10 agosto 2019

10 Agosto 2019

Amare senza paura

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,24-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

Il commento

Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo” (12,24). La parola del Vangelo offre una suggestiva interpretazione della croce di Gesù ma contiene è anche una provocazione per i discepoli. La morte appare ai nostri occhi come l’estrema solitudine, desolazione, rottura di ogni vincolo. Gesù, invece, afferma esattamente il contrario: chi non muore resta solo! In greco troviamo il verbo ménō che attraversa tutto il Vangelo di Giovanni come costante richiamo di quel legame tra Gesù e il discepolo, premessa della fecondità: “Chi rimane in me porta molto frutto” (15,5). Restare soli significa che non siamo più con Lui. Chi non accetta di morire, chi non è disposto a consumare la sua vita con e come Gesù, resta solo, cioè non sta più con Lui, si allontana da Lui, perde la relazione fondamentale. Chi non ama non trova amici veri, le sue uniche compagne saranno la paura e le illusioni. Chi invece è pronto ad amare fino a morire, chi ama senza paura di morire, sperimenta la fecondità, cioè la gioia della comunione e la certezza di partecipare ad storia che semina vita e speranza. Chi ama, non muore. È questa la forza dei martiri, essi hanno ritenuto che il bene più grande della loro vita era Gesù Cristo, l’amore per Lui non poteva essere barattato con altre cose, per quanto importante potevano apparire. La relazione con Gesù Cristo era così importante da custodirla anche a prezzo della vita. Il martirio ha tanti volti: la testimonianza eroica della fede, una vita consumata nella carità fraterna o interamente spesa per annunciare il Vangelo. Sono martiri anche quelli che danno la vita goccia a goccia, in quella fedeltà che gli uomini non vedono e che non smette di stupire gli angeli. Nella festa di san Lorenzo, impegniamoci a vivere nella logica del dono e chiediamo la grazia di non lasciarci guidare dalle paure, che inquinano i pensieri e imprigionano la buone intenzioni, ma solo dall’amore per Gesù. È questa la premessa per fare della vita un terreno fecondo che porta frutto in ogni stagione. Anche dopo la morte.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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