“Lui voleva l’aborto, io no. Poi mi parlarono di Gianna Beretta Molla…”
Francesca è mamma di una splendida bambina, ma “è stato cruciale trovare una ginecologa che mi abbia ascoltato e sostenuto”, afferma. Il compagno spingeva per l’aborto, i problemi economici erano molti. “Se anche al consultorio avessi trovato un dottore che mi lasciava solo libera di esercitare la mia libertà di scelta – racconta – forse le cose sarebbero andate diversamente…”.
Un giorno ho ricevuto un messaggio da una ragazza. Francesca voleva farmi sapere che la storia di Santa Gianna Beretta Molla era stata decisiva, per lei, per scegliere di portare avanti la gravidanza e, ora, è felicissima della scelta fatta.
Le ho chiesto se avesse avuto piacere di rendere pubblica la sua testimonianza, condividendola con i lettori di Punto Famiglia. Mi ha risposto che ne era molto felice. È per questo che oggi possiamo farvi conoscere la sua storia.
Ecco cosa mi ha raccontato nella sua lettera, che pubblico come mi è stata inviata.
Ciao Cecilia. Come promesso, anche se terribilmente in ritardo, ti mando la mia storia… A 21 anni sono andata a convivere col mio fidanzato, 25 anni più grande di me. Lui era vedovo, con un figlio di 20 anni ormai autonomo, che viveva lontano da noi, ma con il quale abbiamo sempre avuto un buon rapporto.
Io, piano piano, ho maturato il desiderio di avere dei figli, lui però non era d’accordo: diceva che non ne voleva, in quel momento, ma che non chiudeva a priori tutte le porte e che, forse, un giorno sarebbe successo.
Siamo andati avanti insieme, con alti e bassi, come tutti, ma la nostra era una vita tranquilla.
Il mio desiderio di diventare mamma, però, si faceva sempre più forte, soprattutto quando, dopo tre anni dall’inizio della nostra relazione, nacque mio nipote… Mi sentivo vuota.
Sapevo, però, che i figli si fanno in due e non ho mai voluto forzare le cose. Avrei rinunciato ad essere mamma per il mio compagno. Prendevo la pillola “per essere sicura” di non restare incinta.
Dopo qualche visita, la ginecologa del consultorio dove andavo, mi consigliò una pausa, visto che erano passati ormai quasi cinque anni senza nessuna interruzione. Così mi ritrovai per qualche mese “senza protezione”.
A dicembre 2014, incoscientemente, ci siamo lasciati andare pensando stupidamente: “Ma vuoi che per una volta sola succeda?”.
Ed è successo! Ho avuto un ritardo e ho deciso di fare un test… La linea del positivo non si è fatta attendere: era ben netta, chiara, evidente!
Io sono stata travolta da un insieme di emozioni: confusione, paura, sconforto… Non so perché, ma la gioia non è stata immediata.
Avevamo problemi economici e sapevo che lui non era d’accordo a mettere su di nuovo famiglia. Ho subito detto al mio compagno della gravidanza, che immediatamente mi ha abbracciata, pronunciando queste parole: “Tranquilla, troveremo una soluzione”. Era proprio ciò di cui avevo bisogno, era il conforto che aspettavo…
A quel punto avevo tutto ciò che desideravo: un figlio in arrivo, un compagno amorevole che si sarebbe preso cura di noi… E invece no! Per lui la soluzione era abortire!
Mi è caduto il mondo addosso.
Dov’era il compagno amorevole?
Dov’era l’uomo che doveva prendersi cura di me?
Che fine aveva fatto colui che diceva di amarmi così tanto?
Tutto ciò che sapeva dirmi era: “Pensa a come la prenderà mio figlio!”, “Pensa come faremo a crescerlo”, “Non ti rendi conto di quello che ci vuole per crescere un figlio”, “Sappi che, se non abortisci, io non sarò più quello che conosci ora”.
Mi sono ritrovata sola!
La cosa che mi è rimasta più impressa è che ho buttato il test di gravidanza in fondo a secchio, affinché fosse ben nascosto. Mi sono assicurata che non si vedesse dal sacchetto, come se dovessi nascondere al mondo il tutto.
Non ho detto niente ai miei, ai miei fratelli, a nessuno! Ero sola e l’unico che si trovava vicino a me mi trattava come la donna che gli aveva rovinato la vita…
Ogni cosa in TV, per strada, nei giornali mi parlava di bambini, cullette etc…
Leggi anche: “Chiedevo aiuto, mi hanno proposto solo di abortire”: la storia di Anna (puntofamiglia.net)
Ero perseguitata e piangevo tutti i giorni disperata perché non volevo abortire! Però ho ugualmente preso un appuntamento al consultorio per un colloquio per un’interruzione di gravidanza, e lì, una fantastica ginecologa è stata ore intere a parlarmi. A cercare di capire il perché, mi ha fatta parlare. Ha cercato di spiegarmi che tutto si sistema, se ci si apre alla vita. Poi mi ha donato un libro su Santa Gianna Beretta Molla e mi ha lasciata libera di decidere.
Leggendo la storia di Gianna, mi sono detta: “Come posso uccidere il mio bambino? Se una donna ha avuto il coraggio di morire per dare la vita a sua figlia, perché io non posso?”, in fondo non mi era chiesto tanto sacrificio, grande come quello di santa Gianna. Il mio non era nulla in confronto! Ci ho pensato bene e ho deciso che non dovevo più abbassare la testa e accettare di farmi gestire la vita dagli altri.
Ho detto al mio compagno che non avrei abortito, che poteva rimanere con me, che lo perdonavo e lo amavo comunque ma non avrei mai anteposto lui a mio figlio!
Poteva pure lasciarmi! Io non avrei ucciso mio figlio per nessuno! Lui ha deciso di non andarsene, è rimasto a casa, ma, i primi tempi, spesso mi ripeteva “non sarò più quello di prima”.
Poi abbiamo iniziato a fare le ecografie e allora tutto è diventato reale: sentire il battito di mio figlio, vedere la pancia crescere. Dirlo a tutti i parenti! Era tutto vero. Stavo per diventare mamma! Piano piano, il mio compagno ha iniziato a guardarmi con un altro occhio, a prendersi cura di me. Si preoccupava della mia salute. Dopo il periodo iniziale, è stata una gravidanza bellissima!
Certo, i soldi erano pochissimi: siamo arrivati con l’acqua alla gola, ma i parenti iniziavano a fare regali, amici con figli grandi ci lasciavano culle, seggioloni, vestitini. Anche se nessuno sapeva ciò che avevamo vissuto i primi tempi o dei nostri problemi economici, sono stati tutti generosi!
Alla morfologica abbiamo saputo che era una femminuccia e si sono innamorati tutti di lei… anche il fratello che comunque aveva subito il colpo ed era molto geloso, nonostante l’età!
I primi mesi dopo la nascita di mia figlia non sono stati facilissimi. La crisi di coppia è stata forte. Io spesso mi ritrovavo sola con la bambina, a gestire molte cose da sola. Ogni tanto veniva mia madre, ma la solitudine era la cosa che più mi pesava.
Ce n’è voluto prima che io e il mio compagno ci ritrovassimo, non è stato facile. Mi sembrava che stessi per perderlo, ma piano piano ci siamo ritrovati. Abbiamo cercato di ritagliarci del tempo per noi soli, senza la bambina, anche solo per fare una passeggiata e parlare un po’: ci ha aiutato molto. Io ho capito le sue difficoltà nell’accettare la nuova situazione.
Ad oggi, ripensando a tutto ciò che abbiamo passato, non riesco ad immaginare una vita diversa da questa! E il Signore ci ha donato enormi grazie! Io sono riuscita a studiare, ho un lavoro stabile, e Dio ci ha benedetto nel sacramento del matrimonio tre anni fa. La nostra famiglia è più unita che mai.
Non è una favola, certo, ma è la vita vera. Vita che non avrei avuto se avessi fatto una scelta diversa! Tutte le difficoltà che ci bombardano quando ci capita qualcosa del genere, sono nulla in confronto alla vita che sta per nascere! Mia figlia ci ha salvati!
Raccontarti questa storia non è stato facile per me, ma dopo che ho letto il tuo libro (“Tutto procede come imprevisto. Il tunnel diventato ponte grazie a Gianna Beretta Molla” ndr) mi ci sono rivista tantissimo!
Grazie a te, Cecilia, perché nei tuoi libri scrivi di queste storie, più vere che mai! Dio sia lodato sempre per le strade meravigliose che ci fa prendere per la nostra salvezza.
Come dici tu nel tuo libro, penso sia importante “fare il tifo” per chi si trova in una situazione difficile. Penso sia la cosa più importante! Grazie.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
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