OMICIDIO DI TRAPANI

Femminicidio di Trapani: cosa dire alla bimba rimasta orfana?

Lo zio della bimba rimasta orfana a Trapani, dopo che il padre ha ucciso la madre, per poi togliersi la vita, chiede consigli per poter spiegare alla piccola rimasta orfana che sua madre non tornerà più. Non sono una psicologa, né un’insegnante, non sono esperta di età evolutiva né un’assistente sociale, però sono madre e ricordo cosa mi disse un’amica pedagogista.

È stata uccisa dall’ex compagno, padre di sua figlia: questa la storia, finita in tragedia, di Marisa di Leo, la donna trapanese che, durante “l’incontro chiarificatore” con l’ex, è stata uccisa con tre colpi di pistola nelle campagne in cui era cresciuta. 

La famiglia, gli amici, i colleghi piangono ora la sua scomparsa. C’è, però, una vittima che tra tutte, in questa vicenda, è forse la più innocente: la piccola, di soli quattro anni, che non sa ancora della morte della mamma.

È demoniaco privare una bambina di sua madre in questo modo. Atroce anche solo pensare che questa bimba crescerà orfana di madre e con un padre morto suicida. L’uomo, infatti, dopo aver ucciso la donna si è tolto a sua volta la vita.

Lo zio, fratello di Marisa, ha già promesso di accogliere la piccola: insieme alla moglie, ha fatto richiesta di affido, con l’impegno di crescerla con amore, a nome della sorella. 

Queste tragedie ci interpellano. Ora è tardi, per Marisa e per suo padre, ma non è mai tardi per chiederci da dove nasce la possessività di certi uomini, perché sono così immaturi e insicuri; cosa stiamo sbagliando nell’educazione dei ragazzi; cosa possiamo fare di più per educare al rispetto, alla cura, alla dignità di saper lasciare andare qualcuno. Perché si può essere così deboli da preferire la morte, perché non si è in grado di accettare un rifiuto? Perché perdere l’occasione di amare, di servire, di donarsi e scegliere di diventare l’incubo di qualcuno, come quest’uomo lo era per la ex?

Non è tardi per chiederci come aiutare le donne a cogliere segnali importanti (estrema gelosia, incoerenza, insincerità, vigliaccheria, scarsa responsabilità), prima di legarsi agli uomini sbagliati.

Nessuno può giudicare, tanto più si possono giudicare anime che sono già giunte al cospetto di Dio. 

È bene però interrogarci su quanto stiamo facendo come Chiesa, come scuola, come associazioni, come singoli cittadini per plasmare la società al rispetto e alla cura del prossimo, per insegnare a stare nella realtà, anziché manometterla a proprio piacimento, fino al punto di scegliere la morte per sé e per un altro.

Lo zio della bimba chiede ora consigli, parole adeguate a poter spiegare alla piccola rimasta orfana che sua madre non tornerà più.

Leggi anche: Il dolore dei genitori di Giulia e Alessandro, nel male bisogna accendere una luce – Punto Famiglia

Non sono una psicologa, né un’insegnante, non sono esperta di età evolutiva né un’assistente sociale, però sono madre e ricordo cosa mi disse un’amica, laureata in pedagogia, quando le feci la domanda su come raccontare la morte: “Ai bambini va detta la verità, nei modi in cui possono comprenderla”.

Giustissimo che quest’uomo si faccia aiutare, chiedendo consiglio a degli esperti, allo scopo di non aggiungere traumi su traumi.

Anche la fede, però, deve venirci in soccorso.

Noi cristiani, per mezzo di Gesù, sappiamo che la sua mamma non è scomparsa nel nulla.

È partita per un lungo viaggio, ma la ama ancora tantissimo.

Non può tornare, non come prima, ma la guarda ogni istante.

Non voleva andarsene, ma non è potuta restare e dal Cielo la protegge, come un angelo.

Può parlarci: perché nel luogo in cui si trova la mamma può sentirla.

Può fare disegni per lei, regalarle fiori, può raccontarle quello che ha fatto durante il giorno, perché la mamma continua a interessarsi di ogni sua attività.

E, soprattutto, questa bimba deve sapere che non è sola: deve sapere che lo zio e la zia, i nonni, gli amici, avranno cura di lei in tutto, che la mamma l’ha lasciata in buone mani.

Ricordo che una volta mio figlio, all’età di quattro anni, si era arrabbiato vedendo l’immagine di Chiara Corbella con la benda. Eravamo ad un ritiro con padre Vito, padre spirituale di Chiara, e il mio bimbo aveva saputo che Chiara era andata in Cielo, mentre suo figlio era rimasto qui.

“Ora Francesco è solo!”, aveva obiettato, triste.

Gli dissi: “No, non è solo: ha tantissime persone che si prendono cura di lui e la sua mamma, che sta vicino a Dio, continua a volergli bene, anche più di prima, perché vicino a Dio si ama ancora di più. Nessuna mamma muore davvero, se il Signore l’ha chiamata è perché poteva amarlo ancora di più dal Paradiso”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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