Il valore della preghiera del Rosario in famiglia e nella vita dei santi

Rosario

(Foto: Agnes Kantaruk / Shutterstock.com)

Sarebbe riduttivo recitare il Rosario solo per ottenere delle grazie. È molto di più. Recitare il Rosario ogni giorno significa sottoporsi ad un trattamento di lifting spirituale. Rendere la nostra anima sempre più bella perché sempre più vicina a quella di Gesù. Con il Rosario noi impariamo innanzitutto a educare lo sguardo. Quando lo sguardo è puro tutta la persona è pura, quando lo sguardo è inquinato anche il cuore è in preda all’angoscia. 

San Giovanni Paolo II nella lettera Rosarium Virginis Mariae scrive che è bene, dopo l’enunciazione di un mistero del Rosario, ricordare un versetto evangelico di riferimento. Questo strappa la preghiera del Rosario dalle pratiche devozionali e la inserisce nell’insieme delle preghiere fortemente innestati sulla Parola di Dio. Questa preghiera contiene una sapienza meravigliosa, ci permette di entrare nella vita di Gesù condotti per mano da Maria. 

C’è un fatto molto semplice ma al contempo significativo che suor Lucia di Fatima racconta nelle sue Memorie: i tre pastorelli non volevano mancare di pregare il Rosario ogni giorno ma volevano anche sbrigarsi a giocare e allora ripetono per 50 volte solo Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria… così velocemente potevano dedicarsi al gioco. In questo episodio si nascondono una tenerezza e una fiducia meravigliose. 

Ricordo di aver imparato questa preghiera sulle ginocchia delle mie nonne. Dopo la morte dei miei nonni, ho dormito per anni insieme a loro e si addormentavano entrambi con la corona del rosario tra le mani. E intensificavano la preghiera durante i momenti di gioia e di difficoltà familiare. Quando in una famiglia viene a mancare il vino della gioia e della speranza, conviene tirare in ballo Maria. E Lei che dice a noi di fare ciò che Gesù ci dice. Quel “Fate quello che vi dirà” delle nozze di Cana è rivolto a noi.

Nella vita dei santi, il Rosario ha avuto un posto privilegiato. San Giovanni Bosco imparò ad amare e pregare il Rosario alla scuola di mamma Margherita, come lui stesso raccontò: «Sua massima cura fu di istruire i suoi figli nella religione, avviarli all’ubbidienza ed occuparli in cose compatibili a quella età. … Tutti insieme recitavamo la preghiera in comune colla terza parte del Rosario». Questa preghiera divenne uno dei cardini del suo metodo educativo. Volle che fosse recitato dai giovani tutti i giorni.

Madre Teresa di Calcutta, parlando del lavoro delle sue suore con i più poveri, precisava: «Noi non andiamo mai dai poveri senza dire il Rosario. Lo recitiamo sempre, anche camminando». San Giovanni Paolo II ripeteva spesso che: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa!». E alle famiglie raccomandava: «Il Rosario recitato in famiglia è lodevole abitudine e dolce espressione della fede religiosa. La casa diventa così il santuario domestico. Che la famiglia di oggi non dimentichi mai questo modo singolare di onorare Dio e la Vergine sua Madre».

San Massimiliano Maria Kolbe, offertosi a morire in sostituzione di un papà di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz, chiuso nel bunker della fame insieme a nove compagni, trasformò l’orrendo sotterraneo in una novella catacomba cristiana risonante della più sofferta preghiera a Maria. «Non sembra neanche più il bunker della fame, questo qui sotto – annotava uno degli operai del bunker. Par di scendere nella cripta d’una chiesa. Mai successo prima d’ora… Dalla cella dove erano sepolti quegli infelici si udivano ogni giorno le preghiere recitate ad alta voce, il Rosario e i canti religiosi, ai quali si associavano anche i condannati rinchiusi nelle celle vicine… Ogni volta che scendevo lì sotto, le ardenti preghiere e gli inni alla SS. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo. Era il P. Massimiliano Kolbe a cominciare, e tutti gli altri rispondevano…».

Fratel Charles de Foucauld, il piccolo fratello di Gesù volle come Patrona del suo romitorio di Beni-Abbès la Madonna del Rosario, e tra i suoi appunti spirituali possiamo leggere questo proposito: «Dire ogni giorno il Santo Rosario intero e a voce alta con grande fedeltà e grande amore». Non è commovente pensare a quelle Ave Maria recitate nel silenzio a voce alta e risuonanti nel deserto di duna in duna?

San Giuseppe Moscati, grande medico di Napoli, portava sempre la corona del Rosario in tasca. Quando era in sala operatoria, di fronte a casi difficili, metteva per qualche attimo la mano in tasca, stringeva la corona e chiedeva aiuto alla Madre. 

Commovente era anche la premura con cui la Beata Anna Maria Taigi, madre di sette figli, curava la recita quotidiana del Rosario nella sua famiglia, secondo la testimonianza degli stessi figli.

Il Servo di Dio Giuseppe Tovini, papà di dieci figli, la sera diceva il Rosario con tutta la famiglia, e «tutti vi dovevano essere presenti, anche i più piccini, perché – era una sua idea – pur non comprendendo il significato di quella preghiera le orecchie infantili si assuefacevano al ritmo della recitazione».

In questo mese di maggio, riprendiamo con gioia la corona tra le mani. Innamoriamoci del Rosario, aggrappiamoci a questa preghiera, lasciamoci legare da questa catena a Colei che non ci lascia nella valle della delusione ma ci trascina con Lei verso la luce vera.




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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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