16 agosto 2017

16 Agosto 2017

I sentieri dell’unità

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Il commento

Dove sono due o tre riuniti [sunêgménoinel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (18,20). In questa sezione (18, 1-35) l’evangelista ha raccolto, come in un mosaico, i tasselli fondamentali che descrivono l’immagine della comunità cristiana. Sono elementi diversi e complementari ma tutti ricordano che la comunione è un bene da ricercare e coltivare. Il brano liturgico odierno richiama il valore della correzione fraterna ma io vorrei soffermarmi sull’affermazione conclusiva: Gesù assicura la sua personale presenza dove una comunità – anche quella più numericamente più piccola – è radunata nel suo nome. È questa la promessa ed è questa l’esperienza della fede che i discepoli vivono dalla sera di Pasqua: “La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo” (Gv 20,19). Colui che in principio era presso Dio (Gv 1,1) non solo è venuto in mezzo a noi (Gv 1,14) ma ha scelto di rimanere con noi per sempre (Mt 28,20). È questa la verità più consolante, la certezza che spezza alla radice ogni delusione. Occorre però precisare chi sperimenta questa presenza. Il testo evangelico non parla di un generico gruppo ma di una piccola comunità che si raccoglie nel nome di Gesù. Il verbo synagô (da cui deriva anche sinagoga) significa letteralmente condurre insieme [syn – agô]. Si tratta di un participio perfetto, indica un’azione compiuta. Il verbo è al passivo, fa pensare perciò a qualcun altro che riunisce. È una comunità che accoglie l’invito di Dio. La frase evangelica non fa riferimento ad una comunità che prega. Se vogliamo vivere in compagnia del Risorto dobbiamo camminare nei sentieri dell’unità. Non si tratta di una comunione occasionale né di una collaborazione contingente e determinata solo da particolari motivi o da interessi comuni. Il Vangelo chiede ai discepoli di cercare e vivere la comunione fraterna come stile di vita. È una “via stretta” ma è quella che conduce con certezza all’eterna beatitudine.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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