30 Aprile 2024

Imparare ad osare

«Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico. Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci a quella pienezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore (cfr Ap 2,4)», scrive Papa Francesco nella Christus vivit.

Sì, il Papa ha proprio ragione! I giovani santi ci spingono a ritornare al primo amore. Alle sorgenti della nostra felicità. La loro vita, la loro testimonianza non è solo utile al cammino ma decisiva e fondamentale. Con le loro gesta, gli scritti, le scelte, essi mettono nel cuore santi desideri e una struggente nostalgia di voler dare un senso alla nostra vita.

Oggi tendiamo a mettere Dio fuori gioco dalla nostra vita. Vogliamo decidere tutto, senza condizionamenti. Spesso però il nostro cuore inquieto non riesce a trovare quella pienezza che pure desideriamo con tutte le forze. Siamo stati pensati per l’eternità. Le scelte che non hanno questo afflato spesso si rivelano gioie passeggere. I santi ci insegnano che riconoscere i propri limiti è faticoso ma è proprio questa fatica che permette a Dio di lavorare nel nostro cuore e donarci quelle luci necessarie a trovare il coraggio di cambiare strada.

Lui è un Padre amorevole che ci guarda con amore. Il suo sguardo non è giudicante, il suo sguardo non fa ammenda delle nostre colpe, guarda oltre le ferite e le brutture del peccato. Per quanto il diavolo tenti di sfigurare la nostra anima, Lui non volge il suo sguardo altrove come quando ci presentiamo agli altri nel nostro outfit peggiore. Anzi sembra proprio aspettarci lì, ha in mano l’abito migliore per rivestirci di quella dignità perduta. La santità è corrispondere al Suo sguardo. È non volgere gli occhi altrove. È lasciarsi amare da Lui. È accettare che Lui lo faccia nonostante siamo impresentabili o non ci sentiamo degni.

Santa Teresa di Lisieux si presenta come un uccellino che ha gli occhi di un’aquila: “Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po’ di piuma lieve; non sono un’aquila, ho dell’aquila soltanto gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole divino, il Sole dell’Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni dell’aquila…” (Storia di un’anima). Teresa sa di essere debole ma nello stesso tempo ha il cuore forte di chi osa sperare tutto da Dio e Lui compie in lei grandi cose. Senza Dio l’uomo è incapace di realizzare se stesso. Questo messaggio di speranza traspare limpido attraverso la vita dei santi.

La santità non ha nulla a che vedere con le logiche della ragione e dell’apparenza. I più grandi santi in vita sono stati definiti, pazzi, eretici, fuori dalle righe, per poi comprendere che cercavano sempre e ostinatamente di corrispondere a quell’amore che li chiamava a donare la loro vita. I santi sono quegli uomini e quelle donne che hanno trovato una ragione per cui dare la vita: Gesù.

L’8 dicembre 1990 parlando ai giovani dell’Azione cattolica, don Tonino Bello diceva: “Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi. Non fermatevi, perciò, a mezza costa: la santità non sopporta misure discrete. La totalità è la misura dell’amore. Solo chi è disposto a permettere a Dio di regnare nel proprio cuore, di prendere il primo posto può giungere in cima. Potremmo dire con papa Francesco, imparare ad osare: “Osa essere di più, perché il tuo essere è più importante di ogni altra cosa. Non hai bisogno di possedere o di apparire. Puoi arrivare ad essere ciò che Dio, il tuo Creatore, sa che tu sei, se riconosci che sei chiamato a molto. Invoca lo Spirito Santo e cammina con fiducia verso la grande meta: la santità”.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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