
Come una candela spenta
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,5-25)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
Il commento
“Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio” (1,13). L’improvvisa apparizione genera un prevedibile turbamento ma l’angelo rassicura Zaccaria: Dio “ha ascoltato la sua preghiera”. È questa la traduzione letterale. È bello sapere che Dio ascolta, ascolta sempre: anche quando non risponde subito o non risponde secondo le nostre legittime attese. Zaccaria e la moglie non sono più giovani (1,7). Per anni ha chiesto al Signore di donare un figlio. L’ha fatto con tutto il fervore di cui era capace ma il silenzio di Dio poco alla volta aveva consumato la sua speranza. In questo momento era come una candela spenta. Quando l’angelo si presenta, Zaccaria ha ormai congelato la sua fede. È un credente che non sa più pregare. Tutto questo potrebbe sembrare strano: all’inizio del racconto l’evangelista presenta Zaccaria ed Elisabetta come credenti che “osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” (1,6). Agli occhi degli altri appaiono come testimoni qualificati della fede d’Israele. E tuttavia… senza accorgersene, Zaccaria aveva indossato l’abito della rassegnazione: non ha più nulla da chiedere perché non attende più nulla. Quando si entra in questa condizione, s’insinua la paura di aver fallito e di aver creduto invano. I dubbi dell’uomo soffocano la Parola di Dio.
Può accadere anche a noi. E forse, in qualche momento della vita anche noi abbiamo sperimentato la stessa paura. Dio non viene quando lo attendiamo, è Lui che decide quando e come bussare alla porta della nostra vita. Se la fede è viva, tutto s’illumina. Se la fede è tiepida, le ombre offuscano l’orizzonte. Se la fede è spenta, entriamo nella notte. Oggi preghiamo con le parole del salmo: “come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre” (sal 52,10). È questa la fede dei santi. Insieme a loro e con il loro aiuto chiediamo la grazia di attendere il Dio che viene con le lampade accese dalla fede.
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