Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

16 Aprile 2024

Credi e mangerai

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Il commento

Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?” (6,30). La gente chiede un segno per credere: il binomio vedere e credere appare più volte nel Vangelo di Giovanni. Per i Giudei vedere è la premessa per credere, in realtà agli occhi di Gesù è una pretesa criticabile: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48). Il vedere non è la premessa del credere. Al contrario, credere è a premessa per vedere, cioè riconoscere la presenza e l’opera di Dio. È questa la prospettiva che Gesù propone: “Chiunque vede il Figlio e crede in Lui, ha la vita eterna” (Gv 6,40). Vedere il Figlio significa riconoscere che Gesù è l’Inviato di Dio. La richiesta dei Giudei è la premessa di un dialogo che gradualmente assume una forma conflittuale, ed è inevitabile che sia così perché gli interlocutori di Gesù non vedono in Lui quei segni che appartengono alla storia d’Israele: “I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo” (6,31). Gesù fa notare che Mosè è solo un mediatore di una storia che trova in Dio la sua origine e il suo compimento: Colui che ha dato la manna e ha nutrito il popolo negli anni del deserto, ora vuole dare un altro pane, non più quello che serve a nutrire il corpo ma quello che rivestire di vita i giorni dell’esistenza. Una vita nuova e piena, la vita stessa di Dio.

Si passa dai pani al pane, dalle cose alla Persona. Gesù infatti non si presenta come il mediatore di un dono più grande rispetto al passato, è Lui stesso il dono: “Io sono il pane della vita” (6,35). Dio non dà qualcosa, dona sé stesso. Il pane non è solo un simbolo ma è il primo annuncio eucaristico che si farà sempre più chiaro nei versetti successivi. È questo il segno di Dio, il luogo in cui Dio comunica la vita. Chi vuole incontrare Dio, deve accostarsi alla mensa eucaristica. “Credi e mangerai”, scrive sant’Agostino. E noi possiamo aggiungere: “Mangia e vivrai”. Oggi chiediamo la grazia di ricevere con umiltà e gratitudine il Pane della vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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