Papa Leone. Continuità con Francesco sulla cura del Creato

Foto Papa Leone derivata da: Edgar Beltrán, The Pillar, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Papa Leone, il 30 giugno 2025, ha voluto trasmettere un messaggio per preparare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che sarà il 1° settembre 2025. Il tema era stato scelto da Papa Francesco: “Semi di Pace e di Speranza”, nel 10° anniversario dell’istituzione della Giornata, avvenuta in concomitanza con la pubblicazione dell’Enciclica Laudato Sii.
“Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire (cfr Gv 12,24)”, spiega papa Leone nel suo messaggio. “Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati”
Per il Santo Padre, “in Cristo siamo semi. Non solo, ma ‘semi di Pace e di Speranza’. Come dice il profeta Isaia, lo Spirito di Dio è in grado di trasformare il deserto, arido e riarso, in un giardino, luogo di riposo e serenità” (Is 32,15-18).
Papa Leone, seguendo le orme del suo predecessore, afferma: “Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche, senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati”.
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E mentre si parla di distruzione della natura, per il papa è necessario sottolineare che a farne le spese sono soprattutto “più poveri, gli emarginati, gli esclusi”. E fa l’esempio della sofferenza delle comunità indigene.
“E non basta: – aggiunge – la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali” e tutto questo “penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale”.
Nessuna remora da parte di Leone a ricondurre queste “ferite” al “peccato” e lo fa in maniera esplicita, spiegando inoltre che “di certo non è questo ciò che aveva in mente Dio quando affidò la Terra all’uomo creato a sua immagine (Gen 1,24-29)”.
Pe il papa, allora, bisogna accogliere la redenzione di Cristo. “In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità”.
Ha dedicato, infine, parole di stima per Francesco e per la sua Enciclica Laudato sii, che “ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona volontà per dieci anni: essa continui ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come rotta da seguire”.
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