Stop all’utero in affitto anche all’estero

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La Federazione Progetto Famiglia, ente no profit impegnata da oltre 30 anni per la famiglia, saluta con gioia la proposta di legge per estendere il reato di “surrogazione di maternità” anche a quei cittadini che ricorrono alla pratica in altri Paesi.

Finalmente! Salutiamo positivamente la proposta di legge depositata ieri in Parlamento per chiedere l’estensione della perseguibilità del reato di “surrogazione di maternità” – meglio conosciuto come “utero in affitto” – anche a quei cittadini italiani che lo commettono all’estero.

La pratica dell’utero in affitto è illegale in Italia da ben 16 anni. È illegale perché, come ha ricordato la Corte costituzionale nella sentenza n° 272 del dicembre 2017: «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane».

Tuttavia, il suo divieto a tutt’oggi non è efficacemente assicurato quando l’illecito viene commesso all’estero. Ed è così che in questi anni si è assistito ad un crescente flusso di coppie e di persone singole che dall’Italia partivano per andare ad “affittare” il corpo di una donna, soprattutto nell’Est Europa e in alcuni Paesi asiatici.

La proposta presentata ieri mira ad interrompere questo paradossale e noto “raggiro” della norma italiana. Ci auguriamo che quanto prima possa divenire legge dello Stato.

Ovviamente la questione non è solo giuridica ma innanzitutto valoriale e tocca le corde più profonde del rispetto della dignità umana. In una società che vuole dirsi civilizzata e “a misura d’uomo” occorre vietare queste forme di abuso sulle donne e accompagnare le coppie prive di figli ad orientare le loro energie verso altre forme di genitorialità, a partire da quella adottiva, affidataria e sociale.

Il direttivo della Federazione Progetto Famiglia




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