BRICIOLE DI VANGELO

9 Luglio 2023

Il libro della lode

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il commento

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra” (11,25). Dobbiamo leggere queste parole sullo sfondo dei versetti precedenti in cui l’evangelista ha raccolto le difficoltà della missione. Il brano evangelico si presenta come una preghiera di lode. Non siamo soliti usare questo registro, siamo più abituati a pregare con maggiore intensità nel tempo della fatica o quando siamo minacciati dalla sofferenza. Gesù invece rende lode il Padre proprio quando la sua predicazione si scontra con una crescente indifferenza. Invece di aprire il libro della delusione, Gesù canta un inno di lode al Padre che accompagna con saggezza il cammino del suo popolo. Ci serviamo della preghiera di lode quando vogliamo rendere grazie a Dio. E quando ci troviamo nella prova, usiamo la preghiera di supplica. Questo brano ci insegna che possiamo lodare Dio anche quando beviamo il calice dell’amarezza. Non è la preghiera di chi ha già superato la prova ma di chi, malgrado l’intima sofferenza, si abbandona fiducioso nelle mani del Padre perché riconosce che “tutto concorre al bene” (Rm 8,28).

I santi Luigi e Zelia hanno saputo cercare Dio anche nel tempo della prova. Nella loro vita la sofferenza è come una persona di casa, entra ed esce con regolare periodicità. Alle normali e talvolta pesanti difficoltà legate all’esperienza familiare, alle inevitabili preoccupazioni educative per dare a ciascuno dei nove figli ciò di cui ha bisogno, alla fatica e alle inquietudini dettate dal lavoro, si aggiungono altri eventi assai più dolorosi: in primo luogo la morte di quattro bambini, tutti in tenera età. E quando il cammino della vita sembra trovare la sua stabilità, Zelia scopre di aver un tumore al seno che in breve tempo consuma i suoi giorni. Malgrado tutto, lo sguardo dei santi coniugi è sempre rivolto a Dio e sempre condito di fiducia e di gratitudine. In quei mesi scrive: “Il buon Dio mi dà la grazia di non spaventarmi sono tranquillissima mi sento quasi felice non cambierei la mia sorte con nessun’altra” (LF 189, 20 febbraio 1877). Sia questa la nostra fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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