Charlie Gard

Charlie Gard: “Nessun verdetto può sostituirsi ai genitori”

eutanasia

(Foto: © ikontee - Shutterstock.com)

a cura della Redazione

La vita di Charlie Gard ora dipende dalla decisione dei giudici di Strasburgo. Staccare la spina d’autorità è giusto oppure è una scelta che spetterebbe ai genitori? Lo abbiamo chiesto a Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita e a Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia.

È tenuto in vita da un respiratore artificiale il piccolo Charlie Gard, 8 mesi, affetto da una malattia genetica rara fin dalla nascita. Per i medici che lo tengono in cura all’ospedale pediatrico di Londra Great Ormond Street, non c’è niente da fare, l’unica via è staccare la spina. Non sono assolutamente d’accordo, però, i genitori del piccolo, Chris Gard e Connie Yates, che vorrebbero invece portarlo in America dove lo attenderebbero nuove cure ancora sperimentali. 

Lo scorso mese il verdetto della Corte d’Appello aveva sentenziato: ancora 24 ore, poi al piccolo Charlie sarà staccato il respiratore.

Alla decisione del giudice la madre del bambino, Connie Yates, era scoppiata in lacrime. Lei e suo marito erano riusciti a raccogliere 1,5 milioni di sterline per portarlo negli Stati Uniti.

All’indomani del verdetto ed esaurite tutte le opzioni legali nel Regno Unito, Connie e Chris, si sono rivolti alla Corte di Strasburgo. Il loro obiettivo è sottoporre Charlie ad un trattamento sperimentale per curare la sindrome di deperimento mitocondriale da cui è affetto. Una patologia che provoca il progressivo indebolimento del sistema muscolare, lasciando minime speranze di sopravvivenza.

La Corte europea per i diritti umani ha imposto al governo inglese di mantenere in vita Charlie fino a oggi. “Nessun’autorità può sostituirsi ai genitori” ha dichiarato Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita italiano. “Scelte come questa sono delicate e devono essere maturate nel tempo dai genitori, non sentenziate in un verdetto”.

“La magistratura – aggiunge Gigli – può accettare la limitazione volontaria delle cure in casi senza speranza, ma non può imporla senza produrre nella società una deriva autoritaria e statalista. Staccare la spina d’autorità equivale a una condanna a morte”.

Per Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia, sia le istituzioni che la società civile hanno il dovere di custodire la vita del piccolo Charlie. L’esistenza del bambino ha senso ed è unica e preziosa anche se non vi sono prospettive di guarigione. “Siamo di fronte alla progressiva difficoltà della nostra cultura consumistica ed efficientista a comprendere il valore e il significato della vita umana anche quando è segnata dalla sofferenza. – sottolinea Giordano –  L’augurio è che la Corte europea di Strasburgo sappia compiere una decisione di civiltà e difenda la vita come prima valore”.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.