6 Marzo 2024

Protesi verso il futuro

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Il commento

Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (5,17). In queste parole l’evangelista riassume il legame tra l’antico e il nuovo patto. Sono parole dense di significato. Oggi voglio soffermarmi sul secondo verbo [pléroó] che troviamo anche in altre pagine del NT. Dare compimento significa portare ogni cosa a pienezza, l’AT può essere paragonato ai sentieri che conducono sul monte e il NT alla vetta da cui possiamo ammirare tutta la bellezza del paesaggio. In Gesù la rivelazione risplende nella sua pienezza. L’opera salvifica, inaugurata dalla Pasqua, trova nella Pentecoste la sua prima manifestazione, il primo passo di un cammino che riceverà il suo sigillo definitivo nella parusia, come spiega l’apostolo: “colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,6).

Dentro questa storia che abbraccia tutti i secoli, ci siamo noi, ciascuno di noi. Mi piace leggere questa parola in relazione alla testimonianza di un sacerdote, anziano secondo la cronologia degli anni ma giovane nel cuore e sempre desideroso di ricevere la luce. È facile a 30 anni portare nel cuore un grande desiderio di partecipare alla storia di Dio. In quella fase della vita l’esistenza appare come un castello da esplorare. Accade più raramente di custodire questo desiderio quando superiamo i 70 o arriviamo agli 80 anni. Ecco la testimonianza che mi ha offerto padre Raffaele: è stato commovente per me vederlo partecipare agli incontri spirituali come uno scolaro diligente, in devoto ascolto, pronto a raccogliere pensieri e intuizioni. Evidentemente, malgrado gli anni, ai suoi occhi l’esistenza non è già chiusa nei cassetti del passato, non cade nella tentazione di chi pensa di aver già fatto abbastanza. Non vive di rendita ma è ancora proteso verso il futuro. Un vero cristiano coltiva la memoria grata di quello che Dio gli ha dato ma non dimentica che il futuro è ancora da scrivere. Questa è la testimonianza di padre Raffaele, questo è lo stile della fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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