Il Papa durante il volo di ritorno dal suo viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian risponde ai giornalisti su omosessualità e teoria del gender: “L’immagine di Dio non è l’uomo: è l’uomo con la donna. Insieme – poi aggiunge – questa è la verità”.

Si è concluso da poco il 16.mo viaggio apostolico di papa Francesco in Georgia e Azerbaigian. Sul volo di ritorno dalla capitale azera Baku, il Pontefice ha avuto modo di confrontarsi con i giornalisti su tante questioni, tra cui spiccano le domande su omosessualità, gender e famiglie ferite.  “Lei ieri ha parlato di una guerra mondiale in atto contro il matrimonio – domanda una giornalista – e in questa guerra ha usato parole molto forti contro il divorzio: ha detto che sporca l’immagine di Dio; mentre nei mesi scorsi, anche durante il Sinodo, si era parlato di un’accoglienza nei confronti dei divorziati. Volevo sapere se questi approcci si conciliano, e in che modo”. “L’immagine di Dio non è l’uomo: è l’uomo con la donna. Insieme – risponde papa Francesco – che sono una sola carne quando si uniscono in matrimonio. Questa è la verità. Quando si distrugge questo, si sporca o si sfigura l’immagine di Dio”. Al mondo è facile commettere peccati, il peccato esiste, ma non deve avere l’ultima parola, questa infatti, spetta alla misericordia: “Il matrimonio ferito, le coppie ferite: lì entra la misericordia. Le debolezze umane esistono, i peccati esistono, e sempre l’ultima parola non l’ha la debolezza, l’ultima parola non l’ha il peccato: l’ultima parola l’ha la misericordia!”.  Al giornalista americano che gli ha posto la domanda sul gender e sull’omosessualità papa Francesco ha risposto: “Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: ‘Vattene via perché sei omosessuale! – ma altra cosa è – quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza – che al mondo –  c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo ‘colonizzazioni ideologiche’”.

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