Cosa non fare quando arriva la crisi nel matrimonio? Alcuni spunti da una storia vera…

Il primo errore in un matrimonio è credere che possiamo salvarci da soli nella crisi. I coniugi hanno bisogno di Dio e di un cammino con i fratelli e le sorelle. Hanno bisogno di un Dio-Amore che nutra il loro fragile amore e di condividere la loro vocazione con altri sposi, perché le nostre “scorte di amore”, negli anni, possono esaurissi. Il vino può finire. Una storia vera per rifletterci. 

Qualche giorno fa mi scrive una donna: è seriamente preoccupata per suo fratello. Lui e la moglie vogliono divorziare. O meglio, lui non vorrebbe, ma lei da un po’ di tempo si sente cambiata e non trova più motivi per tenere in piedi il loro rapporto: “Non provo più nulla per te, mi dà fastidio se mi tocchi, mi irrita la tua voce, i tuoi difetti sono per me sempre più insopportabili… Non è colpa tua, tu sei sempre lo stesso, sono io che non sto più bene con te…”.

Lui non comprende, la vuole ancora, ma sa che non può obbligarla con la forza a restare insieme. Le chiede, però, un po’ di tempo prima di avviare le pratiche. Possono prendersi una pausa, riflettere… perché tanta fretta di divorziare?

Questi coniugi hanno anche tre figli, di cui una adolescente e due alle elementari. La donna vorrebbe andare all’estero con i ragazzi più piccoli (e lasciare qui la grande, che ha le sue amicizie) in un luogo dove già sono stati insieme con tutta la famiglia per un anno, lasciando l’uomo qui in Italia. 

Lui si oppone, non accetta che si spacchi la famiglia in questo modo, le nasconde i documenti necessari per programmare la partenza. Non vuole vivere lontano dai suoi ragazzi: “Non puoi portarmi via anche loro”.

Lei minaccia il suicidio: “Mi stai rovinando la vita, mi sento soffocare, se non mi lasci andare io… Non rispondo delle mie azioni!”.

La donna che mi scrive, in tutto ciò, chiede preghiere: soffre nel vedere suo fratello e sua cognata farsi la guerra, soffre per i suoi nipoti, che stanno crescendo in un clima ostile e tutt’altro che sereno.

Le chiedo se credono in Dio, se potrebbero essere umili e mettersi in preghiera per domandare a Gesù di intervenire nelle loro vite. “Macché: mio fratello, se gli si nomina Dio o Gesù, si mette a ridere… Gli ho suggerito di fare un tentativo, di chiedere aiuto al Signore, di aprirgli una fessura, mi ha detto di non averne bisogno”.

Mi dice che non sono particolarmente disposti a farsi aiutare in generale e che non hanno, almeno che lei sappia, amici intimi con cui si confidano. Anzi, tendono a vivere dei rapporti superficiali e a fingere che vada tutto bene.

Di fronte a tanto male, compito di un cristiano è anzitutto rispettare le fragilità, i limiti e farsi prossimo. Non dobbiamo giudicare. È molto più fruttuoso, infatti, spendere energie nel farsi preghiera per chi non prega, chiedere la protezione del Cielo per chi non osa nemmeno sperare che esista, come questi coniugi, dire spesso: “Ci sono, quando vuoi” e aspettare, senza essere invadenti. 

Nessuno sa cosa avviene nei cuori e chissà come potrà trasformare questo dolore il Signore, quando i tempi saranno maturi.

Leggi anche: La sessuologa Thérèse Hargot: “Per stare insieme a qualcuno bisogna essere qualcuno” (puntofamiglia.net)

Senza emettere sentenze, alcune considerazioni sull’amore sponsale, però, sono doverose.

E l’esperienza ci insegna che il primo errore in un matrimonio è credere che possiamo salvarci da soli nella crisi.

I coniugi hanno bisogno di Dio e di un cammino con i fratelli e le sorelle.

Hanno bisogno di un Dio-Amore che nutra il loro fragile amore e di condividere la loro vocazione con altri sposi, perché le nostre “scorte di amore”, negli anni, possono esaurissi. Il vino può finire. 

Non è lo stesso se alla tua mensa hai oppure no qualcuno che può sempre rimettere in tavola del vino nuovo e soprattutto immensamente buono. 

Non è lo stesso se hai imparato a custodire il tuo matrimonio.

Non è lo stesso se hai imparato o meno a vigilare sul tuo cuore e sulla tua relazione.

Non è lo stesso se ti apri oppure no, nella crisi, a chi può aiutarti (amici, un terapeuta, buone letture). 

E, inoltre, non è lo stesso sapere oppure no che qualcuno il vino dalla tavola può venire a rubartelo, dopo essersi imbucato ad una festa alla quale non era stato invitato.

Qualche tempo fa, parlando con il mio vescovo, riflettevamo su quanto il demonio odi le famiglie e su come si insinui ovunque, ma soprattutto laddove non lo si combatta. 

Il demonio odia il matrimonio e come un abile demiurgo che scimmiotta il Creatore si impegna a pervertire ciò che Dio ha messo a disposizione degli uomini e delle donne per il loro bene.

Dio crea la sessualità per la comunione? Il demonio la perverte in forma di dominio e strumento per dividere.

Dio crea la famiglia perché si sperimentino al suo interno amore, solidarietà, sostegno reciproco? Lui fa di tutto perché i legami famigliari diventino catene, perché sovrabbondino umiliazioni e frustrazioni.

Dio consacra lo sposo perché sia immagine della predilezione di Dio per la sposa e viceversa? Il demonio rende l’uomo e la donna strumenti di distruzione reciproca. Quanto male sanno farsi gli sposi, se lontani dalla Bellezza del vero amore! Almeno tanto quanto bene possono procurarsi se hanno compreso appieno la loro vocazione. 

Il punto non è solo “professare la fede” e sposarsi in chiesa. Il punto è scegliere – non sperare di “subire” – l’amore e riconoscere che ha le sue regole, una sua essenza. Non c’entra nulla con l’istinto. L’amore è progetto, è fedeltà, è il lavoro di una vita, è disponibilità a farsi plasmare il cuore. Quanti si sposano con questa consapevolezza?

Inoltre, occorre sapersi piccoli e manchevoli. “Non serve Dio per amarsi”, dicono. E allora qualcuno mi mostri come si può contrastare Satana, quando sfodera le sue armi peggiori, se non per mezzo di Gesù. Qualcuno mi dica sotto quale altro nome possiamo essere salvati, se non il suo. 

Ognuno è libero di credere oppure no che Gesù sia il Salvatore, ma sono sempre più convinta – guardandomi intorno più che leggendo libri di teologia – che la gioia vera, la capacità di custodire l’amore, la forza di ricominciare, la possibilità di risorgere sono doni di Dio.

Qualche giorno fa, il sacerdote, a Messa, ci ha invitato ad annunciare con coraggio che l’unico Salvatore è Gesù: “Gli altri potranno accogliere o rifiutare, ma se non annunciamo, a che serviamo noi cristiani?”.

Ai coniugi di questa dolorosa vicenda non posso dire nulla, perché non li conosco. Però, a chi mi legge mi sento di dirlo, come qualcun altro ha detto a me, salvandomi dalla superbia: siate umili. Non ridete quando vi parlano di Dio, non chiudetevi nella vostra corazza, perché la salvezza dalle tenebre della vostra vita non potete darvela da soli.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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