amnesia

-12, la storia di un medico che perde la memoria ma non la fede

di Gianni Mussini

Un istante, il rumore delle ruote che stridono sull’asfalto, poi il buio. Gli ultimi dodici anni di vita non esistono più, inghiottiti nell’oblio della memoria. Tutto ciò che rimane è la fatica e l’impegno di ricostruire la propria identità in un mondo completamente diverso. Oggi, dalla penna di Gianni Mussini, l’incredibile storia di Pierdante Piccioni.

A chi non è mai capitato di chiudere per sbaglio un file, perdendo così il prezioso lavoro degli ultimi cinque minuti? Che nervi, adesso quella frase lì che era venuta così bene non riesco più a ricostruirla esattamente come prima. E alzi la mano chi, per distrazione o incidente, con il computer non ha avuto guai peggiori. Conosco storie raccapriccianti di mesi o addirittura anni di lavoro andati in fumo. Un lutto non tanto facile da elaborare!

A me personalmente, ai tempi felici della mia ignoranza informatica, è capitato di perdere un bel po’ di posta inviata perché il mio Thunderbird aveva esaurito il suo spazio. La scorsa estate, poi, sono riuscito nell’impresa di smarrire la chiavetta contenente buona parte delle foto di un favoloso viaggio americano, tra Grand Canyon, Monument Valley e Death Valley. Da spararsi.

In questi casi uno si rilegge quel passo dell’Ecclesiaste: “Omnia vanitas”, tutto è vanità; e cerca di farsene una ragione. Ma la rabbia non passa tanto facilmente.

E sì che si tratta, in fondo in fondo, di inezie. C’è qualcuno a cui è capitato ben di peggio. Il 31 maggio 2013, sulla tangenziale di Pavia, il dottor Pierdante Piccioni – cinquantatreenne primario al Pronto soccorso di Lodi – ebbe un piccolo ictus che lo fece uscire di strada. Trauma cranico con svenimento ma, tutto sommato, un incidente fortunatamente modesto. Nessuna frattura, nessuna ferita seria. Solo che, ricoverato in ospedale, Pierdante si risvegliò nel 2001: gli ultimi dodici anni di vita bruciati nel suo cervello proprio come i file di un computer, ma tanto più complessi di quelli, e tanto più ricchi di vita vera e bella.

La moglie Assunta, una madonnina bionda dagli occhi azzurri, invecchiata improvvisamente di dodici anni. I figli dai nomi apostolici, Filippo e Tommaso, repentinamente passati dalle elementari all’università, e con quel vocione di maschi adulti. Gli amici conosciuti prima del fatidico 2001 ormai quasi tutti incanutiti e stempiati (le donne un po’ meglio, per via di tinta e make-up). Gli altri, conosciuti nel periodo del grande buio, completamente ignorati. Da piangere. C’è una povertà più grande di questa?

Ma poi arriva il peggio. La mamma morta senza che lui possa ricordarsene: un lutto desolato e bruciante che Pier, come lo chiamano gli amici, è costretto ad affrontare una seconda volta. E con quello, altri inevitabili lutti che ritornano una seconda volta, e tutti insieme, con il loro carico di smarrimento e dolore. Ci sono anche ferite fortunatamente più lievi, anche se non del tutto indolori, come la sconfitta della sua Juve contro il Milan nella solita finale di Champions perduta dai bianconeri; addirittura la serie B per i fatti di calciopoli. E poi un mondo diverso, in cui la tecnologia ha reso obsoleti tanti degli oggetti del Pier quarantenne, a cominciare da quel telefonino che sembra uscito da un film dei Flinstones. Per non parlare del costume, della musica, della politica…

Altroché spararsi! E in effetti Pier, lo confessa tranquillamente, ha avuto anche la tentazione del suicidio. Perché forse la memoria non è tutto, ma assomiglia a tutto: non saremo ciò che ricordiamo, ma ciò che ricordiamo è gran parte di noi. Un computer a cui viene bruciato più di un quarto dei suoi dati e sistemi non è più la stessa macchina!

Però i computer, almeno per ora, non si innamorano. Non hanno famiglia, figli, amici. Non hanno un Padre buono che li ama comunque e che trattiene per il gran giorno tutti i file andati in fumo nella nostra povera vita, pronto a restituirceli in una luce nuova e perfetta.

Deve essere proprio questo che, con la fatica e gli oscillamenti del caso, deve aver pensato Pier. Il quale, intanto, ha ripreso a studiare con nuova veemenza, tornando a essere primario dopo che qualcuno dei superiori aveva già pensato per lui a una comoda uscita di sicurezza (la solita pensione, un posto impiegatizio dove uno smemorato come lui non possa fare danni). Così è diventato più bravo di prima e sta facendo più carriera di prima.

La sua storia davvero singolare è finita sui media e in breve Pier è diventato un personaggio popolare, finendo su tutti i principali giornali e calcando la gran ribalta della TV. Bel ragazzo, con innata capacità comunicativa, è stato invitato nei principali salotti televisivi, da Fazio a Domenica in, per citarne solo un paio; e naturalmente si sono occupate di lui diverse emittenti radiofoniche, a partire dall’amata RTL 102, che gli fa compagnia nei trasferimenti in macchina.

Un eccellente giornalista e scrittore, Pierangelo Sapegno, della Stampa, ha aiutato Pier a scrivere un libro sulla sua storia. Uscito da Mondadori con il titolo Meno dodici, è stato un successo di pubblico strepitoso. Tanto che ora è uscito – con la stessa formula – una sorta di sequel intitolato Pronto soccorso, con l’illuminante sottotitolo Storie di un medico empatico. Sì, perché Pier ha anche il talento naturale di sapersi porre in sintonia con chi ha a che fare con lui, a partire naturalmente dai malati.

Credente, nel periodo del buio, presidente del Centro di aiuto alla Vita pavese, Pier ha avuto qualcosa da ridire con il Padreterno. A buon diritto. Ma, a buon diritto, il Padreterno non ha mai avuto nulla da ridire sul suo conto (come sul conto di ciascuno di noi). Per questo Pier continua la sua avventura anche nella fede.

Non si pensi però a un lieto fine hollywoodiano. Proprio la fede cristiana dovrebbe farci diffidare di ogni mieloso happy-end su questa terra. E, infatti, nel secondo dei libri citati emergono tutte le ansie, le frustrazioni, i momenti di depressione e delusione a cui Pier va incontro. E anche la speranza di poter recuperare – chissà – qualche frammento della perduta memoria.

Ma proprio questo è il bello di questa storia incredibile. Non ci fornisce una facile consolazione ma ci indica un modello di impegno e fatica: due cose che, con l’aiuto di Dio, possono fare veramente miracoli.

E dopotutto un miracolo è quello che Pier è riuscito a combinare in questi quattro anni. Ma naturalmente, il meglio deve ancora venire…

Per i due libri citati: http://www.mondadoristore.it/libri/Pierdante-Piccioni/aut02733976/

Tutti i diritti d’autore in beneficenza.




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