Tutti i Santi

Rivoli di beatitudine

di fra Vincenzo Ippolito

“Ti chiedo una beatitudine che mi renda riflesso tuo tra gli uomini, una scintilla del tuo cuore, roveto di misericordia che brucia e non si consuma. Esaudiscimi, solo tu puoi colorare, da vero pittore, la mia vita con la gioia che mai sbiadisce”.

Mi capita spesso di essere un artista immaginario, leggendo la Scrittura. Poiché nessuno mai vedrà ciò che la mia fantasia crea, mi diletto nel disegnare scene e personaggi per entrare meglio nel vissuto di una descrizione evangelica. Talvolta, però, nel mio immaginare un personaggio, una figura ne richiama un’altra e sembra di divagare con la mente, quando invece è il cuore a condurre il timone del mio riflettere, percorrendo i mari dell’amore di Dio che resteranno per me sempre inesplorati. E così non mi fermo a tradurre in immagini ciò che leggo, perché, nel ricercare il significato di ogni cosa che Gesù dice e fa, la mia fantasia è spinta ad un lavorio ancor più minuzioso.  Nel caso del Vangelo delle beatitudini, ad esempio, oltre a figurarmi il monte ed il Maestro che dona le tavole della nuova Legge, seduto sulla cattedra che ogni ascoltatore attira, la mia mente si figura un’altra scena, senza che io riesca a controllare il mio riflettere. Mi sembra di vedere otto rivoli che escono dal costato di Gesù. «Oibò – dico a me stesso – già sono giunto al Golgota? Non stavo forse leggendo dell’inizio della vita pubblica del Signore? Donde questa sua croce e cosa mai son questi rivoli che dal suo cuore trafitto escono?».

Mentre mi chiedo spiegazione di ciò che vado pensando, la mia fantasia continua a disegnare il volto del Signore, mentre una voce interiore mi guida a contemplare in Lui, crocifisso, il vero beato, il povero che lascia trasparire la bellezza dell’amore, Lui che sorride alla vita anche se il suo viso è rigato di lacrime per la durezza del cuore degli uomini, Lui il mite e pacifico agnello che si lascia condurre al macello, felice di dare la vita per la salvezza dei suoi, Lui che ha sete della fede della samaritana ed è famelico del cibo della volontà del Padre, Lui il misericordioso, il Pastore che va in cerca della pecora smarrita, il medico che cura i malati, l’amico dei pubblicani e dei peccatori, che non ricusa di stare con loro per ridonare la gioia di sapersi amati da Dio, Lui che ha un cuore così puro per vedere solo il bello ed il bene che c’è nell’animo di ogni uomo, Lui che opera la pace, accogliendo la guerra di chi lo crocifigge per odio, Lui il perseguitato che fa della giustizia la sua sorella germana e non teme di offrire quanto ha ricevere in dono dal Padre. Bello il Gesù maestro che, seduto all’aperto sulla cattedra di un alto monte, insegna come dal suo cuore partano i fili della gioia, le vie della pace, le possibilità offerte ad ogni uomo per vivere da creature nuove. Così dipingerei la pagina delle beatitudini, se fossi un pittore!

Leggendo il brano di san Matteo (cf. 5,1-12), tutti siamo invitati ad avvicinarci alla sorgente della santità che è Gesù. Il Figlio di Dio, infatti, è venuto per le pecore perdute come me e se mi accosto o, per meglio dire, se gli permetto di avvicinarsi a me, io sarò la sua gioia ed Egli la mia perché mi donerà, come al ladrone pentito, la misericordia che apre le porte del Regno. Se mi incontra in pianto, come la vedova di Nain, Egli mi consolerà ridonando la vita alle mie speranze fallite; se mi vedrà mite ed arrendevole per il dono della grazia battesimale, da Lui, che è il mitissimo agnello, riceverò in eredità il cielo ed il collirio della sua compassione guarirà i miei occhi, come quelli di Tobi, per vedere faccia a faccia la gloria di Dio. Più mi avvicino a Cristo, attratto da Lui, più Egli sarà la mia pace, rendendomi figlio del Padre; se sono con Gesù, l’insulto e la persecuzione, l’ignominia e l’ingiustizia non mi recherà alcun male perché chi potrà mai separarmi dall’amore di Dio in Lui che dell’amore del Padre è il volto tersissimo? Chi potrà farmi del male, se rimarrò ai suoi piedi come Maria di Betania, nell’ascolto della sua parola che è la mia vita?

Non sono un pittore e mi basta lasciarmi librare dentro dal Consolatore per leggere il Vangelo – se riuscissi ad essere sempre docile a Lui, Ospite dolce del mio animo inquieto! – se riuscissi ad avvicinarmi al cuore di Gesù, attingendo con gioia alla sorgente da cui partono gli otto rivoli delle beatitudini, l’acqua dello Spirito che disseta i deserti del cuore mio!

Non chiedo nulla, mio Signore, proprio nulla che tu non possa fare o che tu non voglia concedere perché suscitata da te è la voce che ti raggiunge e abita il silenzio del mio contemplarti. Sono attratto da quella fonte di beatitudine che è il tuo costato e mi struggo dal desiderio di abitare tra gli anfratti di quella tua roccia. È vero, chi sono io per parlare con te, io che sono polvere e cenere? Ma se la Cananea chiese delle briciole e fu da Te esaudita nella sua preghiera, se l’emorroissa, senza chiedere, solo credendo in te con il cuore, toccò il lembo del tuo mantello e fu sanata, io percuoto, come Mosè, con la verga del mio pregare la roccia del tuo Cuore perché sgorghi per me l’acqua della gioia. Un rivolo, uno solo chiedo per la mia vita, non tutta la beatitudine del tuo essere Dio e uomo insieme domando per me. Mi hai voluto tua immagine e somiglianza, così mi hai creato ed ora ricreami copia di un tuo affetto, ritratto vivo di un segreto moto dell’animo tuo, immagine del tuo operare. Partecipami un moto interiore dell’animo tuo, uno soltanto della tua vita povera e mite, arrendevole e misericordiosa, rendimi come te assetato di giustizia e pronto alla persecuzione per amore della causa del Padre. L’insulto non mi sgomenti come la lode non mi esalti, perché la tua grazia vale più della vita.

Un rivolo ti chiedo, solo un rivolo che fuoriesce dal tuo cuore. Non puoi negarmelo, tu che hai comandato di dissetare il proprio fratello con un solo bicchiere d’acqua, puoi ora forse negarmi la sorgente zampillante del tuo cuore? Ti chiedo una beatitudine che mi renda riflesso tuo tra gli uomini, una scintilla del tuo cuore, roveto di misericordia che brucia e non si consuma. Esaudiscimi, solo tu puoi colorare, da vero pittore, la mia vita con la gioia che mai sbiadisce.




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