Tempo di Pasqua in famiglia

18 Maggio 2017

18 Maggio 2017

Il primo amore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Il commento

Rimanete nel mio amore” (15,9). L’amore è un sentimento universale, un bisogno radicato nel cuore di ogni uomo, un desiderio che appartiene alla natura umana. “L’uomo non può vivere senza amore”, riassume efficacemente Giovanni Paolo II (Redemptor Hominis, 10). Essere e amare si congiungono insieme; o insieme si perdono. Se vivere significa amare; chi non vive l’amore, chi non è capace di amare e/o non percepisce di essere amato, si trova già immerso nella morte. Colui che non si sente amato e incapace di amare, rischia di non poter neppure sopravvivere. L’amore è un ingrediente essenziale della vita. E tuttavia sappiamo tutti quanto sia difficile raccogliere la sfida dell’amore. Nella predicazione l’amore è presentato spesso come un’esortazione a fare qualcosa, come se tutto dipendesse dall’uomo. Il Vangelo di oggi invece ricorda che l’amore trova la sua origine e il suo fondamento in Dio. Chi accoglie Dio nella sua vita, riceve l’amore e diviene capace di amare. L’invito a rimanere in Lui, ripetuto con insistenza nella prima parte (15,1-8) è la premessa per imparare ad amare. La dimensione mistica precede quella etica. Solo chi è unito al Padre, in Gesù Cristo, riceve lo Spirito Santo e diviene capace di amare tutti, anche chi non è amabile. “Rimanete nel mio amore” significa dunque: “lasciatevi amare da me, accogliete e custodite quell’amore fedele e fecondo che io ho ricevuto dal Padre e ho donato a voi”. Se vogliamo imparare ad amare nella verità, se vogliamo vivere l’amore non come un sentimento, che inevitabilmente rimanda a se stessi, ma come un’esperienza che fa della nostra vita un dono, dobbiamo entrare nell’intimità di Dio. È questo il “primo amore” (Ap 2,4), l’amore fondativo che poi si riflette nei diversi ambiti della nostra esistenza. Ogni forma di amore scaturisce da questa fonte nascosta. I grandi testimoni della carità hanno trovato in Dio la forza di amare senza misura. Oggi chiediamo la grazia di ritornare umilmente a questa sorgente inesauribile per ritrovare la gioia di donare e perdonare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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