DDL Cirinnà

Cos’è la «stepchild adoption»? 2 casi emblematici negli ultimi giorni

(Foto: © Ivonne Wierink - Fotolia.com)

di Giovanna Abbagnara

Il DDL Cirinnà, in aula del Senato tra pochi giorni sancisce anche la stepchild adoption. Cerchiamo di capire meglio attraverso due storie che arrivano da Israele e dal West Virginia, quali conseguenze può avere il riconoscimento della stepchild adoption per le coppie omosessuali.

La stepchild adoption, letteralmente «adozione del figliastro», è il meccanismo che permette a uno dei membri di una coppia di essere riconosciuto come genitore del figlio, biologico o adottivo, del compagno. Possibilità che il ddl Cirinnà sulle unioni civili prevede anche per le coppie omosessuali. Due storie sono esemplificative per comprendere meglio le conseguenze di legiferare un simile istituto.

Primo caso: una coppia omosessuale israeliana aveva commissionato ad un’agenzia esperta in utero in affitto una bambina. Al termine del periodo di gestazione si recano in Nepal per ritirare la figlia commissionata dalla madre surrogata ma una volta ritornati a casa dopo aver effettuato un test genetico obbligatorio, si sono accorti che la bambina non era la loro e l’hanno rimandata indietro. L’ovulo comprato e fertilizzato con lo sperma dei due uomini non era infatti stato impiantato nell’utero della donna giusta. Questo tipo di esami richiede diverse settimane. La bambina è infatti nata il mese scorso e la notizia dell’errore è arrivata solo questa settimana. Risultato: pacco rispedito indietro ai genitori che l’avevano davvero commissionata. Ora bisogna accertarsi in quale utero in affitto sia finita la bambina giusta!

Secondo caso: due lesbiche statunitensi Karen e Lauren si sposano nel 2013 e divorziano nel 2014. Intanto però avevano deciso di avere un figlio e chiedono ad un amico di Karen lo sperma, dal quale la stessa viene fecondata. Il bambino nasce proprio mentre la coppia sta per separarsi.  Karen è a tutti gli effetti la sola e unica mamma del bambino, ma Lauren si rivolge a un giudice. E l’8 gennaio 2016 il giudice stabilisce i “full parental rights” per Lauren, obbligando il bimbo ad avere per mamma anche un’estranea in virtù del “matrimonio” lesbico con la vera mamma. Ancora una volta il bambino vittima di contese assurde.




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