mia figlia in grembo, in cui le auguravo, ancor prima di nascere, di saper trovare, insieme al Signore, motivi di gioia sempre, anche nelle prove più grandi della vita e di essere lei stessa fonte di letizia per gli altri. 

Le auguravo di donare il sorriso a quanti piangevano.

Solo due settimane dopo aver scritto quella lettera, il 6 agosto, la nonna è andata al Padre. 

Mi vengono i brividi quando rileggo quella lettera, perché mia figlia è stata davvero una fonte di gioia in un momento di pianto.

Lei, infatti, è nata il 27 agosto (giorno dedicato a una santa molto importante: santa Monica, madre di sant’Agostino e protettrice delle donne incinte), a tre settimane esatte da quando mia madre ci aveva lasciati per iniziare la sua nuova vita in Cielo.

La nostra piccola è venuta ad allietarci in un momento di dolore. 

Già solo nascendo, aveva iniziato a compiere la sua missione…

Continueremo questa testimonianza la prossima settimana!




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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