Giovani santi

Santa Scorese, Serva di Dio e martire per la dignità della donna…

SANTA SCORESE

di Rosa Maria Scorese

Chi è Santa? Una giovane come tante altre con una passione forte e verace per Dio. Una donna assassinata brutalmente da chi diceva di amarla. Oggi Santa è Serva di Dio, modello di virtù per molti giovani. La conosciamo meglio attraverso i ricordi di sua sorella, Rosa Maria Scorese.

Santa era un piccolo vulcano, a casa la chiamavamo “la vispa Teresa” per la sua vivacità. Era una ragazza come tante altre, che fischiava come i maschiacci, in cambio della merenda toglieva i denti da latte alle sue amichette meno coraggiose, e sognava di diventare medico. Ricordo con tenerezza il momento in cui ci ritrovavamo insieme in camera la sera, raccontandoci la nostra giornata. A volte, come succede tra ragazze, ci capitava anche di parlare male di qualcuno: lei allora si rivolgeva alla riproduzione della Sacra Sindone che aveva appesa accanto al letto e diceva al Signore: “Tu, per favore, voltati dall’altra parte, fai finta di non aver sentito nulla”.

Ma a un certo punto Santa capì, guidata da adulti di riferimento come il nostro ex parroco della parrocchia del Redentore, il salesiano don Rosario Adamo, con cui intesseva un bellissimo rapporto epistolare, e Carmencita Picaro, Missionaria dell’Immacolata “Padre Kolbe”, che desiderava dedicare la sua giovane vita a Dio, vivendo attimo per attimo alla luce dell’insegnamento di Gesù e del Vangelo. Iniziò il suo percorso spirituale frequentando il movimento dei Focolari, le missionarie dell’Immacolata “Padre Kolbe”, e si consacrò a Maria durante una giornata dei giovani, dell’Azione Cattolica. Mentre frequentava il corso di Medicina all’università decise di cambiare facoltà e di iscriversi a pedagogia: “Voglio diventare medico delle anime”, diceva, tracciando la sua vita futura, che sarebbe stata dedicata al Signore.

Poi, però, un giovane squilibrato sconvolse la sua vita. Nel giugno del 1988 cominciò a seguirla, a perseguitarla, a dirsi innamorato di lei, a importunarla, a lasciarle messaggi volgari e ad inviarle lettere di minaccia: “O mia o di nessuno, tu non sarai nemmeno di Dio”.

Nostro padre, agente di polizia, cercò di proteggerla in ogni modo, anche con diffide, denunce firmate direttamente da Santa, mille precauzioni. Gli amici e tutti i familiari la scortavano in ogni momento della giornata. Furono tre anni da incubo: con una incredibile capacità diabolica, questo giovane spuntava nei luoghi e nei momenti più impensati. “Sappi che qualsiasi cosa mi succeda io ho scelto Dio”, diceva mia sorella al suo padre spirituale, don Tino Lucariello. Santa viveva quei momenti di grande difficoltà e di limitazione alla sua libertà con grave sofferenza, ma senza disperazione. Fino a quella tragica sera del 15 marzo del 1991. Santa stava tornando a casa al termine di una catechesi del gruppo giovanile di A.C. della parrocchia “Santa Maria La Porta” di Palo del Colle. Vivevamo lì da qualche tempo, dopo essere nate e cresciute nel quartiere Libertà di Bari e dove mamma e papà ci avevano formate alla fede cattolica guidandoci ed indirizzandoci alla vita dell’oratorio e alla scuola di San Giovanni Bosco. Ebbene quella sera Santa trovò il suo persecutore che l’attendeva sotto casa, l’aggredì violentemente accoltellandola con numerosi fendenti.

“Ho solo ventitré anni, non posso morire così”, continuava a ripetere durante la corsa in ospedale. Io potei solo chiederle di riaffidarci all’Immacolata mentre la vedevo passare dal pronto soccorso alla rianimazione del policlinico di Bari: vivemmo in quell’istante il più alto momento di comunione ed unità fra noi. Santa fu operata di urgenza a cuore aperto, ma la vena polmonare era stata recisa e purtroppo morì alle prime ore del 16 marzo 1991. Volli fortemente che partisse per quell’ultimo viaggio indossando un completo rosso, simbolo di tutta la sua breve vita vissuta con passione per un amore più grande, totale. Quel rosso rappresentava anche la testimonianza di sangue e quindi il gesto eroico e controcorrente di chi dà la vita per l’ideale.

Quel giorno con la morte di Santa, sembrava che tutto fosse finito, che il male avesse vinto poi, a poco a poco, il suo sacrificio divenne un simbolo e un riscatto per tante donne la cui dignità è calpestata e che ancora oggi, purtroppo, sono vittime di uomini che dicono di amarle, ma che sono disposti ad ucciderle pensando di averle per sempre.

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Fu merito del suo diario spirituale, che ritrovammo poco tempo dopo la sua morte: all’inizio pensai di bruciarlo, perché mi sembrava di invadere la sua sfera privata, poi, però capii che quei fogli erano la testimonianza di una straordinaria ricchezza umana e cristiana. La curia barese decise di pubblicarlo e il suo Diario divenne la luce che ora illumina la vita di migliaia di giovani. Furono loro a chiedere a gran voce che per Santa si aprisse un processo di beatificazione per presunto martirio in odio della fede. Proprio grazie al ricordo ed al racconto di molti giovani, Santa cominciò ad essere conosciuta in Italia ed all’estero. La sua tomba è meta di pellegrinaggio, qui a Palo del Colle. Sul suo diario Santa annotava: “Una cosa ho scoperto: che Dio è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi. Sento la necessità di risceglierlo ogni giorno come la cosa più importante per me, per la quale vale la pena di lottare, di soffrire e morire”. 

Nella storia di Santa si scorge un infinito desiderio mistico, un anelito puro di libertà, un’opera umana, che incarna ed esprime il concetto biblico-teologico del “già e non ancora”, la dialettica tra la salvezza già realizzata e quella da realizzare. Santa, con il suo impegno attivo di giovane cristiana nella società, è già annunciatrice di una salvezza presente nella storia umana, che con le parole di perdono pronunciate, riferendosi all’aggressore, realizzano il mistero cristiano del non ancora. 

Ma ora, al di là dei dibattiti teologici e legislativi, che molto spesso si rendono vuoti e sordi, quello di mia sorella è un caso reale e significativo, testimonianza di dignità femminile e di vita cristiana. Alle donne di oggi, infatti, direi che si può proporre Santa come esempio di forza, coerenza e, per citare il noto vaticanista dott. Luigi Accattoli “può essere considerata una martire per la dignità della donna”.




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