“In principio non fu così”: a quale amore sono chiamati gli sposi?

È interessante vedere due brani del Vangelo in comparazione: il brano in cui Gesù parla di “durezza di cuore” e di un “principio”, dove amare era naturale, e il brano delle Nozze di Cana, dove Gesù, invitato alle nozze, compie prodigi. Gesù non ci condanna alla durezza del cuore, la riconosce, vuole che anche noi la riconosciamo, ma poi si offre Lui stesso come cura.

Se leggiamo il Vangelo, per quanto riguarda la dottrina del matrimonio, scopriamo che Dio ha un piano preciso sull’Uomo e sulla Donna. Quel piano, però, è ferito.

Ecco in che termini ne parla Gesù:

Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché, dunque, Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio». (Matteo 19,3-12)

L’espressione che Gesù utilizza per richiamare al progetto del Padre è questa: “In principio non fu così”. Ci sta dicendo che la realtà dell’adulterio e del divorzio non erano “parte del suo disegno”.

Per dire cosa ostacola l’amore non utilizza, qui, la parola “peccato” (che pure compare tante volte nei vangeli!), ma “durezza del cuore”. È qualcosa che precede il peccato. Che ci predispone “male” verso l’altro.

C’è una durezza, una difficoltà ad amare, una fatica ad entrare in comunione. Questo, sembra dirci Gesù, è il problema più grande nella relazione di coppia, nel matrimonio.

Durezza nell’amare, ovvero darsi, ma solo fino a un certo punto. Volere bene all’altro, ma solo se risponde ai miei desideri. Condividere la vita con lui, ma solo se questo mi appaga. Siamo duri di cuore nel senso che pensiamo prima a noi stessi, poi all’altro.

Quindi la soluzione qual è?

Annullarci? E se l’altro non fa altrettanto?

Bisogna annichilirsi, lasciarsi risucchiare da relazioni tossiche?

Anche questo non va bene. Gesù è chiaro: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Matteo, 22,37-40).

Qual è la soluzione, dunque? Come poter dare amore in modo gratuito, senza che l’altro se ne approfitti e ci schiacci?

Quante volte sentiamo dire: “Ho dato tutto, mi sono consumata/o in quella relazione… e in cambio ho avuto solo delusione”?

Leggi anche: I santi hanno custodito l’amore e la gioia. Chiara, Zelia e… tanti altri (puntofamiglia.net)

La soluzione che propone Gesù è mettere Lui al centro. Invitarlo alle nozze. Far sì che Lui sia il Maestro della coppia.

È interessante vedere due brani del Vangelo in comparazione: il brano che abbiamo appena visto, in cui Gesù parla, appunto, di “durezza di cuore” e di un “principio” (dove amare era naturale, poiché l’Uomo e la Donna non avevano perso la comunione con Dio-amore) e il brano delle Nozze di Cana, dove Gesù, invitato alle nozze, compie prodigi (Giovanni 2, 1-11).

Gesù non ci condanna alla durezza del cuore, la riconosce, vuole che anche noi la riconosciamo, ma poi si offre Lui stesso come cura.

Non è solo la singola persona che va redenta, sembra dirci Gesù, ma la relazione.

Ognuno è chiamato ad accogliere la redenzione nella propria vita, a consegnare a Cristo le proprie scelte, perché possa guidarle e plasmarle. Eppure, c’è qualcosa di più, per poter vivere una piena comunione. È bene che Cristo abbia accesso proprio alla relazione, che possa benedirla, trasformarla (come fece con l’acqua che diventò vino), che possa stare tra gli sposi.

Certamente, ogni storia è a sé e Dio può trarre tanto bene anche dalla fedeltà di un coniuge che, abbandonato, continua ad essere fedele, testimoniando che per mezzo della grazia, si può donare anche un amore non corrisposto.

Tantissime sante, ad esempio, restando fedeli ai loro “pessimi” mariti e pregando per loro hanno ottenuto conversioni insperate da chiunque altro!

Amare non è mai da “sciocchi” e anche dalle croci più grandi, persino dai tradimenti, se uniti alla Passione di Gesù, possono scaturire fiori di resurrezione.

Questo articolo vuol essere uno sprone per quanti incontrano i fidanzati: spieghiamo loro che la vita di coppia ha bisogno di redenzione, per tornare sana, bella, autentica come alle origini.

Aiutiamo i ragazzi a non contare solo sulle proprie forze: c’è un invitato speciale che non dovrebbe mancare, il giorno del matrimonio.

“Che differenza fa sposarsi in Chiesa oppure no?”, se lo chiedono anche alcuni fidanzati cristiani, che scelgono la convivenza o che vivono il matrimonio solo come una festa.

La nostra risposta, se l’abbiamo sperimentato, dovrebbe essere: “Non è tanto il luogo a fare la differenza, ma in chi vi sposate. Se vi sposate in Cristo, la vostra povera acqua diventerà sempre vino buono. Se vi sposate in Cristo, e donate a Lui il vostro amore, la durezza del vostro cuore verrà levigata, giorno dopo giorno, da Lui. Fa differenza se accoglierete il Suo aiuto, poiché è venuto nel mondo per servire, non per essere servito”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.


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