Cambiare rotta

“Non mi rassegno al male che ho visto…”

butterfly

di Giovanna Abbagnara

Troppe immagini di violenza affollano la mia mente, le notizie scorrono veloci, battute dalle agenzie di stampa come pane quotidiano. Quasi sempre le vittime sono bambini oggetto della furia e della devianza degli adulti. Non è vero che tutto questo non ci appartiene. Ne siamo responsabili perché abbiamo detto sì alla cultura del piacere ad ogni costo.

Chiudo per un momento gli occhi e vorrei che in un istante scappassero via dalla mia mente le cose orribili e le immagini che in questi giorni popolano i social e i media. Qualcuno dice che ormai siamo assuefatti al male che ci circonda. Guardiamo gli occhi azzurri di Iolanda, la bambina seviziata e soffocata nella sua culla da quegli adulti vocati a proteggerla, le storie delle violenze e dei soprusi subiti nell’inchiesta Angeli e Demoni di Reggio Emilia, i due cuginetti seduti sull’uscio di casa in una sera d’estate a programmare i giochi per la mattina successiva e un ubriaco alla guida di un’auto potente che ha falciato i loro sogni e la loro vita, due genitori che si scambiavano su WhatsApp i video delle sevizie che a turno infliggevano al figlio di quattro anni. Ci scandalizziamo, magari ci commuoviamo, preghiamo… ma poi? Torniamo alla nostra vita, alle nostre occupazioni. 

Il male si compie davanti ai nostri occhi e noi ci sentiamo impotenti e quindi meglio vivere ignorando questi fatti, meglio rifugiarsi nella nostra vita, perché abbiamo già troppe preoccupazioni, troppe paure, troppe cose a cui pensare per fare spazio anche al dolore degli altri.

Mi ha sempre spaventata l’indifferenza e la superficialità. Siamo pronti a condannare atteggiamenti e mancanze, ci improvvisiamo giudici implacabili degli aguzzini attraverso la cui mano altri per via diretta o indiretta hanno causato il male di questi bambini, condividiamo qualche foto, ci introduciamo in qualche forum improvvisato di discussione sui social dopodiché continuiamo la nostra vita. Non ci interroghiamo sulle cause, non siamo pronti a rimboccarci le maniche. 

Siamo gli stessi che dai pulpiti delle discussioni tra amici inneggiamo al rispetto di tutti, al mantra “Love is love”, al sesso libero e al “che fa se uno si tira una canna ogni tanto?”. Siamo quelli che affermiamo con vigore che il nostro Paese deve occuparsi dei migranti, accogliere tutti e poi puntualmente chiudiamo gli occhi davanti alla richiesta di aiuto di una famiglia che bussa alla porta delle nostre case e delle nostre parrocchie per chiedere un sostegno. Siamo quelli convinti che i nostri figli devono fare tutte le esperienze, siamo quelle mamme che mettono i preservativi nelle borse delle figlie prima di uscire in discoteca preoccupandoci delle uniche conseguenze spiacevoli che un rapporto non protetto potrebbe causare: il concepimento di un bambino. Siamo quelli convinti che quando l’amore finisce meglio per i figli avere due genitori felici con altri compagni piuttosto che due infelici che convivono sotto lo stesso tetto. Siamo di quelli pronti a scendere in piazza contro l’abbandono dei cani durante la stagione estiva e poi indifferenti ai milioni di bambini che in 40 anni la legge 194 ha sterminato con i soldi pubblici e la professionalità dei nostri figli diventati medici. 

Il male ci ha sedotto e noi ci siamo lasciati ammaliare da un sistema che ci ha resi sudditi, che annullando il rispetto per il maschile e il femminile, che lasciando alle emozioni lo scettro del potere, che vivendo la vita con libertinaggio, che espropriando Dio dal posto d’onore nella vita dell’uomo è diventato schiavo poco alla volta del re delle tenebre. “Quando l’uomo viene collocato al centro escludendovi Dio, l’equilibrio complessivo viene sconvolto” scriveva Ratzinger qualche anno fa commentando il pontificato di Giovanni Paolo II. Oggi dal mio posto di osservazione vedo questo disordine e so che devo fare la mia parte. Gli adulti devono sentire sul collo la responsabilità che i loro gesti, i loro pensieri, le loro azioni hanno sulla vita dei figli. Devono sentire che l’altro mi sta a cuore anche se non è mio amico o membro della mia famiglia. In questa giungla dove ognuno disperatamente insegue le sue prede e i suoi progetti, insegniamo ai nostri figli che il rispetto non è lasciare all’altro la possibilità di fare ciò che vuole. Sono stata sempre convinta che il bene genera altro bene e che il male lacera la storia dell’uomo travestito dal piacere. Il segreto è certamente ritornare a Dio con tutto il cuore. Lui ci guarda come dovremmo guardarci tra di noi, come una meraviglia ai suoi occhi.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.