Quaresima in famiglia

4 Marzo 2017

4 Marzo 2017

Senza fare domande

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Il commento

Vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi!” (5,27). Il racconto è quanto mai sintetico, come tutti i racconti di vocazione, poche parole, come per ricordare che non c’è tempo, non c’è spazio per fare chiacchiere, per trovare scuse. Non è possibile neppure rimandare. Gesù passa e chiama e Levi, “lasciando tutto, si alzò e lo seguì” (5,28). Gli altri apostoli sono persone di umile condizione, pescatori ignoranti che non godevano di grande considerazione. Qui, invece, siamo dinanzi ad un uomo che sicuramente ha studiato ed esercita un mestiere importante, anche se socialmente odioso. Levi appartiene a quella schiera di persone che un ebreo non avrebbe mai voluto incontrare né tantomeno avrebbe voluto accogliere in casa sua. Chiamare uno come lui significa macchiare la propria reputazione. In fondo, così pensano i primi discepoli, tu sei un uomo di Dio, perché vuoi rischiare con gente come questa che non ha niente a che fare con Dio?

Levi non ha un buon curriculum, anzi le credenziali sono certamente assai discutibili. Era considerato un senza Dio, un peccatore, uno di quelli che sono già condannati, uno con il quale non bisogna avere contatti. E invece, sorprendendo tutti, anche i suoi discepoli, Gesù lo chiama e lo invita a stare con Lui. Il Maestro non si ferma alle apparenze. Non solo scruta il cuore ma è capace di cambiare il cuore. La sua chiamata è una parola che penetra nell’intimo del pubblicano, lo provoca e intenerisce un cuore che, fino a quel momento, ha perseguito altri interessi. Gesù lo sceglie per ricordare che nessuno è escluso, nessuno è condannato, tutti sono chiamati, Gesù non pesca tra i santi e chiama anche quelli che sono pieni di difetti. Il Vangelo non riporta nessuna parola di Levi, si limita a dire che “si alzò e lo segui”. Nella sua nuda essenzialità vivere la fede significa permettere a Gesù di entrare nella propria vita e scegliere di stare con Lui, senza fare troppe domande, senza perdersi in chiacchiere inutili e senza paura di perdere i privilegi acquisiti. È quello che dobbiamo fare anche noi se vogliamo fare di questa Quaresima un cammino di vera conversione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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